Te lo leggo negli occhi
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Regia: | Santella Valia |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Heidrun Schleef, Valia Santella; fotografia: Tommaso Borgstrom; musiche: Paolo Fresu; montaggio: Clelio Benevento; interpreti: Ernesto Mahieux (Mico), Stefania Sandrelli (Margherita), Camilla Di Nicola (Lucia), Teresa Saponangelo (Chiara), Luigi Maria Burruano; (Carlo); produzione: Nanni Moretti, Angelo Bargello per Sacher Film; distribuzione: Sacher Distribuzione; origine: Italia, 2004; durata: 82'. |
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Trama: | La storia di tre donne, tre generazioni che si allontanano e si riavvicinano, divise fra Roma e Napoli. Donna vulcanica e imprevedibile, Margherita è una cantante costretta ad affrontare una crisi personale e professionale, causata da un serio problema alle corde vocali. Chiara, sua figlia, ha abbandonato le proprie radici, vive a Roma e fa la logopedista. II rapporto con sua madre si è costruito soprattutto sulle opposizioni e gli allontanamenti. Un ponte fra loro due è costituito da Lucia, la figlia di Chiara. La bambina vive il rapporto con la nonna come una ventata di libertà. E Margherita, attraverso la nipote, riesce a essere la madre che non è riuscita a essere per Chiara. |
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Critica (1): | Prodotto dalla Sacher Film di Nanni Moretti (che appare in una comparsata) ed Angelo Barbagallo, Te lo leggo negli occhi – presentato nella Sezione “Orizzonti” della 61° Mostra del Cinema di Venezia – è un film delicato che racconta la storia di Chiara (Teresa Saponangelo) stretta tra il ruolo di madre premurosa di Lucia, una bambina dalla salute delicata, ed il ruolo di figlia di Margherita (Stefania Sandrelli) una famosa cantante ormai sulla via del declino, afflitta da una malattia che ne mina la carriera.
Valia Santella – trentanovenne regista napoletana qui al suo primo lungometraggio – gira le vicende che si narrano con una mano garbata e discreta. È un cinema sottovoce ma che arriva al cuore, perché è il cinema della quotidianità, fatto di piccole vicende dove all’azione sfrenata si sostituisce una carrellata su una Napoli invernale punteggiata dagli ombrelli multicolori, dove al posto di un dialogo altisonante può anche starci il delicato inconsapevole sorriso della protagonista capace di sguardi miti quanto di improvvisi scoppi di ira (il passaggio dall’italiano al dialetto risulta, in questo caso, un efficace e realistico espediente). Chiara, la protagonista – il cui personaggio ricorda molto alcuni personaggi dei film di Moretti (dediti ad aiutare gli altri, ma incapaci di farlo) – è una logopedista, professione votata, per l’appunto, ad aiutare il prossimo. Nel suo tentativo di riconciliazione con un madre così invadente troverà la giusta via per arrivare alla figlia Lucia, smarrita da una situazione famigliare al dir poco confusa.
La Santella – autrice della sceneggiatura unitamente a Heidrun Schleef – ha anche il pregio di non scadere nel melodramma che – ad esempio – il personaggio scontato della cantante sulla via del tramonto avrebbe potuto comportate. Anzi, una Sandrelli misurata – grazie anche all’equilibrata cifra stilistica della regista – disegna il suo personaggio con una vena malinconica adeguata. Dobbiamo notare, però, che l’attrice, dato il personaggio che interpreta, si cimenta in un paio di canzoni con risultati discreti... ma accostarla ad una cantate di fama ci è sembrato un po’ forzato... Tra gli interpreti, oltre a Luigi Maria Burruano ed Ernesto Mayeux ci è piaciuto rivedere Mariano Rigillo, un attore, a nostro parere, che meriterebbe maggior visibilità.
Daniele Sesti, FilmUP |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Valia Santella |
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