Tilaï
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Regia: | Ouedraogo Idrissa |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Idrissa Ouedraogo; fotografia. Alix Comte, Dominique Hennequin; montaggio: Luc Barnier; musica: Abdullah Ibrahim; interpreti: Rasmane Ouedragc (Saga), Ina Cisse (Nogma), Roukieto Bang (Kuilga), Assane Ouedraogo (Kougri), Sibidou Sidibe (Poko); produzione: Les Films de l'Avenir/Waka Films-Zurigo/Rhea Films-Parigi; distribuzione: Lucky Red; anno: 1990, colore; durata: 81'. |
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Trama: |
Dopo due anni di assenza Saga torna al suo villaggio e apprende che Nogma, sua fidanzata, è stata costretta a diventare la seconda moglie di suo padre. I due sono ancora innamorati. Per i costumi del villaggio (tilaï = legge) è un incesto. Saga deve morire per mano di uno del villaggio estratto a sorte. Tocca a suo fratello Kougri che lo lascia fuggire con la matrigna. Epilogo tragico.
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Critica (1): | Ad un anno di distanza dall'uscita di Yaaba (La nonna), che aveva aperto La quinzaine des réalisateurs al festival di Cannes per poi conquistare le platee di tutto il mondo, Idrissa Ouedraogo, giovane regista del Burkina Faso, ha presentato in competizione ufficiale il suo terzo lungometraggio, Tilaï. Ed il successo, questa volta, si è trasformato in trionfo con il Gran Premia della giuria. Frutto di una coproduzione del Burkina con diversi partners europei (tra cui il COE di Milano), il film è nuovamente il risultato di una equipe tecnica mista di africani ed europei, con prevalenza di questi ultimi.
Tilaï è un'opera sobria ed essenziale, che narra passioni e trasgressioni antiche come il mondo.
Saga, un uomo ancora giovane, torna dopo anni di assenza al villaggio per scoprire che la sua fidanzata è divenuta la seconda moglie di suo padre, vecchio autoritario che ha dalla sua parte la legge sancita dalla tradizione. Saga non accetta la situazione e si autoemargina in una capanna lontana dal villaggio, dove incontra segretamente Nogma, ancora innamorata di lui, macchiandosi così ad un tempo di adulterio e di incesto. La tresca viene presto scoperta: il padre della ragazza, disonorato, si impicca e il fratello di Saga riceve l'ordine di ucciderlo, poichè il codice dell'onore è più forte di quello dei sentimenti e va al di là anche dei legami familiari. Ma il fratello non si sente di eseguire l'ordine ricevuto ed incita Saga a fuggire, ingiungendogli di non farsi mai più vivo. I due innamorati si riuniscono presso una zia compiacente che abita molto lontano e la vita ricomincia serena: la donna aspetta un bambino, l'amore sembra avere trionfato. Ma ancora per amore la fragile felicità viene spezzata: giunge a Saga la notizia che sua madre sta morendo e allora, dimentico di ogni promessa, egli torna in una corsa folle verso il suo villaggio. Giunge solo in tempo ad incrociare il corteo dei funerali e suo fratello, smascherato, è costretto ad ucciderlo con un colpo alle spalle brutale come il suo dolore.
Il regista, che ha il coraggio di parlare di sentimenti in una cultura che non lascia spazio per esprimere il proprio privato se non con estremo pudore, sembra suggerire che l'individuo non può affermare la sua volontà e i suoi desideri in nome di un istinto personale ed egoistico, perchè più grande è la forza della comunità e delle leggi che la regolano.
L'autore ha ambientato questo nuovo capitolo delle sue fiabe "morali" in un villaggio ancora più arcaico di quello di "Yaaba" e ha ridotto all'essenziale i dialoghi, eliminando ogni dettaglio folkloristico che potesse in qualche modo distrarre o diluire la forza della storia: i protagonisti non mangiano mai e non compiono alcuna delle azioni rituali della quotidianità. Ouedraogo ricorre allo stile dei cantastorie della sua tradizione, dosando sapientemente il ritmo degli avvenimenti e tenendo sospesa l'attenzione del pubblico fino all'ultima inquadratura. La semplicità lineare con la quale si svolge la vicenda non fa che aumentarne il pathos e splendido è il commento musicale del jazzista sudafricano Abdullah Ibrahim e del suo gruppo. Gli attori del film sono quelli di sempre: gente del villaggio che recita sé stessa, in gran parte membri della famiglia "allargata" del regista. L'unico "professionista" è il bravo Rasmane Ouedraogo, presente fin dalla prima opera di Idrissa, mentre sta prepotentemente dimostrando il suo talento la giovanissima Roukietou Barry, già lodatissima protagonista di Yaaba.
Annamaria Gallone, La Rivista del Cinematografo n. 7/8 luglio-agosto 1990 |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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