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Vendicami - Vengeance


Regia:To Johnnie

Cast e credits:
Sceneggiatura: Wai Ka-Fai; fotografia: Cheng Siu-keung; musiche: Lo Tayu; montaggio: David M. Richardson; scenografia: Silver Cheung; costumi: Stanley Cheung; interpreti: Johnny Hallyday (Costello), Sylvie Testud (Irene Thompson), SimonYam (George Fung), Lam Suet (Lok), Lam Ka Tung (Chu), Maggie Siu (Ispettore Ong), Felix Wong (Python), Vincent Sze (Sig. Thompson), Cheung Siu-Fai (Wolf), Yuk Ng Sau (Crow); produzione: Johnnie To e Wai Ka-Fai per Arp Sélection-Milkyway Image-Media Asia; distribuzione: Fandango; origine: Hong Kong-Francia, 2009; durata: 2009.

Trama:Una donna, un uomo, due bambini. Lei di origine francese, lui cinese. All’improvviso la morte che entra in casa per mano di sicari che compiono una strage. Solo la donna si salva. Suo padre, Costello, raggiunge l’Estremo Oriente con un proposito preciso: vendicare la morte del genero e dei nipoti. Per farlo ingaggia tre killer che ha scoperto in azione mentre eliminavano l’amante infedele di un boss della malavita.. Con il loro aiuto cercherà di portare a compimento la missione che si è prefisso.

Critica (1):Basta il titolo, Vendetta, bastano il nome e la provenienza del regista, Johnnie To da Hong Kong, per aspettarsi triadi ferocissime che si riempiono di buchi sanguinolenti. Però questa volta l'eroe non é cinese pur avendo gli occhi all'insù: è nientemeno che Johnny Hallyday, nume francese del rock, attualmente in giro a cantare con quella che lui ha definito la sua ultima tournée, per dedicarsi definitivamente al cinema. Un bel problema, perché non si riesce a immaginarlo che come gangster, o serial killer, o come qui, ex-assassino diventato cuoco in Francia, che arriva a Macao per far fuori chi ha sterminato la famiglia di sua figlia, il marito cinese e i figlioletti cinofrancesi.
Il prolifico regista cinese, che da anni è invitato ai festival,(...) voleva Alain Delon, ma a 74 anni l'attore che ancora rimpiange la sua perduta bellezza, ha rinunciato. Chissà chi sarà mai questo Hallyday, si è chiesto To quando glielo hanno proposto: però quando l'ha visto è impazzito dall'ammirazione, pretendendo tuttavia qualche modifica. Via il giubbotto nero di pelle, via il crocefisso al collo con un Gesù che suona la chitarra. Su un corto impermeabile nero, un borsalino nero in testa, occhiali neri riflettenti, una vecchia Magnum in una mano e una Mad Max nell'altra, il resto lo ha fatto Johnny stesso: 66 anni atletici, baffi e pizzo rossiccio, la faccia una ragnatela di rughe e borse impressionante nei primi piani, un fantastico sguardo inespressivo quindi ottimo per rappresentare malinconia, una voce profonda che più virile e criminosa non si può. E sulla quale c'è stato un piccolo contenzioso (a gesti, perché uno non parla il cinese e l'altro solo il cinese) tra Johnny e Johnnie perché il primo voleva più battute e il secondo trovava i dialoghi noiosi e superflui nel fragore degli spari e nello zampillare del sangue.
Costello (Hallyday) assiste per caso all'assassinio di una coppia nuda che sta facendo l'amore. I tre killer cinesi gli vengono buoni per la sua vendetta, altrimenti impossibile non essendo pratico delle mille luci di Hong Kong. Come fosse un western alla Sergio Leone ma anche la serie di Tom &Jerry, i tre killer suoi amici lo portano dai tre killer che hanno sterminato la famiglia di sua figlia e insieme li sterminano in una bellissimo bosco fiabesco in una notte di luna piena. La moltitudine di killer volonterosi che pullulano nella zona sono più o meno tutti al servizio del ricco George che prima di far ammazzare l'amante adultera la distende sulla tavola imbandita tra terrine di caviale e aragoste, divorandola di baci, sotto lo sguardo impassibile dei camerieri in frac. Poi, sotto una pioggia scrosciante, in una foresta di ombrelli, tra la folla sconosciuta, il povero Costello si perde e perde la memoria: non sa più cosa voglia dire vendetta, e perché debba vendicarsi. To aveva avuto un'idea drammatica: attribuire la smemoratezza all'Alzheimer, poi ne ha capito il cinismo anche per un film di pura fantasia da cartone animato, e ha ripiegato sugli effetti momentanei di una pallottola conficcata da anni nel cervello del padre e nonno disperato. In una Hong Kong spaventosamente in rovina e fetida, muoiono tutti, tranne il pur ferito Costello: «Mi devo vendicare prima di dimenticare» si dice. Vendetta porta a vette sublimi l'infantilismo da videogioco, con momenti di assoluta meraviglia cinematografica, come la battaglia in cui i killer cattivi avanzano nascosti dietro enormi balle di carta straccia che rotolando, assediano i killer buoni, come in tempi di minor trionfo della spazzatura, avanza l'esercito nascosto dietro la foresta semovente nel Macbeth scespiriano.
Natalia Aspesi, La Repubblica, 18/5/2009

Critica (2):Doveva essere Alain Delon, l'indimenticabile Samurai di Melville, invece è Johnny Holliday, impettito idolo, perfetto nel suo sguardo glaciale, il protagonista, semi-imbalsamato, di una commedia d'azione, divertente quando terrificante. Vendetta di Johnnie To (...) si ambienta tra il paradisiaco Macao e l'infernale Hong Kong ed è la versione senza delizioso frame porno, ma più strindberghiana, horror, comunista, ecoballista, umorista e misogina di L'Anticristo. Che, come tutti sanno (...) non è la natura umana, né quella femminile, né quella napoletana, ma la natura poliziesca (serva ottusa, senza se e senza ma, della proprietà privata). (...) Insomma l'ex rocker, sbeffeggiato per il suo conformismo antisessantottino già da Antoine, esibisce una fretta esagerata a far fuori il boss della triade di turno, donnaiolo, geloso e spietato. Nella sezione Cine classics è passato Lontano dal Vietnam. 40 anni fa quel film ci chiedeva come e se l'occidente avrebbe mai risarcito il popolo vietnamita, vittima di una aggressione ripetuta e continuata, tossica e immonda. Johnnie To, con la sottigliezza di un saggio orientale, contribuisce a quel risarcimento facendo la parodia di una carogna francese. In fondo fu Parigi a creare il 'pasticcio vietnamita'.
Roberto Silvestri, Il Manifesto, 19/5/2009

Critica (3):

Critica (4):
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