Buon Natale...Buon Anno
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Regia: | Comencini Luigi |
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Cast e credits: |
Soggetto: dal romanzo di Pasquale Festa Campanile; sceneggiatura: Luigi Comencini, Cristina Comencini, Raffaele Festa Campanile; fotografia: Armando Nannuzzi; musica: Fiorenzo Carpi; montaggio: Sergio Buzi; scenografia: Paola Comencini; interpreti: Michel Serrault, Virna Lisi, Paolo Graziosi, Tiziana Pini, Mattia Sbragia; produzione: Fabio Criscuolo e Luigi Patrizi, per Titanus prod./ Videoschermo; distribuzione: TITANUS; origine: Italia, 1989; durata: 104'. |
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Trama: | Due anziani coniugi di Roma, Gino ed Elvira, non riescono a pagare l'affitto della loro casa, e sono costretti a trasferirsi presso le famiglie delle loro due figlie, le quali non possono permettersi di accoglierli insieme e decidono di dividerseli, uno per ciascuna. Le due famiglie peraltro abitano in zone lontane tra loro.
A ciò si aggiunge un improvviso ingelosimento di Gino, che scopre una storia d'amore che la moglie aveva avuto in gioventù prima di sposarsi. I due coniugi tuttavia si riconciliano in occasione di un cenone di Natale a casa di una delle due figlie, durante il quale però le due famiglie hanno un litigio.
Non riuscendo più a sopportare la reciproca lontananza, Gino ed Elvira si lasciano travolgere da un'insolita passione d'amore e decidono di vedersi di nascosto all'insaputa delle famiglie che li ospitano, per timore di essere derisi.
Sarà un viaggio in Sicilia a riavvicinarli definitivamente. |
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Critica (1): | Luigi Comencini, lombardo di Salò, aveva trent'anni nel '46 quando fece il suo primo documentario, Bambini in città. Dopo quarant'anni e quaranta film (senza contare gli episodi, le inchieste e gli sceneggiati televisivi) questo campione del cinema medio e maestro della commedia ha scritto e diretto Buon Natale... Buon anno, che potrebbe anche chiamarsi Nonni in città.
La città é Roma, concisamente indicata senza concessioni al folclore con poche, eloquenti immagini; strade intasate dal traffico e assordate dai clacson, oppure vuote e silenziose nella calura di agosto; rapidi esterni, funzionali al racconto; fermate d'autobus; la stazione Termini. In questa dolceamara commedia della separazione l'autobus diventa uno strumento di comunicazione nel senso più profondo della parola, e offre a Comencini l'occasione di un delizioso balletto delle scosse che é anche una buffa e tenera scena d'amore, così come la stazione é il teatro di una struggente scena d'addio. L'amore a sessant'anni, ovvero la sessualità della terza età, é il tema centrale. Dopo quarant'anni di matrimonio, a causa di uno sfratto e dell'impossibiltà economica di prendersi un'altra casa, l'ex barbiere Gino ed Elvira sono stati costretti a separarsi, accolti nelle case delle due figlie sposate con prole che ne approfittano con impietosa dolcezza per adibirli a mansioni domestiche.
La separazione, la lontananza (tre autobus per andare da una casa all'altra), la solitudine riaccendono l'antica fiamma, da anni sopita sotto la cenere del tempo e dell'abitudine. Come é fisiologicamente logico, Gino si sveglia per primo, ma presto anche Elvira, ironicamente più rassegnata, é coinvolta. Più che il recupero di una consuetudine affettiva, il loro é una sorta di nuovo innamoramento, il fuoco di una passione coniugale. Di nascosto da tutti, un po' vergognosi, si danno appuntamento in un alberghetto a ore per i loro convegni d'amore. L'epilogo é poeticamente sorprendente. Con un'azione dislocata sull'arco di un anno, da un Natale all'altro, Buon Natale... Buon anno é un film di famiglia. Al burbero Comencini hanno dato una mano le figlie Cristina per la sceneggiatura, e Paola per le scene e costumi; tra i collaboratori c'é Raffaele Festa Campanile, figlio del compianto Pasquale, autore del romanzo dal quale é stato tratto il film. Il sagace equilibrio tra umorismo e sentimento, realismo e favola, il film si concede facilità bozzettistiche e invenzioni romanzesche un po'stiracchiate, ma sono i peccati veniali di un'agrodolce commedia asciutta nel puntiglioso scrutinio dei temi sociali (la terza età, i rapporti tra genitori e figli, l'isolamento urbano, la grandezza e le miserie della vita familiare), ben squadrata nella costruzione narrativa, malinconicamente aguzza ma non settaria rappresentazione della quotidianità domestica, ingegnosa nel mettere a fuoco i paradossi della società: il portiere d'albergo che non concede la camera ai due coniugi proprio perché sono tali; il reclutatore dei vu' cumprà che non vuole dar lavoro nero a Gino proprio perché é bianco.
Nell'accorta scelta di due interpreti che hanno un'età inferiore a quella dei personaggi (lui é del '28, lei del'36), Comencini ha avuto la mano felice: attore inconfondibilmente francese, Serrault é un po' a disagio nella parte di un Gino italicamente geloso e voglioso, ma gli vengono in aiuto il provetto mestiere e la voce di Oreste Lionello. Virna Lisi é perfetta, una nonna e una moglie che tutti vorrebbero avere. Sono bravi anche gli esponenti della generazione di mezzo, specialmente i due generi, Paolo Graziosi e Mattia Sbragia, ai quali forse é stata concesso troppo poco spazio. I nipotini? Infallibili. In un bel Castoro Cinema di Giorgio Gosetti su Comencini leggo questa sua scettica dichiarazione: "Avere successo con film intelligenti é come cercare di prendere pesci con le mani nude". Fare un film intelligente sulla terza età é una scommessa rischiosa, perché gli spettatori di quella fascia non vanno più al cinema. Gli auguriamo di vincerla.
Morando Morandini in Il Giorno 9/12/89 |
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