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DigitaLife


Regia:Raganato Francesco Giuseppe

Cast e credits:
Soggetto: Giovannelli, Manuel Sgarella; sceneggiatura: Francesco Giuseppe Raganato, Marco Giovannelli, Manuel Sgarella; musiche: Vittorio Cosma; montaggio: Diego Zucchetto, Marco Corso; fotografia: Francesco Giuseppe Raganato; suono: Andrea Sartirani; produzione: Varese Web; in collaborazione con Rai Cinema, Fondazione Ente Dello Spettacolo; origine: Italia, 2019; durata: 75’.

Trama: "Digitalife" nasce dall’idea di raccontare come internet e il digitale abbiano cambiato la vita di tutti i giorni. Lo svelano le oltre 50 storie presenti nel docufilm, scelte tra le centinaia raccolte in quasi due anni di lavorazione.
Un racconto collettivo che tocca diversi argomenti: la nascita di internet, la perdita di una persona cara, il mondo del lavoro in evoluzione, la rinascita dopo una crisi, la ricerca di una felicità perduta, la possibilità di socializzare, viaggiare, condividere esperienze ed emozioni. Ma anche il terrorismo, il mondo dell’informazione, il cyberbullismo. Il tutto con una visione di speranza nel futuro.

Critica (1):Digitalife è un film che racconta un mondo fatto di connessioni, condivisioni e vita.
Alla regia di DigitaLife c’è Francesco Giuseppe Raganato che attraverso questo documentario apre una finestra sul mondo della digitalizzazione e, in particolare, sulla relazione tra questo fenomeno e le preesistenti forme lavorative e di comunicazione. Come la digitalizzazione ha cambiato il lavoro? Come l’umanità ha beneficiato delle nuove tecnologie? Quali invece sono stati i risvolti negativi? Questi gli interrogativi che costruiscono la base da cui il film prende le mosse.
L’idea accattivante del documentario consiste nell’affidare la trattazione dell’argomento non a una voce narrante esterna, ma alle testimonianze di quelle persone che hanno vissuto sulla propria pelle le forti trasformazioni prodotte dalla tecnologizzazione negli ultimi due decenni. Per lo più gli intervistati registrano il proprio racconto muniti soltanto del loro telefono cellulare o di una telecamera amatoriale. Questa scelta rende ancora più diretto il rapporto tra lo spettatore e ciò che va in scena. Infatti, grazie all’immediatezza dello stile adottato, la sensazione che si ha non è quella di star guardando un documentario “scolastico”, ma di essere in un dialogo diretto e quasi personale con i protagonisti dei racconti.
La grande varietà di testimonianze proposte non rende il documentario confusionario, al contrario risulta efficace sia nel dare una visione esaustiva di tutte le sfaccettature che costituiscono questo fenomeno, sia nel rendere la narrazione maggiormente intrigante e appassionante. A questo si aggiungono le toccanti vicende intime condivise da alcuni degli intervistati. Vicende che oltre a creare un legame emotivo col pubblico aiutano a mantenere viva l’attenzione e, di conseguenza, l’interesse.
cinemaitaliano.it, 10/1/2019

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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