Gianni e le donne
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Regia: | Di Gregorio Gianni |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Gianni Di Gregorio, Valerio Attanasio; fotografia: Gogò Bianchi; musiche: Ratchev & Carratello; montaggio: Marco Spoletini; scenografia: Susanna Cascella; costumi: Silvia Polidori; interpreti: Gianni Di Gregorio (Gianni), Valeria De Franciscis (madre di Gianni), Alfonso Santagata (Alfonso), Elisabetta Piccolomini (moglie di Gianni), Valeria Cavalli (Valeria), Aylin Prandi (Aylin), Kristina Cepraga (Kristina), Michelangelo Ciminale (Michelangelo), Teresa Di Gregorio (Teresa), Lilia Silvi (Lilia), Gabriella Sborgi (Gabriella), Laura Squizzato, Silvia Squizzato (gemelle); produzione: Bibi Film Tv-Isaria Productions in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia, 2010; durata: 90’. |
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Trama: | Il 60enne Gianni conduce una normale esistenza da baby pensionato, vive con la moglie, la figlia e il fidanzato di quest'ultima, che si è piazzato in casa e ormai lui ama come un figlio. Gianni passa il suo tempo fra commissioni, passeggiate con il cane, faccende domestiche e sua madre, novantenne nobildonna decaduta caparbia e ostinata, che non ne vuol sapere di lasciare la vecchia villa alle porte di Roma, dove vive senza badare a spese e con un via vai di badanti. Poi, un giorno, il mite Gianni scopre attraverso il suo amico Alfonso che per tanti coetanei, così come per tanti uomini in età più avanzata, è normale avere delle storie. Inizierà quindi la sua personale indagine su quale potrebbe essere la possibile candidata per una scappatella... |
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Critica (1): | La prima garanzia di successo-bis è proprio una delle vecchiette, la più clamorosa; quella che nel primo film interpretava già la mamma di Gianni: Valeria Bendoni, una non-attrice di 95 anni che con un po' di tempo a disposizione (gliene auguriamo parecchio) diventerà una diva planetaria, soprattutto se qualche regista saprà andare oltre il ruolo di 'mamma di Gianni' e sfrutterà le sue potenzialità horror. (...) La struttura rapsodica, senza più l'unità di tempo e di luogo – anche lievemente claustrofobica – imposta dal pranzo, permette a Di Gregorio di giocare sul frammento, sulla digressione, sulla coazione a ripetere. Lo fa con maestria, senza annoiare. Anzi, il film è qua e là molto divertente. Nel suo mettersi in scena, Di Gregorio sembra un Woody Allen trasteverino passato attraverso la comicità sospesa, a volte amara, di Nanni Moretti. (...) In realtà 'le donne' del titolo non sono soltanto le belle ragazze che Gianni occhieggia per strada, o la moglie con la quale vive da separato in casa, o l'ex fiamma che rimpiange, o le signore che goffamente corteggia – dalla badante alla cantante lirica che gli preferisce i gorgheggi e, forse, il giovane pianista che l'accompagna. No. 'Le donne' del film sono anche, ad esempio, la madre e la figlia. (...) Gianni e le donne è molto più che un film su Gianni e le sue donne. È il ritratto di una borghesia romana imbranata quanto il suo cantore, e quindi di un'Italia infantile e bloccata, dove la borghesia non è e non è mai stata una classe di governo e di cultura. Gianni e le donne non è un film su Berlusconi, perché ci racconta un uomo assai più umano di Berlusconi. Ma è un film che aiuta a capire perché molti italiani trovino Berlusconi simpatico. Non tanto Gianni, che magari è pure di sinistra, quanto coloro che lo circondano.
Alberto Crespi, L'Unità, 11/2/2011 |
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Critica (2): | Un film sul sesso senza sesso. Una città delle donne amorosamente perimetrata in un fazzoletto di Roma (tetti, scalinate, ponti, terrazze, panchine) compreso fra Trastevere e l'Ara Pacis, Viale Glorioso e piazza Navona. Un esercizio di 'autofiction', genere praticato dal cinema con largo anticipo sulla letteratura, che elabora e dilata il personaggio introdotto da Pranzo di Ferragosto – lo stesso Gianni Di Gregorio, chiamato come tutti nel film col suo vero nome – cambiando sguardo e prospettiva. (...) Qua tutto passa attraverso gli occhi cerchiati e i palpiti un poco sfiatati del sessantenne Gianni Di Gregorio, figlio unico di madre vedova (la sempre spiritosa Valeria Bendoni De Franciscis), una vita che scorre fin troppo quieta fra passeggiate coi cani e commissioni multiple. (...) In pochi tratti una serie di personaggi verissimi e irresistibili, come certe figure di contorno del primo Moretti, che resta il modello più evidente del cinema di Di Gregorio. Anche se naturalmente un conto è fare Ecce Bombo a 25 anni, altro girare a 61 Gianni e le donne. (...) Tanto che questo film privatissimo e crepuscolare diventa quasi suo malgrado il manifesto di uno sguardo sul mondo, le donne, il desiderio, che è l'opposto di quello propinatoci da vent'anni di cattivo cinema e di pessima vita pubblica. Senza moralismi o pulsioni penitenziali, al contrario. (...) Una figura che in qualsiasi altro film italiano sarebbe volgare e compiaciuta, mentre qui ha il divertimento, la malinconia, la blanda ma persistente mitomania che sono al cuore di un rapporto con l'eros molto italiano, da Brancati a Flaiano fino a Fellini e oltre; ripreso qui con un'eleganza e una gentilezza che lasciano sperare in una via alla commedia davvero diversa.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 11/2/2011 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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