Welcome - Welcome
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Regia: | Lioret Philippe |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Philippe Lioret, Emmanuel Courcol, Olivier Adam; fotografia: Laurent Dailland; musiche: Nicola Piovani, Wojciech Kilar, Armand Amar; montaggio: Andrea Sedlácková; scenografia: Yves Brover-Rabinovici ; costumi: Fanny Drouin; interpreti: Vincent Lindon (Simon), Firat Ayverdi (Bilal), Audrey Dana (Marion), Derya Ayverdi (Mina), Thierry Godard (Bruno), Selim Akgül (Zoran), Firat Celik (Koban), Murat Subasi (Mirko); produzione: Nord-Ouest Productions-Studio 37-France 3 Cinéma-Mars Films-Fin Août Productions-Canal+-Cinecinema-Artemis Productions-Cofinova 5-Uni Etoile 5-Cinemage 3- Banque Populaire Images 9-Soficinema 4; distribuzione: Bolero Film; origine: Francia., 2009; durata: 110’. |
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Trama: | Il film ha per protagonista il giovane curdo Bilal (Firat Ayverdi), che ha attraversato l'Europa da clandestino nella speranza di raggiungere la sua ragazza, da poco emigrata in Gran Bretagna. Arrivato nel nord della Francia, diventa amico di Simon (Vincent Lindon), un istruttore di nuoto con cui inizia ad allenarsi per un obiettivo apparentemente irrealizzabile: attraversare la Manica a nuoto e ritrovare il proprio amore. Ma il mondo fuori è avverso e inospitale e l'uomo dovrà sfidare le delazioni dei vicini di casa e la legge sull'immigrazione che condanna i cittadini troppo umani e “intraprendenti” col prossimo. |
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Critica (1): | (…) Premiato dal pubblico a Berlino e campione di incassi in Francia, Welcome è un racconto morale che si interroga sul concetto di alterità e in cui è facile riconoscere i canoni dell'attualità. Polemizzando con la legge sull'immigrazione voluta da Sarkozy, che infligge sanzioni severe ai residenti colpevoli di cuore con la straniero, Philippe Lioret mette al centro del suo film l'Altro, un corpo estraneo da sfruttare o da espellere, senza una vera possibilità di integrazione. Come aveva già fatto con Tombés du ciel, film d'esordio del 1994, il regista francese riconferma la sua attenzione per la mercificazione delle vite nel complessivo processo di disumanizzazione dell'Europa contemporanea. Welcome, storia d'amore e di amicizia tra un uomo e un ragazzo, affronta con lirismo la realtà nelle sue manifestazioni più crude, disumane e inaccettabili. La sopraffazione del più debole è analoga a tutte le latitudini, compresa la democratica e “rivoluzionaria” Francia che “ospita” una teoria di convivenze rese difficili dai codici sociali e da paure ingiustificate. La coscienza collettiva è assente o rallentata da egoismi, bassezze e diffidenze, che sono l'humus in cui cresce e prospera l'intolleranza di una comunità verso una minoranza. Il coraggio del singolo, incarnato e interpretato da un intenso e dolente Vincent Lindon, sembra allora essere l'unica speranza contro la violenza delle istituzioni, raccontata non come attrito deflagrante ma come forza di inerzia, attraverso un logorio costante tra i personaggi.
Nella livida immobilità di fondo entrano in contatto e dialogano un uomo e un ragazzo, suggerendo un movimento paterno dell'uno verso l'altro e diminuendo “a bracciate” le distanze tra le parti. Il punto di incontro tra Simon e Bilal è rappresentato dall'acqua, elemento primitivo che innesca autentiche dinamiche relazionali e allo stesso tempo attende e accoglie la risoluzione del dramma. Il giovane curdo, in cerca di una patria e di un amore, è per il francese l'annuncio di una possibilità, la possibilità di ogni essere umano di ritrovare se stesso e l'altro.
Marzia Gandolfi, mymovies |
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Critica (2): | Ci sono film che arrivano nel posto giusto e al momento giusto. Welcome di Philippe Lioret, è uno di questi. Nella Berlino politica e resistente, la sua storia di amori nella Calais invasa da immigrati clandestini di terre lontane e martoriata, è una bordata contro il moralismo benpensante dell'Occidente. Miglior film del festival finora, narra di Bilal che vuole riunirsi alla sua fidanzatina in Inghilterra, dovesse oltrepassare la Manica a nuoto. E il suo istruttore è quel grande attore, la maschera di forza e sensibilità Vincent Lindon. Opera politica, ma anche sentimentale, si costruisce su dettagli ironici, dolci, feroci, dolorosi. L'amore muove il film e i personaggi, eppure è l'odio del pregiudizio e della paura a farsi sentire, a devastare le vite già pericolanti di tutti. Diretto magnificamente (alcune sequenze, dall'inseguimento all'attraversamento in camion, sono bellissime), scritto ancora meglio, interpretato alla perfezione, è impossibile rimanere indifferenti a questo piccolo, intenso affresco socio-emotivo. E ci ricorda che siamo tutti in terre di confine, terre di mezzo che decenni fa percorrevamo noi. Può essere reato vivere nel proprio mondo, sulla Terra?
Boris Sollazzo, Il Sole 24 ore, 9/11/2009 |
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Critica (3): | «Quello che accade oggi a Calais mi ricorda ciò che è accaduto in Francia durante l’occupazione tedesca: aiutare un clandestino, infatti, è come aver nascosto un ebreo nel ’43, vuol dire rischiare il carcere». Con questa dichiarazione, rilasciata a pochi giorni dall’uscita di Welcome in Francia, il regista Philippe Lioret ha scatenato una violenta polemica che ha fatto il giro del mondo e che ha visto scendere in campo il Ministro dell’Immigrazione in persona, Eric Besson, la cui replica definiva inaccettabile il paragone. In una lettera pubblicata da “Le Monde”, Lioret ha confermato la sua posizione: «Non voglio mettere in parallelo la Shoah con le persecuzioni delle quali sono vittime gli immigrati di Calais e i volontari che tentano di aiutarli, bensì i rispettivi meccanismi repressivi che stranamente si assomigliano».
Al centro della questione, infatti, oltre la situazione sconcertante della cosiddetta “giungla” di Calais, c’è l’articolo L622/1 della legge sull’immigrazione voluta da Sarkozy, quello che punisce i cittadini francesi che aiutano i clandestini con cinque anni di reclusione. Tra le conseguenze paradossali di tale articolo c’è stata anche la messa sotto inchiesta dell’organizzazione umanitaria Emmaüs, fondata dall’abbé Pierre, o fatti di cronaca come quello di una casalinga di 59 anni trattenuta e interrogata dalla polizia per 9 ore per aver ricaricato il cellulare ad alcuni immigrati irregolari. «Spero che le cose cambino in Francia», dice Vincent Lindon.
«Non ho mai fatto un film per ragioni politiche, ma se questa legge cambiasse anche grazie a Welcome sarebbe davvero un motivo d’orgoglio»
(dichiarazione del regista, dal pressbook del film) |
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Critica (4): | |
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