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One Fast Move or I’m Gone - One Fast Move or I’m Gone


Regia:Worden Curt

Cast e credits:
Fotografia: Richard Rutkowski; con Patti Smith, Tom Waits, Carolyn Cassady, Lawrence Ferlinghetti, Jack Hirschman, Robert Hunter, Michael McClure, Sam Shepard e altri; musiche: Ben Gibbard e Jay Farrar; produzione: Kerouac Films; distribuzione: CineAgenzia in collaborazione con
Festivaletteratura – Cinema del Carbone, Mantova; origine: Stati Uniti, 2008; durata: 98’.

Trama:Nel 1960, a tre anni dal grande successo di On the Road, Jack Kerouac è stanco, torturato dai dubbi, sempre più distaccato dal movimento beat che aveva contribuito a creare. Alla disperata ricerca di una nuova vita, si ritira nella casa di Lawrence Ferlinghetti, immersa nei boschi della costa californiana: non riesce però a smettere di scrivere, e i fatti di quell’estate diventeranno la base per Big Sur, il suo libro insieme più ruvido e poetico. Il film ci riporta a quei giorni, attraverso la lettura del testo di Kerouac, le testimonianze dirette di amici e colleghi, le interviste a scrittori, poeti e musicisti che hanno amato profondamente Big Sur, tra cui Sam Shepard, Patti Smith e Tom Waits.
Le 12 canzoni che compongono la straordinaria colonna sonora originale del film sono firmate da Ben Gibbard (cantante/chitarrista dei Death Cab For Cutie) e Jay Farrar (Uncle Tupelo e Son Volt). I testi dei brani sono stati tratti direttamente da alcuni dei passaggi più intimi e indimenticabili di Big Sur, e adattati alle melodie acustiche composte per l’occasione.

Critica (1):“La chiesa sta facendo squillare con le campane una malinconica Kathleen spazzata dal vento nei quartieri miserabili del vizio, mentre io mi sveglio tutto mesto e inebetito, gemebondo dopo l'ennesima sbornia e gemebondo soprattutto perché ho rovinato il mio "ritorno segreto" a San Francisco ubriacandomi stupidamente mentre mi nascondevo nei vicoli con i vagabondi per poi marciare fino a North Beach e farmi vedere da tutti benché Lorenz Monsanto ed io ci fossimo scambiati lettere interminabili e avessimo stabilito che sarei arrivato di nascosto, che lo avrei chiamato al telefono servendomi di un nome in codice come Adam Yulch o Lalagy Pulvertaft (scrittori anche loro) e poi lui segretamente mi avrebbe portato in macchina alla sua capanna nei boschi di Big Sur dove sarei rimasto solo e indisturbato per sei settimane, limitandomi a spaccar legna, attingere acqua, scrivere, dormire, vagabondare, eccetera eccetera... Ma invece non ti salto dentro alticcio nella sua libreria City Lights mentre più ferve il lavoro del sabato sera? E tutti mi
hanno riconosciuto (sebbene portassi il mio quasi-mascheramento: cappello e giacca da pescatore, calzoni impermeabili) e tutto è finito con una gran sbronza in ogni famoso bar il "Re dei Beatniks" accidenti a lui è di nuovo in città e offre da bere a tutti...”
Jack Kerouac, incipit di Big Sur

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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