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Cuori puri


Regia:De Paolis Roberto

Cast e credits:
Soggetto: Luca Infascelli, Carlo Salsa, Roberto De Paolis; sceneggiatura: Luca Infascelli, Carlo Salsa, Greta Scicchitano, Roberto De Paolis; fotografia: Claudio Cofrancesco; musiche: Emanuele De Raymondi; montaggio: Paola Freddi; scenografia: Rachele Meliadò; costumi: Loredana Buscemi; suono: Angelo Bonanni; interpreti: Selene Caramazza (Agnese), Simone Liberati (Stefano), Barbora Bobulova (Marta), Stefano Fresi (Don Luca), Edoardo Pesce (Lele), Antonella Attili (Angela), Federico Pacifici (Ettore), Isabella Delle Monache; produzione: Carla Altieri, Roberto De Paolis, Alfredo Covelli per Young Films con Rai Cinema; distribuzione: Cinema Di Valerio De Paolis; origine: Italia, 2017; durata: 114'.

Trama:Agnese e Stefano sono molto diversi. Lei, 18 anni, vive con una madre dura e devota, frequenta la chiesa e sta per compiere una promessa di castità fino al matrimonio. Lui, 25 anni, è un ragazzo dal passato difficile che lavora come custode in un parcheggio di un centro commerciale confinante con un grande campo rom. Dal loro incontro nasce un sentimento vero, fatto di momenti rubati e di reciproco aiuto. Il desiderio l'uno dell'altra cresce sempre di più, fino a quando Agnese, incerta se tradire i suoi ideali, si troverà a prendere una decisione estrema e inaspettata.

Critica (1):Un film autentico e sincero, che segna il debutto sul grande schermo del giovane De Paolis, nelle sale italiane dal mese di maggio.
Al centro della vicenda Agnese e Stefano, due giovani che non cercano un posto al sole ma si accontenterebbero di un posto nel mondo. Lei, diciottenne e figlia di una madre severa e devota, frequenta la chiesa e sta per compiere una promessa di castità fino al matrimonio.
Stefano, invece, ha 25 anni, un passato difficile sulle spalle e un lavoro come custode in un parcheggio confinante con un campo rom. Dopo un primo, rocambolesco incontro, i due si accorgeranno ben presto di non poter fare a meno l’uno dell’altra.
Sullo sfondo la vita difficile della periferia e la paura del diverso; nel loro intimo i conflitti etici e religiosi, ma anche le difficoltà del quotidiano.
Tra i due nasce così un sentimento autentico, fatto di momenti rubati e di reciproco aiuto, per poi tramutarsi in passione e amore.
Di fronte a questo sentimento inarrestabile, Agnese comincerà a mettere in dubbio gli ideali seguiti fino ad allora, arrivando a prendere una decisione estrema e inaspettata.
“Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Con queste parole Gesù ammonisce la folla nel celebre discorso della Montagna.
E beati Stefano e Agnese, che nella loro fragilità e incerta gioventù, nei loro sbagli e nelle loro debolezze, riescono a mantenere intatta l’unica purezza possibile in questo mondo: quella di chi non ha paura di infrangere le regole che gli sono state imposte, fino a mettere in discussione se stessi. Crescendo e amando, con disarmante autenticità.
(dal sito del film)

Critica (2):Ritratto umano, incontro del diverso, sintesi degli opposti. Sullo sfondo della periferia romana, il film di Roberto De Paolis dipinge mondi agli antipodi per farli collidere.
È un incontro/scontro, infatti, quello con l'Altro; che è diverso, sì, ma neanche tanto. Come Stefano e i Rom, come il prete e i giovani liceali, come quel microcosmo casa-e-chiesa abitato da Agnese e la dura vita della strada con cui Stefano si trova a fare i conti.
Proprio nella diversità – di religione, di etnia, di vita – l'incontro si dimostra possibile, e il trovarsi diviene ancora più concreto, più reale, tanto più forte quanto meno necessario. Perché al di là delle differenze, oltre l’inevitabile collisione, esistono delle costanti che qualificano l'essere umano come tale. Tratti cui quei personaggi così al limite di Cuori puri, sintetica eppure universale enciclopedia umana, non possono fare a meno di cedere. Nessun dubbio, infatti che gli uomini siano accomunati dalla paura e marchiati dal peccato.
Nondimeno esiste un altro stato che è luogo ideale di incontro tra divino e terreno, confronto tra Dio e uomo. La purezza, ossigeno del film e motore dei due protagonisti. Una condizione che non necessariamente coincide con un'integrità esteriore, corporea. Perché tutto, nel film come nella vita, è troppo umano per custodirsi incontaminato; e tuttavia permane qualcosa di divino in questo candore di spirito, così difficile da trovare ma capace di attirare, con la carica di un magnete, il cuore buono di chi si trova accanto, conoscerlo e redimerlo. Fino a incontrare coloro che dell'innocenza sembrano essere l'antitesi vivente, per sfortuna o per colpa.
D'altra parte essere umani significa anche questo, vivere continuamente delle proprie contraddizioni, tra il bene e il male, tra Dio e il demonio, tra il “sacrificio” e il “divertimento” – parole spogliate di un impreciso significato secolarizzato e reinvestite dell'originale etimologia grazie al parroco, l’educatore dei ragazzini. Lo stesso che, al contrario dell’altra figura autoritaria, l'apprensiva madre di Agnese, si apre all'accettazione e alla sincera promozione del libero arbitrio, alla possibilità del dubbio, ad una religione che non deve essere necessariamente privazione o punizione, ma libera scelta nel nome di un amore cristiano e di un cuore semplice. E lo fa nell'incontro con i giovani, che al pari di Agnese conservano ancora frammenti di quella incorruzione infantile e sincera ferita quasi irreversibilmente dall’esperienza.
A ben vedere, infatti, la punizione, in Cuori puri, non è divina. È l'uomo stesso a farsi vendicatore, innanzitutto l’intransigente madre di Agnese, ispettrice invadente della vita della figlia, superba giustiziera delle azioni degli altri e cultrice del rito e dell'apparenza.
Con i suoi personaggi, straordinari ma non meno reali, De Paolis recupera l’eterno scontro tra uomo e Dio come inevitabile scarto tra superficie e spirito. Se la purezza è attributo divino, non può essere vincolata a un fatto corporeo. Beati non saranno quelli che portano un bell'anello al dito simbolo di castità. Beati saranno invece i puri di cuore, quelli mossi dall'amore – massimo insegnamento cristiano –, un sentimento forse più grande degli uomini ma che proprio dall’essere umano scaturisce, dal Dio incarnato che ha rinunciato ad una condizione di divinità per i suoi propri figli. Puro, infatti, è chi, incurante di quanto l’ortodossia di una religione male interpretata ritiene giusto, è in grado di darsi all’altro.
Giustizia, libertà, bene e male sono, alla fine, concetti relativi.
L'errore è ammesso, è concesso a tutti. Perché, malgrado la costante aspirazione dell'uomo alla perfezione, l'umanità ha sempre la meglio.
Ma il divino, "come un GPS, ricalcola il percorso" e lo riporta a casa, in una corsa senza fiato. Come quella di Agnese che impara a seguire una sola direzione, quella giusta, verso l'altro, e che culmina in un abbraccio, un incontro di due cuori, diversi, puri.
Carlotta Po, cineforum.it, 23/5/2017

Critica (3):Questo film nasce da un lungo lavoro di documentazione», racconta Roberto De Paolis, 37 anni, parlando della sua opera prima Cuori puri, da lui scritta con Luca Infascelli, Carlo Salsa e Greta Scicchitano e diretta dopo ben quattro anni di elaborazione. Prodotto dallo stesso De Paolis e CarlaAltieri per la Young Films con Rai Cinema, il film uscirà il 24 maggio, distribuito da Cinema di Valerio De Paolis (padre del cineasta). Prima dell'uscita italiana il film avrà il suo debutto internazionale a Cannes il 23 maggio, dove è stato selezionato nella Quinzaine des Realisateurs.
Il film racconta le vite parallele di due giovani che appartengono a mondi decisamente lontani: Stefano (Simone Liberati, visto in Il permesso 48 ore fuori) e Agnese (l'esordiente Selene Caramazza). Lui è un ragazzo di periferia, con una famiglia disfunzionale e coetanei delinquenti (tra cui brilla un inquietante Edoardo Pesce), però cerca di lavorare onestamente come guardiano di un parcheggio situato accanto a un campo rom. Lei ha appena compiuto 18 anni, sua madre (Barbora Bobulova) è una cattolica ossessiva e possessiva e le fa frequentare la parrocchia con coetanei che, sotto la guida di Don Luca (Stefano Fresi), intendono fare voto di castità fino al matrimonio. L'incontro tra Stefano e Agnese scatena una serie di variabili impreviste.
«All'inizio eravamo caduti in diversi stereotipi», confessa De Paolis, «così abbiamo capito che era necessario dedicare molto tempo all'osservazione della realtà. Ci siamo avvicinati a mondi che non conoscevo: quello delle comunità cattoliche ed evangeliche, siamo stati nei campi rom e a Tor Sapienza, alla periferia di Roma. I miei personaggi nascono qui e i "cuori puri" del titolo non han-no necessariamente un valore positivo – conclude il regista – perché il concetto di "purezza" può essere anche inteso come incapacità di connettersi e di interagire col diverso da noi È la disperata difesa della verginità di un corpo, o di un luogo, per non confrontarsi con l'esterno». Per avvicinarsi al personaggio, Selene Caramazza racconta di aver «ripreso in mano la Bibbia e il Vangelo»: «Sono tornata in chiesa, sono entrata in queste comunità e ho compiuto un vero e proprio cammino di fede».
Oscar Cosuklich, Il Mattino, 15/5/2017

Critica (4):
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