Tarda primavera - Banshun
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Regia: | Yasujirō Ozu |
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Cast e credits: |
Soggetto: dal racconto di Hirotsu Kazuo Chichi to musume; sceneggiatura: Noda Kgōo, Yasujirō Ozu; fotografia: Atsuta Yúharu; luci: Isono Haruo; montaggio: Hamamura Yoshiyasu; scenografia: Hamada Tatsuo; musica: Itō Senji; interpreti: Ryū Chishū (professor Somiya), Hara Setsuko (Noriko), Tsukioka Yumeji (Kitagawa Ayako), Sugimura Haruko (Taguchi Masa, la zia), Usami Jun (Hattori Shoichi), Aoki Hohu (Katsuyochi), Miyake Kuniko (Miwa Akiko), Mishima Masao (Onodera Jò), Tsubōuchi Yoshiko (Onodera Kiku); produzione: Shcōhiku; distribuzione: Tucker Film; origine: Giappone, 1949; durata: 108’. |
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Trama: | Il professor Somiya, vedovo, vive con la figlia Noriko. Lei è una ragazza moderna ma fa mostra di idee conservatrici disapprovando fortemente il secondo matrimonio di un amico del padre, Onodera. La zia di Noriko insiste col fratello che è ora di trovarle marito. Pensano a un giovane assistente del professore, di cui Noriko è amica; in realtà, a loro insaputa, la ragazza nutre effettivamente un interesse sentimentale per lui ma sa che è già fidanzato. Quando Somiya ne parla alla figlia, lei – ridendo con imbarazzo – gli rivela che il giovanotto non è libero. Allora i due pensano a un altro possibile fidanzato, ma Noriko insiste che vuole rimanere accanto al padre, il quale si troverebbe perso senza una donna in casa. Quando la zia le prospetta l'idea che il padre si risposi con una sua conoscente, Noriko ne è sconvolta, e ne deriva un periodo di tensioni con il padre.
Alla fine la figlia si rassegna all'idea che il padre si risposi e accetta di sposare il fidanzato propostole. In un viaggio a Kyoto col padre per far visita a Onodera, conosce sua moglie e comprende che sbagliava acriticare quel matrimonio; in un colloquio serale col padre, gli chiede scusa per il suo egoismo. Somiya le ricorda che è giusto che i giovani si formino una famiglia propria - anche se poi, a quattr'occhi con Onodera, esprime il suo rimpianto. Il giorno del matrimonio Noriko si inginocchia davanti al padre e lo ringrazia per il tempo passato insieme. Dopo il matrimonio, veniamo a sapere che Somiya non ha mai avuto intenzione di risposarsi: ha finto di volerlo fare perché altrimenti la figlia non avrebbe accettato di lasciarlo. Ma ora deve fronteggiare una condizione di solitudine. |
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Critica (1): | Tarda primavera è il film seminale per tutto il cinema del dopoguerra di Ozu, che continuerà a riprenderne ed elaborarne il tema nel suo consueto gioco di variazioni. L'inizio con la cerimonia del tè rappresenta un Giappone antico ed eterno al quale la giovane Noriko è legata come il padre (ambedue amano il teatro No). Noriko è una ragazza moderna nel comportamento e nel vestire, ma rispetto al tema del matrimonio mostra nel suo moralismo tutta la durezza dei giovani dei film di Ozu del dopoguerra – in contrapposizione alla tollerante saggezza di Somiya (nella parte del quale Ryū Chishū disegna un piacevole ritratto di intellettuale svagato ma pieno di umanità). L'innamoramento di Noriko per il collaboratore del padre non è esplicitato ma delicatamente alluso attraverso la recitazione piena di sfumature di Hara Setsuko.
Quando la zia propone un altro fidanzato, dice a Noriko che "somiglia a Gary Cooper" (l'amore di Ozu per il cinema americano non si smentisce mai!). Da notare che non vediamo la cerimonia di matrimonio di cui si è parlato tanto nel film, ma solo la sua preparazione – il che è praticamente usuale nel cinema di Ozu, pieno di impreviste e splendide ellissi.
Il finale con il padre rimasto da solo in casa porta in primo piano l'elemento di amarezza e sacrificio inestricabilmente connesso alla logica ozuiana della necessità del cambiamento. In Tarda primavera, come nei film seguenti, si enuncia la triste considerazione dei genitori vedovi nei film di Ozu: i figli crescono e ti lasciano; e per le figlie è ancora peggio, desideri che si sposino eppure ti senti abbandonato quando vanno via. Accanto a questo, d'altronde, è molto presente in Ozu il concetto della gelosia possessiva del padre nei confronti della figlia: ma anche quella delle figlie verso i padri all'idea che questi meditino di risposarsi; è facile vedere, al fondo della condanna di Noriko verso Onodera, un sentimento di identificazione. Gelosie contrapposte superate in nome della comprensione dell'inevitabile ciclo della vita.
Tutto il suono a eccezione del commento musicale è di origine naturale in Ozu, ma la colonna sonora estremamente dettagliata è strutturata con cura. Ci si ricorda di aver sentito più e più volte in Tarda primavera il suono del campanello che squilla quando si apre la porta di casa, o il sibilo del gasometro che accompagna A Hen in the Wind. È il loro realismo che ci trattiene dal riconoscere questi schemi sonori come tali. Solo raramente Ozu usa il suono in modo simbolico. [...] Un esempio estremamente felice ne è il ticchettio dell'orologio alla fine di Tarda primavera, che diventa sempre più forte lungo la scena finale del padre seduto che sbuccia il frutto, un effetto che alla fine suona quasi minaccioso e, contemporaneamente, ci fa comprendere che ormai al padre non è lasciato nient'altro che il tempo.
Donald Richie, Ozu, University of California Press, BerkeleyLos Angeles-London, 1974 |
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Critica (2): | Siamo liberi di esserne sconvolti o irritati, ma l'intensità della sensibilità cinematografica che ci propone l'opera "ozuiana" proviene dalla forza dell'immagine, contemporaneamente più astratta e più diretta, e che, per quanto flagrante, spesso passa inosservata, perché è incompatibile con il lirismo. Il gioco dei contorni e delle mezze tinte di ciò che è esposto crea un movimento immediato che trascende le sfumature psicologiche che sostengono l'episodio narrato; è questo che salva l'ultimo Ozu dalla commedia familiare basata su stereotipi, proprio questa freschezza dell'esperienza filmica.
Shiguéhiko Hasumi, Yasujiró Ozu, Cahiers du cinéma, Paris, 1998 |
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Critica (3): | Che cosa domanda Ozu a Setsuko Hara? Un sorriso, radioso, che diventa pudico o imbarazzato quando gli occhi si abbassano. Questo è sufficiente al cineasta per fare di lei l'incarnazione di un ideale femminile che, nel corso di una dozzina d'anni, prenderà il viso di una figlia, poi quello di una madre, senza cambiare nulla nella sua gestualità e nella sua espressione [...] Adora riprenderla di schiena e sembra dilettarsi a leggere il suo turbamento nel manico di una borsa che lei manipola nervosamente o nelle dita che si allargano nervosamente (Early Summer). Davanti alla macchina da presa, in queste inquadrature sapienti che tuttavia fingono la semplicità del film amatoriale, Setsuko sembra sempre volersi sottrarre, alla maniera di una parente goffa colta di sorpresa dalla cinepresa in una riunione di famiglia. Ozu non le domanderà di più. La complicità fra l'attrice e il cineasta basterà a trasmettere l'indicibile.
Christian Viviani, Trois femmes pour trois maitres. Kinuyo Tanaka, Hideko Takamine, Setsuko Hara, in "Positif" n° 557-558, juillet-aoút 2007 |
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Critica (4): | |
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