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Alfredo Alfredo


Regia:Germi Pietro

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Leo Benvenuti, Pietro De Bernardi, Tullio Pinelli, Pietro Germi; scenografia: Carlo Egidi; fotografia (Technicolor): Ajace Parolin; musica: Carlo Rustichelli; interpreti: Dustin Hoffman (Alfredo Sbisà), Stefania Sandrelli (Mariarosa Cavaroni in Sbisà), Carla Gravina (Carolina Betti), Clara Colosimo (madre di Carolina), Daniele Patella (padre di Carolina), Saro Urzì (padre di Mariarosa), Danika la Loggia (madre di Mariarosa), Duilio Del Prete (Oreste), Luigi Baghetti (padre di Alfredo); produzione: Pietro Germi per RPA Rizzoli Film/Francoriz Productions; origine: Italia, 1972; durata: 110

Trama:Alfredo Sbisà, timido impiegato di banca, è innamorato di una graziosa farmacista, Mariarosa. Grazie all'intraprendenza di un amico, riesce a fidanzarsi e poi a sposarsi con la ragazza. Mariarosa, si rivela molto possessiva, tanto che Alfredo perde l'amico, il padre, la disponibilità di sé e costretto anche ad un "tour de force" sessuale poiché Mariarosa vuole un figlio. Quando la moglie resta incinta, Alfredo viene spedito a dormire in cantina riottenendo la sua libertà. Durante una delle sue peregrinazioni notturne incontra Carolina, ragazza simpatica disposta ad amarlo senza vincoli e i due diventano amanti, ed è da lei che si rifugia quando, rivelatasi la gravidanza di Mariarosa frutto d'isteria, gli si prospetta l'idea di ripiombare nell'inferno di prima. Divenuto sostenitore della causa divorzista, quando questa trionfa, scioglie anche legalmente il suo matrimonio. E' di nuovo libero ma si fa avanti Carolina, ora incautamente sollecitata a sposarlo: Alfredo si trova di nuovo impigliato nei lacci matrimoniali.

Critica (1):Alfredo Alfredo è un'altra ricognizione nel mondo piccolo-borghese in cui il regista aveva mostrato di sapersi muovere con la sicurezza che gli derivava da una lunga esperienza di vita. Il protagonista è il tipico giovane appartenente ad una famiglia del ceto impiegatizio, destinato anch'egli ad una grigia routine, nonostante una laurea in architettura, raggiunta con ben altre ambizioni, vanificate poi al contatto con la realtà. Del piccolo-borghese Alfredo riassume il proverbiale tipo: impegno a restare scapolo fino al classico colpo di fulmine e nel frattempo a spassarsela, lasciando che il caso governi la sua vita e l'esito di avventure sentimentali intraprese spesso senza convinzione ("meglio che sia andata a finire così" è la frase con cui suggella ogni volta un legame che era sul punto di tramutarsi in matrimonio). La sua apparente sicurezza e l'inconfessato cinismo sono tuttavia l'altra faccia di quella vulnerabilità su cui fa leva l'astuzia femminile, come quella della moglie da cui, all'inizio del film, lo vediamo divorziare. L'avventura di Alfredo nasce nella maniera più normale: la casuale conoscenza di Mariarosa, commessa di farmacia, i pedinamenti per le strade della città, i timidi approcci. Sarà però Oreste, l'amico più vicino, a fargliela conoscere davvero. Oreste è l'esatto contrario di Alfredo: tanto è introverso e un tantino timido questo, quanto quello è estroverso e decisamente votato al successo con le donne. Una volta stabiliti i contatti, ha inizio l'attacco frontale di Mariarosa che non avrà soste se non col divorzio: questa è infatti della razza delle "api regine", la cui forza onnivora Marco Ferreri aveva sottolineato in uno dei suoi film migliori. Germi, sia pure in chiave diversa, ne offre una variazione. L'iniziativa della relazione che sfocia poi nel matrimonio viene praticamente presa dalla donna che ne assume le redini procedendo ad un'opera di accerchiamento che l'infatuazione di Alfredo non può valutare in tutta la sua latente pericolosità, di cui sono indizio alcuni episodi ora comici ora un po' meno: si pensi a quella singolare caccia al tesoro cui Mariarosa sottopone il povero Alfredo durante una sua assenza, consistente in una sapiente serie di ricerche di messaggi nascosti nei luoghi più impensati, conclusa nel momento in cui l'autrice della beffa sta scendendo dal treno che la riconduce nella sua città, di fronte agli occhi sbalorditi di Alfredo, che ha così terminato la sua assurda maratona; o si pensi ancora al litigio durante una visita della ragazza al futuro suocero, causata dalla debole convinzione con cui il protagonista le dichiara il suo amore e concluso col tentativo di suicidio di Mariarosa. Piccole ma minacciose avvisaglie di un legame avviato sui binari del rituale prematrimoniale. Mariarosa vive nell'eccesso, sincero e simulato che sia: i rapporti sessuali sono accompagnati da urla disumane, il suo amore per Alfredo non tollera "mezzadrie" di sorta, perfino con l'amico Oreste. E, come un'ape regina, non è contenta se non quando resta incinta: le iniziale difficoltà sono curate da un ginecologo, che impartisce ai due sposi alcune raccomandazioni sulle ore più favorevoli per la fecondazione. Naturalmente il povero Alfredo è sottoposto a prestazioni eccezionali che, mettendolo un po' fuori gioco, lo costringono ad un periodo di riposo in campagna; ma al ritorno la lieta notizia lo ripaga delle fatiche sostenute: ora, al contrario, dovrà stare lontano dalla moglie per permetterle una tranquilla gravidanza. Questa astinenza forse non del tutto sgradita concede al giovane una libertà insperata: piccole fughe serali con gli amici lo riconciliano con la vita e col mondo. Ma il cerchio sta per chiudersi: durante una delle sortite e grazie ancora una volta ad Oreste, Alfredo conosce Carolina, una ragazza esuberante e sincera, materna senza essere oppressiva. Esattamente ciò che potrebbe ripagarlo delle delusioni, se l'analogia dei modi di approccio con le due donne - sarcasticamente sottolineate da Germi - non inducessero a pensare che in fondo egli è destinato a ricadere negli stessi errori.
Carolina lo accoglie in casa, gli lascia libertà e non pretende molto in cambio. Un nuovo orizzonte si schiude per il protagonista che, sollecitato dal suo caso personale, diventa il fautore di un movimento a favore del divorzio: chiederà così la mano di Carolina, che con armi più sapienti ha saputo intrappolarlo. A questo punto la conclusione del lungo flash-back in cui si risolve per intero il film introduce ad un breve epilogo che rimette tutto in questione: uscendo dallo studio del giudice, Alfredo individua la nuova vittima di Mariarosa nell'amico Oreste. Non c'è scampo per l'uomo, anche il più astuto, vittima predestinata dell'opprimente matriarcato, si esprima questo nella rozza prepotenza di Mariarosa o nella tollerante indulgenza di Carolina. Quando Alfredo sta per pronunziare il suo secondo "sì" ha un improvviso sussulto; avverte oscuramente di inoltrarsi in un campo minato, si accorge di star ripetendo l'errore di sempre e si chiede se il passo compiuto non sia un'altra sconfitta. Ma è troppo tardi: il desiderio di fuggire è presto soffocato ed egli resta inchiodato dinanzi all'altare con un gesto esattamente opposto a quello che Dustin Hoffman aveva compiuto qualche anno prima in un film sintomatico come Il laureato (The graduate, 1969) di Mike Nichols. Il divorzio, senza ulteriori specificazioni questa volta, sancisce il destino dell'uomo, che si ripete monotonamente e senza uno spiraglio. Il rientro nell'alveo familiare, che Germi aveva celebrato come uno dei capisaldi della sua morale, si traduce ora in una resa senza condizioni, in una capitolazione. Non v'è alcuna garanzia che il nuovo matrimonio di Alfredo sia destinato a migliore esito.
Vito Attolini, Il cinema di Pietro Germi, Elle Edizioni, 1986

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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