Dafne
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Regia: | Bondi Federico |
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Cast e credits: |
Soggetto: Federico Bondi, Simona Baldanzi; sceneggiatura: Federico Bondi; fotografia: Piero Basso; musiche: Saverio Lanza; montaggio: Stefano Cravero; scenografia: Cristina del Zotto; costumi: Massimo Cantini Parrini; suono: Mirko Guerra; interpreti: Carolina Raspanti (Dafne), Antonio Piovanelli (Luigi), Stefania Casini (Maria); produzione: Marta Donzelli, Gregorio Paonessa per Vivo Film con Rai Cinema; distribuzione: Istituto Luce Cinecitta'; origine: Italia, 2019; durata: 94’. |
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Trama: | Dafne, una donna di 30 con la sindrome di Down che vive con i suoi genitori, grazie al suo carattere vivace ed esuberante riesce ad organizzarsi da sola la sua vita. Tuttavia, alla morte improvvisa della madre l'equilibrio familiare si sgretola: mentre Dafne affronta il lutto con coraggio e incoscienza, suo padre cade in una profonda depressione, tormentato dall'idea che lei, quando anche lui se ne andrà, rimarrà da sola. Ma Dafne ha intorno a sé una rete di amici e colleghi a sostenerla. Poi, complice una sessione di trekking in montagna verso il paese natale di Maria, padre e figlia impareranno conoscersi meglio e a superare i rispettivi limiti. |
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Critica (1): | Il film racconta la storia di Dafne, interpretata da Carolina Raspanti, una trentenne portatrice di sindrome di Down, esuberante e trascinatrice, che sa organizzare da sola la sua vita ma vive ancora insieme ai genitori, Luigi (Antonio Piovanelli) e Maria (Stefania Casini). Quando Maria muore all’improvviso, gli equilibri familiari vanno in frantumi. Luigi sprofonda nella depressione, tormentato dall’ossessione di lasciare sola la figlia quando anche lui se ne andrà… Dafne, invece, grazie anche al lavoro e agli amici di una vita, affronta il lutto con l’incoscienza di una bambina e il coraggio di una giovane donna, e tenta invano di scuotere il padre. Finché un giorno accade qualcosa di inaspettato: insieme decidono di affrontare un trekking in montagna, diretti al paese natale di Maria. Lungo il cammino, scopriranno molte cose l’uno dell’altra e impareranno entrambi a superare i propri limiti.
“Un giorno, qualche anno fa, vidi alla fermata dell’autobus un padre anziano e una figlia con la sindrome di Down che si tenevano per mano. Fermi, in piedi, tra il via vai di macchine e passanti mi apparvero come degli eroi, due sopravvissuti. Dafne nasce da questa immagine-emozione, la scintilla che mi ha spinto ad approfondire. Sono entrato con curiosità in un mondo che non conoscevo, finché ho avuto la fortuna di incontrare Carolina Raspanti, con cui è nata un’amicizia fondamentale non solo per il film ma anche per la mia vita. (Federico Bondi).
Cinematografo.it, 18/12/2018 |
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Critica (2): | “Piacere mi chiamo Carolina e sono senza fronzoli”. Non è una diva la non-attrice che interpreta Dafne nell’omonimo film di Federico Bondi, però ha carisma e personalità da vendere. Presentato (…) alla 69ma Berlinale, il secondo lungometraggio del regista fiorentino ha commosso ed entusiasmato il pubblico che non potrà dimenticare la performance di Carolina Raspanti, una 35enne che vive con naturale consapevolezza la sindrome di Down di cui è affetta.
Impiegata da anni all’Ipercoop di Lugo di Romagna, è stata “trovata” dal regista grazie alla popolarità che aveva acquisito grazie ai suoi due romanzi autobiografici. Carolina è anche scrittrice. Esplosiva di idee ed innamorata della vita è diventata Dafne, la figlia unica di una famiglia che improvvisamente si trova a perdere la madre per un malore. Lei e il padre devono elaborare un lutto e contestualmente ricostruire il loro rapporto. Per gestire ciò che resta di loro decidono di intraprendere una gita a piedi fra i boschi, una sorta di pellegrinaggio terapeutico durante il quale mettere a nudo fragilità e resistenze. Piccolo film dal cuore grande, Dafne è un walk movie esistenziale che sa guardare negli occhi gli spettatori spogliandoli dal pudore di quando osservano i portatori di handicap. Carolina/Dafne è talmente intelligente e travolgente da far dimenticare la propria condizione. In tal senso l’opera realizza il desiderio di Bondi: “Non volevo fare un film sulla sindrome di Down, e neppure sulla diversità in generale, ma volevo cercare di approfondire le risorse che ognuno di noi ha dentro e magari non conosce”.(…)
Anna Maria Pasetti, ilfattoquotidiano.it, 11/2/2019 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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