Pusher - L'inizio - Pusher
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Regia: | Refn Nicolas Winding |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Jens Dahl, Nicolas Winding Refn; fotografia: Morten Søborg; musiche: Peter Peter, Povl Kristian; montaggio: Anne Østerud; scenografia: Kim Løvetand Julebaek; costumi: Loa Miller; effetti; Louise Bruun; interpreti: Kim Bodnia (Frank), Zlatko Buric (Milo), Laura Drasbaek (Vic), Slavko Labovic (Radovan), Mads Mikkelsen (Tonny), Peter Andersson (Hasse), Vanja Bajicic (Branko), Lisbeth Rasmussen (Rita), Levino Jensen (Mike), Nicolas Winding Refn (Brian), Jesper Lohmann (Mikkel), Steen Fridberg (Lasse), Gordon Kennedy (Anders), Kenneth Schultz (Steff), Coco C.P. Dalbert (Theis), Karsten Schroder (Karsten), Lisa Lach-Nielsen (Betina), Thomas Aagren (Marten); produzione: Henrik Danstrup per Balboa Entertainment; distribuzione: Officine Blu; origine: Danimarca, 1996; durata: 105’. Vietato 14 |
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Trama: | Frank vive a Copenhagen dove si guadagna da vivere con piccoli traffici di eroina, circondato da amici che, come lui, sono soltanto piccoli criminali. Un giorno, Milo, un trafficante serbo lo convince ad osare di più e a comprare a credito una grossa partita di eroina. Le cose non vanno però per il verso giusto e la polizia fa irruzione proprio mentre sta piazzando la merce. Frank riesce a fuggire ma non a portare via con sé l'eroina e i soldi e non sa proprio come mettere insieme il denaro che deve a Milo, che nel frattempo sta diventando sempre più impaziente. Disperato, va a chiedere i soldi a sua madre, anche se non la vede da molti anni e, con il poco denaro che ottiene, si compra un'arma. Ha intenzione di usarla e di cercare poi in ogni modo di lasciare in fretta il paese prima che Milo o la polizia lo trovino... |
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Critica (1): | Introdotto dalla presentazione didascalica dei cinque personaggi principali (Frank, Vic, Tonny, Milo, Radovan), scandito da sette capitoli giornalieri (da lunedì a domenica) e traboccante cinema americano degli anni ’70 e ’90 (da Mean Streets a Pulp Fiction passando per Bad Lieutenant e squarci lynchani nel finale), Pusher è un film sporcato da un gusto trash non privo di marchi sarcastici (il personaggio di Tonny, vera e propria mina vagante con la scritta RESPECT tatuata sul cranio) e da una poetica della violenza né grafica né iperrealistica ma tumultuosa e soffocata al tempo stesso (gli esagitati movimenti di macchina assorbono le esplosioni di brutalità e i picchi di ferocia sono ora occultati da elementi scenici quali il bancone di un pub ora oscurati da improvvisi cortocircuiti che sprofondano le immagini nell’oscurità).
Non tutto il bagaglio cinematografico risulta distribuito a dovere, certo: l’emulazione di Ferrara è ancora troppo sensibile e in alcuni momenti, come negli spostamenti in macchina del sempre più inguaiato Frank (Kim Bodnia, un magnete), tende a farsi ricalco letterale. Inoltre lo sguardo del giovane Refn occupa una sola posizione ottica: la camera a mano. Ciononostante i personaggi possiedono una loro capienza psicologica e le situazioni producono tensione sfruttando le peculiarità dei caratteri (la sbruffoneria di Tonny, la minacciosa cordialità di Milo) nonché le particolarità degli spazi attraversati (il tuffo nel lago al termine della fuga dai poliziotti, l’ultimo smercio di droga in discoteca).
Conformemente a tale approccio basico e elementare Copenhagen non assurge, come si suol dire, a protagonista del film ma resta sfondo grigio e indistinto, contenitore anonimo di vicende che potrebbero svolgersi in qualsiasi periferia fornita di droga e relativi spacciatori/consumatori. Ovunque. Tirate e tambureggianti, le musiche di Peter Peter irrobustiscono a dovere l’incedere audiovisivo del primo Pusher, cosceneggiato dallo stesso Refn e da Jens Dahl (che sparirà nei capitoli successivi) e fotografato da Morten Søborg (che invece curerà la fotografia dell’intera trilogia). (...)
Alessandro Baratti, spietati.it |
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