In Another Country - Da-reun na-ra-e-suh

Regia:	Sang-soo Hong
Cast e credits:	Sceneggiatura: Hong Sang-soo; fotografia: Park Hong-yeol, Jee Yune-Jeong; musiche: Chong Yong-jin; montaggio: Hahm Sung-won; interpreti: Isabelle Huppert (Anne), Yu Jun-Sang (bagnino), Jung Yumi (Wonju), Youn Yuh-jung (Park Sook), Moon So-ri (Kumhee), Kwon Hae-Hyo (Jongsoo), Moon Sungkeun (Munsoo); produzione: Jeonwonsa Film Co.; distribuzione: Tucker Film; origine: Corea del Sud, 2012; durata: 89’.
Trama:	Una giovane studentessa di cinema si rifugia con la madre a Mohang, in Corea. Per alleviare la noia di quel luogo isolato e lontano, la ragazza inizia a scrivere una bizzarra e vivace sceneggiatura che ha per protagoniste tre donne che si chiamano Anne...
Critica (1):	È l'attrice francese Isabelle Huppert quella che arriva "in another country'. Nel suo tredicesimo lungometraggio, il regista sudcoreano, utilizza la Huppert facendole interpretare ben tre personaggi che alla fine sono uno solo: lei. Una bambina scrive sul suo diario delle storie, che poi prendono vita nelle immagini sullo schermo: nella prima, immagina che una certa Anne, regista francese, venga in visita in Corea e si fermi nella stazione balneare di Mohang. La seconda Anne è una donna d'affari che, sempre a Mohang, intreccia una relazione con un misterioso amante, la terza (sempre la Huppert, sempre a Mohang) è stata lasciata dal marito per una donna coreana. Su questa leggera tramatura, il regista ordisce non tanto tre storie diverse (cosa che sono, ovviamente), ma forse, come è stato notato, tre possibili storie che si richiamano l'una con l'altra, si rispecchiano e, entrando in risonanza l'una con le altre, fanno riverberare il film di una luce particolare. Certamente quella delle variazioni sul tema non è certo una novità, soprattutto nel cinema del regista coreano che proprio di questa cifra stilistica ha fatto uno dei capisaldi della sua poetica. E però, il continuo variare del personaggio di Anne su uno sfondo che è sempre lo stesso e dove si incrociano sempre gli stessi personaggi e accadono le stesse cose (un ombrello che si perde, il bagnino che corteggia Anne, la ricerca del faro), ne fa una sorta di artefice delle diverse potenzialità narrative del cinema. Un cinema leggero, certo, ma anche a suo modo profondo che cerca di dialogare con se stesso e, attraverso questa moltiplicazione di sguardi, a divertire lo spettatore confondendolo con il caleidoscopico rifrangersi delle tre storie. Tre in una, dicevamo: perché è la Huppert che, alla fine, tiene magicamente unite le tre direttrici trasformando in centripeta la loro tendenza centrifuga. Insomma: un piccolo "breviario sentimentale" che diverte con leggerezza, che si lascia apprezzare per la precisione della messa in scena, che invita a cambiare punto di vista per capire meglio la vita. Andrea Frambrosi, Cineforum n. 515, 6/2012
Critica (2):	Con uno stile ironico e liberissimo costruisce tre variazioni sulla stessa attrice, Isabelle Huppert, chiamata a interpretare tre donne che passano qualche giorno in un albergo in riva al mare (…) Hong fa incontrare a tutte e tre le donne gli stessi personaggi (…) In questo modo può scherzare sul gallismo nazionale, sulla predisposizione alle ubriacature, sul fascino (e l’invidia) per lo straniero ma soprattutto riesce costruire una specie di ronde dei sentimenti repressi (e delle azioni mancate) inseguendo un’idea di “eterno ritorno” della vita che alla fine permette a tutti di trovare un proprio posto e una propria piccola felicità. Con una leggerezza e una libertà d’ispirazione ammirevoli. Paolo Mereghetti, Il Corriere della Sera
Critica (3):
Critica (4):