Cineamatore (Il) - Amator
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Regia: | Kieslowski Krzysztof |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura e dialoghi: Krysztof Kieslowski e Jerzy Stuhr; fotografia: Jacek Petrycki; musica: Krzysztof Knittel; direttore artistico: Rafal Waltenberger; direttore di Produzione: Wielislawa Piotrowska; interpreti principali: Jerzy Stuhr, Malgorzata Zabkowska, Ewa Pokas, Stefan Czyewski, Jerzy Nowak, Tadeusz Bradecki, Marek Litewka, Boguslaw Sobczuk; prodotto dal gruppo "Tor" Unit 1979; durata: 112'. |
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Trama: | Terzo lungometraggio di Kieslowski.
Il giorno in cui diventa padre Filip, impiegato in un'azienda di stato, compra una piccola cinepresa per filmare la figlia. Scopre la passione per il cinema che gli cambia la vita, specialmente quando vince un premio in un concorso per dilettanti, con un documentario.
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Critica (1): | Il protagonista impara ad osservare la realtà che lo circonda attraverso l'uso di una cinepresa e acquista una nuova coscienza delle sue responsabilità. Anche il suo diviene un atteggiamento di principio. Non si lascerà fermare sulla strada della conoscenza. È disposto a pagare un prezzo per la sua scelta. Filip, che seguiamo con curiosità nel suo armeggiare con la cinepresa, prima un po' goffo poi sempre più esperto, non ci emoziona per il suo carattere particolare, ma per la serie di azioni che lo coinvolgono e che mutano il suo rapporto col mondo. Sì, il vero protagonista del Cineamatore è l'azione. Sono i movimenti graduali del giovane e modesto lavoratore che lo innestano sempre più nella realtà circostante, mentre la inquadra con l'obiettivo della sua cinecamera: a poco a poco la sua visuale cambia.
Kieslowski presenta questo processo con un realismo dimesso ma che raggiunge, al termine dell'iter del personaggio, un importante significato. Il suo punto d'arrivo è la disponibilità alla conoscenza. L'immagine finale della cinepresa puntata su se stesso è il fulmine della volontà di vedere, capire, filmare. L'inizio della presa di coscienza di Filip è dato da un'occasione quasi casuale, l'acquisto della piccola cinepresa per riprendere la sua neonata. Verrà poi la proposta del direttore dell'azienda in cui lavoro, di filmare i festeggiamenti per l'anniversario di fondazione della fabbrica. Dalla vita familiare con le sue ricorrenze liete o tristi, Filip passa a dover selezionare le immagini nella vita sociale, l'ambiente di lavoro, la cittadina con le facciate delle case restaurate, e dietro, muri e costruzioni cadenti. Poi il viaggio nel capoluogo per il festival dei cineamatori. Dai nuovi incontri, dalle critiche, dal confronto, Filip ritorna più agguerrito, cresciuto. Dall'album di famiglia passa agli uomini, ai problemi. S'interessa alla figura di un lavoratore handicappato e ne rivela la dimensione umana. Filmando la realtà della cittadina ne incontra le manchevolezze, gli errori degli amministratori locali. Gli rivolgono critiche. Senza accorgersene è andato al di là delle richieste stereotipate di elogiare i meriti e di abbellire le cose. Lo scontro fra l'intimo desiderio di verità e la necessità ufficiale di occultare le ombre, promuove Filip a testimone, a membro attivo della società, in grado di trasformarla. Così nasce anche la sua dimensione di artista. Le due componenti della coscienza sociale e di quella artistica, intrecciate, trovano una comune ragion d'essere nella ricerca della verità. Filip comincia a pagare un certo prezzo per le sue iniziative. Anche in famiglia i nuovi impegni, l'abbandono della routine, il suo nuovo atteggiamento, gli causano contrarietà. La moglie lo abbandona portando con sè la figlioletta. Ma Filip, rimasto solo, non si arrende; ormai é il suo sguardo a guidare l'occhio della cinepresa. L'obiettivo puntato sul proprio volto, nella sequenza finale, simboleggia il cammino inarrestabile della coscienza.
Vi si legge forse anche un'allusione alla situazione del nuovo cinema, puntato ormai sull'indagine senza veli. Nel film di Kieslowski, ciò che risalta è l'autenticità degli ambienti, la piatta tranquillità della vita provinciale. L'azione si snoda attraverso una successione di sequenze dirette, prive di effetti formali o di sottolineature. Ogni fatto diviene simbolico quasi alla chetichella, come l'anellino di una catena in continuo divenire. La vita banale e appartata della cittadina ove non accadono eventi appariscenti, ma solo fatti quotidiani come nascite, morti, matrimoni, é tuttavia un angolo del mondo che ne riflette le contraddizioni e proprio da questo pezzetto di mosaico si può ricostruire il quadro generale. Lo stesso può dirsi del personaggio Filip. Egli s'impone più per quel che ha di comune con migliaia di spettatori che per la sua individualità o le sfumature del carattere. Una vita normale, la casa, il lavoro, gli amici, una strada forse fissata per sempre ma che può cambiare se si presenta l'occasione. Ci vuole sempre un punto di partenza.
E perché non una cinepresa?
Da Il Cinema polacco 70-80 |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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