Orribile verità (L') - Awful Truth (The)
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Regia: | McCarey Leo |
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Cast e credits: |
Soggetto: dal testo teatrale di Arthur Richman; sceneggiatura: Viña Delmar; fotografia: Joseph Walzer; musiche: canzoni: "My Dreams Are Gone With the Wind" di Ben Oakland e Milton Drake eseguita da Irene Dunne (che presta la voce a Joyce Compton); "Home on the Range" di Daniel E. Kelly (musica, 1904) e Brewster M. Higley (parole, 1873) eseguita al piano da Irene Dunne e cantata da lei e Ralph Bellamy; montaggio: Al Clark; scenografia: Lionel Banks, Stephen Goosson; costumi: Robert Kalloch; interpreti: Irene Dunne (Lucy Warriner), Cary Grant (Jerry Warriner), Ralph Bellamy (Daniel 'Dan' Leeson), Alex D'Arcy (Armand Duvalle), Cecil Cunningham (Zia Patsy), Molly Lamont (Barbara Vance), Esther Dale (Sig.ra Leeson), Joyce Compton (Dixie), Robert Allen (Frank), Robert Warwick (Sig. Vance), Mary Forbes (Sig.ra Vance); produzione: Leo McCarey per Columbia Pictures Corporation; distribuzione: Lab80; origine: Usa, 1937; durata: 91’. |
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Trama: | Jerry e Lucy Warriner sono una coppia dell'alta società newyorkese che dubitando della reciproca fedeltà, decidono di divorziare. Lucy ottiene la custodia del loro amato cane, mentre Jerry solo il diritto di andarlo a trovare. Prima che il loro divorzio diventi definitivo, i due si fidanzano: Lucy con un ricco e noiosissimo petroliere sempre in viaggio con la madre; Jerry con una ragazza "perfettina". Inizia tra i due una sottile battaglia per impedirsi reciprocamente di risposarsi... |
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Critica (1): | Jerry e Lucy divorziano dopo essersi accusati reciprocamente e ingiustamente di infedeltà. Devono aspettare tre mesi, però, prima di risposarsi, ma ciascuno dei due riesce a mandare a monte il matrimonio dell'altro. E si riconciliano. Uno dei vertici della commedia hollywoodiana degli anni '30, detta sophisticated in Italia e screwball a Hollywood. Tratta da una pièce di Arthur Richman, già filmata nel 1925 e nel 1929 e sceneggiata da Vina Delmar, ha una sostanza apparentemente futile, riscattata e sublimata da un ritmo infallibile, un'energia che non dà tregua, una messinscena di calibrata eleganza, una cattiveria raffinata, interpreti (anche secondari) in gran forma, un accorto uso del materiale plastico. “... è centrata sulla nozione di apparenza che trasforma la verità in dubbio. Più ci si vuole giustificare più si affonda nelle apparenze, viste dall'altro come l'espressione di una colpa commessa” (Jean Tulard).
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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