Precious - Precious
| | | | | | |
Regia: | Daniels Lee |
|
Cast e credits: |
Soggetto: tratto da romanzo "Push" di Sapphire; sceneggiatura: Geoffrey Fletcher; fotografia: Andrew Dunn; musiche: Mario Grigorov; montaggio: Joe Klotz; scenografia: Roshelle Berliner; arredamento: Kelley Burney; costumi: Marina Draghici; interpreti: Gabourey 'Gabby' Sidibe (Clareece 'Precious' Jones), Mo'Nique (Mary), Paula Patton (Sig.na Rain), Mariah Carey (Sig.ra Weiss), Lenny Kravitz (John), Sherri Shepherd (Cornrows), Nealla Gordon (Sig.ra Lichtenstein), Stephanie Andujar (Rita), Amina Robinson (Jermaine Hicks), Chyna Layne (Rhonda), Xosha Roquemore (Jo Ann), Angelic Zambrana (Consuelo), Nia Fraser (Ruby); produzione: Lee Daniels Entertainment-Smokewood Entertainment Group; distribuzione: Fandango; origine: USA. 2009; durata: 109’. |
|
Trama: | Precious Jones è una studentessa con una vita tutt'altro che semplice. Incinta per la seconda volta, non sa leggere né scrivere e i suoi compagni di scuola la prendono in giro per il suo peso. In casa le cose non vanno meglio: la terribile madre la tiene in pugno emotivamente e fisicamente. L'istinto di Precious le dice che l'unico modo per cambiare questa situazione sarà quella di far ricorso a tutte le sue risorse e uscire dal mondo d'ignoranza che la circonda. |
|
Critica (1): | Di grande potenza, di stazza estetica e etica insostenibile, il nordamericano Precious di Lee Daniels, eroina tragica una gigantesca Mo'nique, diciassettenne nera-assoluta di dimensioni chimiche-adipose aliene (merito anche della dieta McD, l'unica accessibile ai poveri), sballottata dalla scuola pubblica alla scuola sperimentale ovvero differenziata, quando si scopre che è di nuovo incinta... Il film è tratto da un racconto agghiacciante di Sapphire sulle violenze sessuali domestiche subite dalle ragazzine, anche neonate, nelle comunità più a rischio. Ma il merito del lavoro è colpire tutti i punti nevralgici di una civiltà putrescente e, come succede ascoltando le canzoni di Mirabella Dauer, si comprende come quella produzione di mostri a mezzo mostri non abbia a che fare solo con la comunità povera african american, o ispanica, ma con il meccanismo di potere perverso di ogni macchinario famiglia.
Roberto Silvestri, Il Manifesto, 16/5/2009 |
|
Critica (2): | La notte degli Oscar, domenica 7 marzo, c’è un solo film che mi terrà incollato alla televisione per tre ore di ringraziamenti, discorsetti precotti e abiti da sera. Si intitola Precious ed è nominato in sei categorie, compreso miglior film, miglior regista e migliore attrice protagonista.
Precious è il nome di una teenager nera che vive a Harlem. È un personaggio inventato, ma non troppo. È un collage di giovani nere che la scrittrice afro-americana Sapphire ha incontrato in vari momenti della sua vita e che nel 1996 divennero un personaggio solo, Precious appunto, protagonista del suo romanzo “Push”. Dodici anni dopo il romanzo-verità è diventato un film e due anni dopo essere stato presentato per la prima volta al Sundance Film Festival è ora in lizza per gli Oscar.
Non esiste una sola Precious. Ne esistono migliaia.
Da quando ho visto questo film nel novembre dello scorso anno tutte le volte che sono in metropolitana mi guardo intorno e mi domando quante di queste giovani afro-americane che vedo intorno a me vivono nelle condizioni deplorevoli di Precious.
Mi guardo intorno in metrò (la linea che prendo più di frequente viene direttamente da Harlem e dal Bronx) e vedo spesso ragazzine afro-americane che, come Precious, hanno il corpo devastato dai veleni dell’economico fast food. Ragazzine che parlano fra loro con un pesantissimo accento del ghetto che perpetua uno stato di emarginazione. Ragazzine manesche fra loro i cui modi aggressivi fanno pensare che a casa e nella zona dove vivono siano esposte costantemente ad abusi fisici o verbali. Magari non abusi vissuti in prima persona ma vissuti di riflesso e ugualmente devastanti.
Non è una questione razziale, è una questione economica e culturale. I ghetti in America esistono ancora e benchè Harlem sia stata in buona parte ripulita ci sono ancora molte sacche di povertà urbana a New York. L’elemento costante è che i meno integrati continuano a essere i neri, meno ancora degli ispanici.
Non è compito mio decidere se Precious meriti un Oscar. Ma la mia speranza è che una o due o sei statuette diano a Precious la visibilità che si merita, perchè “inghiottire” un film difficile come questo è un passo importante per capire quanta strada dobbiamo ancora fare.
Obama è alla Casa Bianca ma mille, diecimila Precious sono ancora nel ghetto.
Andrea Visconti, L’Espresso, 2009 |
|
Critica (3): | |
|
Critica (4): | |
| |
| |
|