All’armi siam fascisti!
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Regia: | Del Fra Lino, Mangini Cecilia, Miccichè Lino |
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Cast e credits: |
Soggetto: Lino Del Fra, Cecilia Mangini, Lino Miccichè; sceneggiatura: Lino Del Fra, Giuseppe Ferrara, Cecilia Mangini, Lino Miccichè; testo: Franco Fortini; musica: Egisto Macchi; montaggio: Giorgio Urschitz; voce: Giancarlo Sbragia, Emilio, Cigoli, Nando Gazzolo; produzione: Universale Film;distribuzione:Minerva Pictures; origine: Italia, 1961; durata: 112'. |
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Trama: | È l’opera più organica e significativa realizzata sul fascismo, nell’ambito documentaristico, che ricostruisce, con evidente ma utile visione particolare, gli eventi che diedero all'Italia il ventennio fascista, in un montaggio che connette cause e effetti, dall'appoggio del capitalismo agrario e industriale alle connivenze degli Stati esteri. Il commento con voce off è di Franco Fortini. |
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Critica (1): | All’armi, siam fascisti! non si limita ad essere un film più o meno genericamente antifascista, come gli altri, di repertorio e non, che lo hanno preceduto. Esso è, finalmente, un film di tendenza sul fascismo vogliamo dire un film che parla del fascismo, ne rintraccia gli antefatti, le malefatte e le conseguenze e lo giudica storicamente, dal punto di vista del l’ideologia della classe operaia [...] La capacità di sintesi, l’eloquenza delle immagini, l’energia del commento parlato e la potenza di quello musicale (anche se in questi ultimi vanno riscontrare, qua e là, le sole amplificazioni retoriche del film), fanno di All’armi, siam fascisti! uno spettacolo di eccezionale suggestione e di grande efficacia educativa. Se dovessimo scegliere, fra le tante, le sequenze più creative, indicheremmo la similitudine, a distanza, creative, indicheremmo la similitudine, a distanza, tra il trionfo della rivoluzione d’ottobre e la travolgente controffensiva sovietica nella II Guerra Mondiale, e l’acuto montaggio ravvicinato tra le delizie montane di Hitler e del suo entourage e le orride immagini dei massacri.
Ugo Casiraghi, L’Unità, 3/5/1962 |
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Critica (2): | In All’armi, siam fascisti! (...) non mancano accenti e inflessioni di un moralismo di volta in volta aspro o sgomento; ma la linea generale delle immagini e delle parole procede in una direzione precisa: se i fotogrammi ingialliti di un filmluce il quale mostra Mussolini e il senatore Agnelli che fraternizzano alla Fiat Lingotto si accendono dell’evidenza accecante di una verità che torna a farsi vivida e irrefutabile, il commento impietoso di Fortini scandisce la topografia dei luoghi dove siedono maestri e mandanti, “negli uffici studi delle banche, nelle poltrone dei consigli d’amministrazione (...); sulle cattedre universitarie, nell’Accademia Berlinese delle Scienze o nell’Accademia d’Italia”.
(...) Con tutti i suoi limiti, il film era uno dei pochissimi che sapesse riprendere, a venticinque anni di distanza, l’invito rivolto da Bertolt Brecht nel giugno 1935 agli scrittori europei, riuniti al Palais de la Mutualitè di Parigi, nel primo congresso internazionale per la difesa della cultura: l’invito a non fermarsi alla denuncia e al ripudio della barbarie ma a pensare alla radice del male e a parlare dei rapporti di proprietà che rendono necessaria quella barbarie.
Adelio Ferrero, Come si documenta un crimine, Bologna, Patron, 1975 |
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Critica (3): | All’armi, siam fascisti è un lungometraggio che segnò una svolta nel panorama del cinema italiano sotto il profilo del film di analisi storica. Sia le immagini articolate dal montaggio che il commento di Franco Fortini sono finalizzati a un’analisi critica della presa di potere da parte del fascismo, del consolidamento del regime, della guerra, della residenza e degli anni del centrismo. Il fascismo è visto come veicolo dello sviluppo capitalistico, nelle forme della dittatura borghese durante il ventennio e poi, nell’Italia repubblicana come componente dello Stato, che alterna la repressione a una politica indirizzata al consumismo e a un boom economico squilibrato e precario. Avversato dalla burocrazia, oggetto di animate discussioni all’interno delle stesse forze della sinistra, il film rimane tutt’oggi un testo di grande interesse: anche perché vengono respinte tentazioni di obiettività per proporre allo spettatore una interpretazione della storia apertamente e dichiaratamente di tendenza.
da L’ultimo schermo, Bari, Dedalo Edizioni |
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Critica (4): | |
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