RETE CIVICA DEL COMUNE DI REGGIO EMILIA
; Archivio film Rosebud; ; Archivio film Rosebud
Torna alla Home
Mappa del sito Cerca in Navig@RE 

 > Aree tematiche > Cultura e spettacolo > Archivio film Rosebud > Elenco per titolo > 

Fiume rosso (Il) - Red river


Regia:Hawks Howard

Cast e credits:
Soggetto: Borden Chase; sceneggiatura: Borden Chase e Charles Schnee; fotografia: Russell Harlan; musiche: Dimitri Tiomkin; montaggio: Christian Niby; interpreti: John Wayne (Thomas Dunson), Montgomery Clift (Matthew Garth), Joanne Dru (Tess Millay), Walter Brennan (Groot Nadine), Coleen Gray (Fen), John Ireland (Cherry Valence), Noah Berry jr. (Buster), Harry Carey, Hank Worden (Sims), Ivan Parry (Bunk Kennally), Hal Taliaferro (Old Leather), Paul Fierro (Fernandez), Ray Hyke (Walt Jergens), Billy Self (Sutter), Don White (Laredo), Shelley Winters (una ragazza della carovana); produttore: Howard Hawks per la Monterey Productions; distribuzione: United Artists; durata: 125'.

Trama:
Un cowboy, Tom Dunson, lascia una carovana e assieme a un vecchio amico decide di diventare allevatore. Un giovane orfano, Matthew Garth, diventerà il suo figlioccio. Passano quindici anni e Dunson è diventato un ricco allevatore. Tra lui e il giovane Matthew c'è grande accordo. Ma Dunson si è trasformato. È duro e spietato con chi osa contrastarlo. Matthew lo affronta, lo disarma e lo abbandona al suo destino. Sarà il giovane a condurre una mandria di 8000 capi, ma senza l'intenzione di privare Dunson della sua proprietà. Dopo una lunga marcia Matthew giunge ad Abilene e vende la mandria a un ottimo prezzo. Nel frattempo giunge Dunson, che lo ha seguito con l'intenzione di vendicarsi. Ingaggiano un violento corpo a corpo, interrotto dall'intervento di Tess, la ragazza di Matthew. Sarà lei a far comprendere ai due uomini che l'affetto che li lega è ancora forte. Ora l'azienda di Dunson recherà anche il marchio di Matthew.

Critica (1):Quando si cimenta per la prima volta con il western, ne Il fiume rosso, Hawks si libera subito energicamente dalle pastoie retoriche del genere. Le sequenze iniziali sono emblematiche, Toni Dunson abbandona la carovana, che dopo poco subisce l'attacco indiano. Sono due luoghi deputati della tradizione western, che il regista lascia per non riprenderli mai più. E se nel film come nel successivo Il grande cielo, resiste ancora il grande motivo del Viaggio (come Rio Lobo si reggerà su quello della Vendetta), la realizzazione é tale da contraddire e negare il senso convenzionale della permanenza. Gli stessi Rio Bravo ed El Dorado - pur riprendendo all'inizio il motivo dei Pochi a difesa della Legge in un consorzio civile refrattario od ostile, ma dipingendoli uniti, solidali e allegri (in polemica contrapposizione allo Zinnemann di Mezzogiorno di fuoco e al Daves di Quel treno per Yuma: Hawks l'ha ammesso) - si svilupperanno lungo un itinerario imprevedibile. La variante "militare" é appena l'antefatto ne Il fiume rosso, e la zona di partenza in Rio Lobo. Il motivo della presenza indiana, subito lasciato cadere nel primo, riemerge solo ne Il grande cielo, e con forte connotazione positiva: Hawks non é mai, nella sostanza, antindiano. L'esame del film rivela anche qui la singolarità del mondo hawksiano, del suo incessante trasformare il luogo comune. Al centro cronologico esatto della carriera Il fiume rosso (Red River, '48) rappresenta un grande monolite epico, che ha con gli altri film, compresi i western, relazioni abbastanza scarse. Certo, i temi tipici dell'autore si scorgono in trasparenza con la chiarezza consueta, ma l'ironia dolce e nostalgica, talora rattenuta e trasognata, evidente nei film successivi d'analoga ambientazione, quasi non esiste. Hawks sapeva bene cosa volere dal suo esordio western: ne ha parlato con la semplicità di sempre ma lasciando, una volta tanto, da parte la consueta (simulata, forse) modestia: "Quando feci Il fiume rosso, pensai si potesse realizzare un western adulto, per grandi, e non uno dei soliti cowboys... E da quel momento si misero tutti a fare western "intelligenti" (Cahiers n. 56,1956). In effetti ben pochi film del genere si possono accostare a questo. Curioso, i western di Hawks hanno spesso, nel titolo originale, nomi di fiume. Quando ciò non accade, il fiume é presente fino a diventare il teatro incomparabile dell'intera azione (é il caso de Il grande cielo). Ne Il fiume rosso, la lunga sequenza del temuto guado (quella mostrata da Luchino Visconti in Bellissima) riassume in sé tutti gli elementi dell'epicità dell'opera: l'incombere del rischio, la necessità di procedere ad ogni costo nel viaggio, il rinnovarsi continuo dei culmini di tensione rispetto alle intermittenti pause di tensione e di ripensamento. La sceneggiatura di Borden Chase, la fotografia di Russell Harlan e le musiche di Dimitri Tiomkin (autore fondamentale nella evoluzione del cinema americano, musicista ancora tutto da studiare) costituiscono i pilastri portanti dell'opera. Dunson é un personaggio hawksiano per eccellenza, nel bene e nel male. Soprattutto nel male: é tra i più "negativi" del suo mondo, perché (a differenza degli aviatori o dei piloti che causavano la morte di qualcuno, ma si riscattavano) non ha esitazioni. Il suo abbandono della carovana conduce alla morte della sua donna, ma Tom non se ne mostra pentito. Tenta, è vero, indirettamente di "discolparsi" attraverso l'educazione di Matthew. Ma divenuto Matthew adulto, il comportamento di Tom non cambia. Il lungo viaggio per via di terra (complementare e parallelo a quello fluviale de Il grande cielo) é il banco di prova dei partecipanti, nessuno escluso, a cominciare dai due protagonisti. Hawks lo rivela fin dall'inizio, personaggio per personaggio, con una successione rapida di primi piani, che compone un brano di montaggio da antologia "citato" da Bogdanovich nel suo L'ultimo spettacolo, con la voce di Wayne che invita Clift: "Portali nel Missouri, Matt! ". È vero che il tema de Il fiume rosso rientra per larga parte nella tradizione ma é altrettanto vero che sarebbe difficile indicare un film che possa, per stile e livello, stargli accanto. L'unico sarebbe forse l'ottimo Donne verso l'ignoto (Westward to Women,'51) di William Wellman, che dedicò all'allora recentissima fatica del collega un "montaggio" esplicito, rifacendo pari pari quella sequenza, con una piccola variante: Jim Withman chiede alla guida Bill (Robert Taylor) di portare le donne "nella sua valle", anziché le mandrie nel Missouri. Ma il "materiale plastico" (come si sarebbe detto ai tempi in cui i due film uscirono) e la sintassi sono assolutamente identici. Anche in Wellman la strage nella carovana é da attribuire alla responsabilità di Bill, che si è allontanato dal convoglio per inseguire la prostituta francese ribelle (e nel frattempo Withman sarà ucciso); così come la colpa per l'alluvione che mette in serio pericolo le viaggiatrici (e Bill é nel carro, ubriaco). Un altro omaggio rendeva Wellman: il comportamento di Taylor verso gli uomini della scorta (che provocherà la fuga di otto di loro con altrettante donne) ricorda da vicino quello di Wayne. Ma é soprattutto il registro tonale che accosta i due film, entrambi giocati su una scansione scabra, una "materialità" visiva, un'oggettività antipsicologistica di eccezionale rilievo. Ne Il fiume rosso, le morti sono rare, e limitate alla parte introduttiva. L'enorme carica d'odio che si sprigiona tra i protagonisti non culmina - nonostante un formidabile climax (i contendenti avanzano in campo-controcampo alternato fino a fronteggiarsi) - nella morte di uno di essi. "Detesto uccidere la gente senza motivo. L'ho fatto ne La squadriglia dell'aurora ma, terminato il film, mi sono reso conto a qual punto avessi rovinato tutto e non voglio ricominciare questo genere di fantasia", ha spiegato Hawks a Bogdanovich (Cahiers n. 139, 1963). Ma la tragedia é presente di continuo, a cominciare dalla morte della ragazza, quantunque l'autore non rifugga, nemmeno qui, da varianti di opposto segno (le dispute esilaranti tra Brennan e l'indiano cui ha vinto la dentiera, che anticipano i successivi irresistibili personaggi senili).
Nuccio Lodato Howard Hawks IL CASTORO CINEMA, La Nuova Italia, 1977

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
Valid HTML 4.01! Valid CSS! Level A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0 data ultima modifica: 10/17/2014
Il simbolo Sito esterno al web comunale indica che il link è esterno al web comunale