Luci del varietà
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Regia: | Fellini Federico |
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Cast e credits: |
Soggetto: Federico Fellini; sceneggiatura: Tullio Pinelli, Ennio Flaiano, Federico Fellini, A. Lattuada; fotografia: Otello Martelli; scenografia e costumi: Aldo Buzzi; musica: Felice Lattuada; montaggio: Mario Bonotti; interpreti: Peppino De Filippo (Checco Dalmonte), Carla Del Poggio (Liliana ‘Lilly’ Antonelli), Giulietta Masina (Melina Amour), Carlo Romano (avvocato La Rosa), Folco Lulli (Adelmo), Gina Mascetti (Valeria Del Sole), Giulio Calì (Edison Will), Checco Durante (l’impresario), Dante Maggio (il cantante), Franca Valeri (la coreografa); produzione: Film Capitolium (Roma); origine: Italia, 1950; durata: 90'. |
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Trama: | Liliana, una bella ragazza di provincia, vuole affermarsi nel mondo dello spettacolo. Fugge di casa e si unisce ad una piccola compagnia d’avanspettacolo; il direttore, Checco, se ne invaghisce e la fa esordire immediatamente. È un esordio fortunato, con tanti applausi, anche perché durante un numero a Liliana scivola un gonnellino... Alcuni giorni dopo la compagnia è invitata a casa di un ricco avvocato di paese, che tenta un approccio notturno con Liliana. Interviene Checco, geloso, e scatena una baraonda al termine della quale tutti i guitti vengono cacciati via. Checco e Liliana lasciano la compagnia alla ricerca di un ingaggio favorevole, ma l’unica offerta a Liliana salta per la gelosia di Checco. Questi allora, con i soldi avuti in prestito dalla sua compagna Melina, anch’essa nella vecchia compagnia, tenta di formarne una nuova con altri artisti. Ma prima dell’esordio Liliana lo abbandona e firma un contratto con un impresario colpito dalla sua avvenenza, e a Checco non resterà che tornare con i vecchi compagni e con Melina, che lo ha perdonato. La compagnia è di nuovo insieme, e sta viaggiando in treno alla ricerca di qualche buona “piazza” quando nel vagone appare una bella ragazza. Checco la nota subito e... la storia ricomincia. |
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Critica (1): | Uno di meriti del film Luci del varietà (di Lattuada e Fellini) ci sembra essere l’indifferenza che gli autori mostrano per quelle soluzioni drammatiche già provate da una lunga consuetudine, il sospetto con cui osservano queste eroine del momento che sono le miss o le aspiranti divette. C’è un breve quadro nel film giusto alla fine, in cui la protagonista, finalmente seminuda sul palcoscenico (come ha sempre sognato) manda baci al pubblico e ringrazia, con le lagrime agli occhi per gli applausi che vanno al suo corpo. È un’apoteosi feroce, che corona tutta una serie di osservazioni sul carattere dei comici, sul loro concetto del successo e dell’arte, e che pongono pertanto questo film (che non manca di difetti) su un piano insolito, al di sopra del genere ameno [...] Più che un film satirico se ne ricava un antiromanzo, dove le precisazioni nette e crude non vengono dalla mania di fare un po’ di realismo a buon mercato, ma sono cercate apposta, per togliere tutte le speranze di una soluzione normale, a lieto fine, e sono ottenute contro i personaggi, che non commuovono mai, presi come sono da un gioco in cui la vanità supera ogni altro sentimento
Ennio Flaiano, Il mondo, a III, n. 18, 5 maggio 1951 |
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Critica (2): | Si trovano qui già tutti i miti di Fellini e si anticipano tutte le sue opere future: la solitudine dei personaggi e il ridicolo della loro condizione ci appaiono in un clima insolito, di cui sono elementi principali il senso dello “spettacolo” e la mobilità. Il barocchismo si dilata nell’atmosfera soffocante, formicolante, esasperata di quel piccolo teatro di provincia dove Clara si esibisce. Il ricevimento della compagnia a casa di un signorotto innamorato di Clara contiene già, in filigrana, i balli di Vitelloni e del Bidone, così come le nozze della Strada. Vi si ritrova anche un procedimento di costruzione drammatica impiegato più tardi negli stessi balli. L’idea consiste nel dissolvere il problema individuale nella frenesia della folla e del movimento, poi nell’isolarlo a poco a poco, fino al punto di riportarlo di nuovo alla sua totale solitudine interiore.
Geneviève Angel, Le chemins de Fellini, Editions du Cerf, Paris, 1956 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Federico Fellini |
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