Dove bisogna stare
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Regia: | Gaglianone Daniele, Collizzolli Stefano |
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Cast e credits: |
Soggetto e sceneggiatura: Daniele Gaglianone, Stefano Collizzolli; fotografia: Matteo Calore; musiche: Evandro Fornasier, Massimo Miride, Walter Magri, Giorgio Ferrero, Rodolfo Mongitore; montaggio: Enrico Giovannone; suono: Gianluca Tamai, Stefano Collizzolli, Vito Martinelli; interpreti: Jessica Cosenza, Lorena Fornasier, Georgia Borderi, Elena Pozzallo, Andrea Franchi, Jahanzeb Momand, Marina Escosso, Elena Silvia Massara, Monica Gagliardi, Davide Rostan, Renato Sibille, Drammeh Musa, Marilù Sansica; produzione: Stefano Collizzolli, Andrea Segre per Zalab Film, in collaborazione con Annamaria Catricalà e Fabio Mancini per Rai3-Doc3; distribuzione: Zalab Film; origine: Italia, 2018; durata: 98'. |
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Trama: | Georgia, ventiseienne, faceva la segretaria. Un giorno stava andando a comprarsi le scarpe; ha trovato di fronte alla stazione della sua città, Como, un accampamento improvvisato con un centinaio di migranti: era la frontiera svizzera che si era chiusa. Ha pensato di fermarsi a dare una mano. Poi ha pensato di spendere una settimana delle sue ferie per dare una mano un po' più sostanziosa. E' ancora lì. Lorena, una psicoterapeuta in pensione a Pordenone; Elena, che lavora a Bussoleno e vive ad Oulx, fra i monti dell'alta Valsusa, e Jessica, studentessa a Cosenza, sono persone molto diverse; sono di età differenti, e vengono da mondi differenti. A tutte però è successo quello che è successo a Georgia: si sono trovate di fronte, concretamente, una situazione di marginalità, di esclusione, di caos, e non si sono voltate dall'altra parte. Sono rimaste lì, dove sentivano che bisognava stare. |
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Critica (1): | Rovesciano lo specchio e raccontano una storia di immigrazione in cui gli immigrati fanno quasi da sfondo, Daniele Gaglianone e Stefano Collizzolli, nel loro documentario Dove bisogna stare, distribuito da ZaLab e nato col supporto di Medici senza frontiere.
Veri protagonisti della loro indagine sono, infatti, non tanto coloro che giunti nel nostro Paese richiedono un aiuto, quanto piuttosto coloro che sono disposti ad offrirglielo. Persone comuni, che, per dirlo con le loro stesse parole, «fanno politica senza sapere di farla», che danno ciò che possono, lottano per i propri ideali e rispondono attivamente a un problema, perché incapaci di voltare semplicemente lo sguardo da un’altra parte.
Protagonisti che sono in realtà tutte donne – Giorgia di Como; Lorena di Pordenone; Elena della Val di Susa; Jessica di Cosenza – i cui nomi compaiono nero su bianco, all’inizio del film, come punti cardinali su una carta dell’Italia. Donne moderne, al passo coi tempi, esempi di forza e determinazione, punti cardinali anche nell’ideologia, che Gaglianone e Collizzolli seguono nelle loro attività, ascoltano nel loro raccontarsi, spalleggiano nella loro presa di posizione.
Non è uno sguardo oggettivo e distaccato, quello dei registi, i quali, come il titolo suggerisce, scelgono da che parte stare, così come le loro eroine, prima di loro stessi, hanno scelto di essere dove era necessario essere. Ritornando sui suoi passi, insomma, Gaglianone si approccia nuovamente al tema dell’integrazione già indagato nel film fiction La mia classe, ma lo fa con lo sguardo e la consapevolezza nuovi, acquisiti in lavori come il precedente Qui, di cui, per altro, corregge il tiro, riducendo il numero di voci presentate e consentendo loro maggior spazio espressivo, con il risultato di una maggiore profondità individuale.
Ecco quindi che in Dove bisogna stare, Giorgia, Lorena, Elena e Jessica oltre ad agire, possono ricordare, rivelare le proprie radici familiari, il proprio passato e vissuto. Per farlo, Gaglianone e Collizzolli si servono di una commistione di stili di ripresa, dal filmato amatoriale, al frame di repertorio giornalistico, senza timore di sporcare l’immagine, così come non hanno timore nello “sporcarsi le mani”. Seguono le loro quattro protagoniste, stando loro a fianco mentre, ingioiellate, si arrampicano su inferriate, alzano la voce per imporre le regole, si informano sulla vita di chi hanno di fronte, camminano nella neve per chilometri, fino a fare dei problemi dell’immigrato, i loro stessi problemi, come dimostra, una su tutte, Jessica con le difficoltà linguistiche e culturali in cui incappa stando a contatto con persone di diversa provenienza.
Anni di presenza attiva che, come dichiarano le stesse donne in una delle scene finali del film, con un interessante sfumare di parole e volti dell’una sull’altra, comporta, come risultato, «non essere né di qua né di là»: non più nella vita di un tempo, non abbastanza per comprendere il vissuto di chi fugge dal suo Paese. Sono loro, ora, a fianco degli immigrati, a sentirsi fuori posto, per aver scelto di stare dove bisogna stare.
Katia Dell’Eva, cineforum.it, 18/1/2019 |
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