Rampart
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Regia: | Moverman Oren |
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Cast e credits: |
Soggetto: James Ellroy; sceneggiatura: Oren Moverman; fotografia: Bobby Bukowski; montaggio: Jay Rabinowitz; musiche: Dickon Hinchliffe; interpreti: Ben Foster (General Terry), Woody Harrelson (Dave Brown), Ice Cube (Kyle Timkins), Steve Buscemi (Bill Blago), Anne Heche (Catherine), Cynthia Nixon (Barbara), Sigourney Weaver (Joan Confrey), Robin Wright (Linda Fentress); produzione: Lightstream Pictures: distribuzione: One Movie; origine: Usa,. 2011; durata: 105’. |
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Trama: | Usa, fine degli anni '90. Più di settanta ufficiali del reparto di Polizia di Los Angeles – la maggior parte dei quali è assegnato al "Rampart", un reparto destinato alla prevenzione e al contrasto delle gang di quartiere – vengono messi sotto inchiesta perché coinvolti in varie attività illecite, dall'omicidio alla falsificazione di prove dando vita al più grande scandalo di polizia nella storia americana. |
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Critica (1): | Los Angeles, 1999. Dave Brown è uno dei poliziotti più duri del distretto di polizia di Rampart, situato in una delle zone più calde della Città degli Angeli. I suoi metodi sono sbrigativi, spesso brutali, ma raggiungono gli obiettivi prefissi. Nella vita privata invece, l'uomo non è riuscito a costruire una situazione stabile con le sue due ex-mogli né tanto meno con le figlie. La situazione precipita definitivamente quando Brown picchia brutalmente un sospetto e viene messo sotto indagine, diventando il simbolo di tutto ciò che è marcio nel corpo di polizia della città. Per tentare di sistemare la situazione Dave tenta di adoperare gli unici mezzi che conosce, quelli spicci e non sempre legali. Tale comportamento non può che portare a ulteriori complicazioni, fino a gettare l'uomo in un vortice autodistruttivo da cui sembra impossibile uscire.
Dopo la bella prova e il successo di Oltre le regole, si riforma il trio composto dal regista Oren Moverman e dalla coppia di attori formata da Woody Harrelson e Ben Foster (qui in un ruolo secondario). Rispetto al cinema asciutto che la loro prima collaborazione ci aveva proposto, in Rampart lo stile è decisamente più presente. Per mettere in scena la storia del classico "bad cop" il regista sceglie un intervento registico molto accentuato, che in alcuni momenti prevarica la storia soprattutto in un paio di scene di raccordo in cui proprio non serviva un lavoro sull'inquadratura così elaborato. Allo stesso tempo però Moverman mette nel suo film anche alcune idee visive molto efficaci, come ad esempio quella di tenere quasi sempre lontano il suo personaggio principale dalla luce. Dave Brown è un animale notturno, si muove bene con l'oscurità, mentre alla luce del giorno appare spaesato, infastidito, fuori contesto. L'eleganza delle molte scene con luce artificiale o addirittura nell'oscurità è senza dubbio di effetto, e Los Angeles viene mostrata in tutta la sua atmosfera cupa e sordida. Woody Harrelson poi interpreta la figura principale con grande adesione, tirato a lucido e febbrile come nelle sue migliori interpretazioni passate. Altro pregio di Rampart è la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista insieme al più grande scrittore noir contemporaneo, James Ellroy: nonostante la forte caratterizzazione, si riesce sempre ad evitare il barocco, e psicologie e situazioni non arrivano mai ad essere artificiosamente drammatiche.
Cinema di genere robusto ma non gratuitamente spettacolare quello che Rampart offre al pubblico: pur con qualche sbavatura dovuta alla voglia di "costruire" l'atmosfera oltre il necessario, Oren Moverman ha realizzato un film classico nell'impianto e pieno allo stesso tempo di immagini fascinose, ammalianti. Un noir nel senso più stretto del termine, che non racconta nulla di nuovo rispetto al glorioso genere ma sa comunque come irretire lo spettatore col suo protagonista, la cui lenta e ineluttabile discesa all'inferno arriva dritta al cuore.
Adriano Ercolani, mymovies.it |
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Critica (2): | Moverman si appropria della scrittura contratta e ossessiva di Ellroy, co-sceneggiatore e autore del soggetto, e la trasforma in immagine. Eccessivo e frenetico, immerso in un rumore che stravolge ogni cosa, proprio come la presenza di Woody Harrelson, Rampart è un film senza pace, perché nella discesa all’inferno non si può fare altro che spronfondare ancora e ancora, in una spirale senza fine.
Dopo aver riempito pagine e pagine di giornali ed affollato aule di tribunali civili e commissioni di investigazione interne al corpo di polizia, lo scandalo Rampart, nome della famigerata divisione creata in seno al Los Angeles Police Department e protagonista, negli anni ’90, di una lista lunghissima di episodi di corruzione e violenza arbritraria, non poteva lasciare indifferente la grande tradizione noir del cinema americano. I titoli sono tanti: dal magnifico Training Day di Antoine Fuqua al sublime “sguardo infermo” del Matt Dillon di Crash – Contatto fisico, dall’agente corrotto di Faster interpretato da Billy Bob Thornton alla spinta innovativa data al genere poliziesco dalla serie televisiva The Shield.
E allo scandalo Rampart torna anche Oren Moverman con il suo secondo lungometraggio, scritto insieme ad uno dei più grandi cantori di quelle figure contorte e maledette che si fanno schegge impazzite e insofferenti di una società profondamente malata, James Ellroy, co-sceneggiatore ed autore del soggetto del film. Moverman chiama di nuovo al suo fianco il cast della sua folgorante pellicola d’esordio (al quale si aggiungono Robin Wright, Ice Cube e Sigourney Weather) e affida al ghigno feroce di Woody Harrelson il folle delirio di onnipotenza di Dave Brown, l’ultimo dei agenti ribelli della Polizia di Los Angeles, veterano del Vietnam brutale, razzista e misogino, come viene definito dalla figlia più grande. E soprattutto vittima sacrificale sola, confusa e disperata, che fa tornare alla mente il poliziotto perduto di Ethan Hawke nel troppo presto dimenticato e magistrale Brooklyn’s Finest. La Los Angeles immaginata dall’agente Brown non esiste più e quell’invincibilità del giustiziere senza pietà per se stesso è solo un inganno dietro il quale il protagonista di Rampart si ostina a nascondere, mentre s’illude di riuscire ancora a controllare il suo mondo e di poter tenere insieme i pezzi di una famiglia, due ex-mogli e due figlie che vivono sotto lo stesso tetto con lui, che sta crollando su se stessa, come un castello di carte.
Moverman si appropria della scrittura contratta e ossessiva di Ellroy e la trasforma in immagine. Rampart è eccessivo e frenetico, immerso in un rumore sempre assordante che stravolge ogni cosa, proprio come la presenza di Woody Harrelson. Con il suo proliferare di sottotrame che squarciano lo sguardo sfilacciato dell’agente Brown e lo confondono ancora di più, Rampart è un film senza pace, perché nella discesa all’inferno non si può fare altro che sprofondare ancora e ancora, in una spirale senza fine. Perdere tutto e tutti, le figlie, l’amante interpretata da Robin Wright, l’informatore e confidente Ben Foster, vagabondo paralizzato dal Vietnam e doppio spettrale della follia di Dave Brown. Non è la tensione dell’impianto spettacolare (le poche scene d’azione sono riprese con la stessa distanza attraverso la quale l’agente Brown guarda i suoi lampi di violenza) ad interessare Oren Moverman, ma il movimento inesorabile e claustrofobico dei demoni interiori che torturano l’anima del suo protagonista. Dave Brown è modellato con la stessa pasta delle anime dannate del cinema noir, è un uomo già morto senza ancora saperlo. È un uomo battuto dalla vita che non riesce ad arrendersi alla propria fine. E sempre più lacerato, patetico e mostruoso si allontana, mentre mastica l’ennesima sigaretta, in un paesaggio che non gli appartiene più.
sentieriselvaggi.it, 7/11/2013 |
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Critica (3): | |
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