Decalogo 9 - Dekalog, dziewiec
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Regia: | Kieslowski Krzysztof |
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Cast e credits: |
Soggetto e sceneggiatura: Krzysztof Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz; fotografia: Piotr Sobociński; montaggio: Ewa Smal ; musiche: Zbigniew Preisner; scenografia: Halina Dobrowolska ; costumi: Hanna Ćwikło e Małgorzata Obłoza; interpreti: Piotr Machalica (Roman), Ewa Błaszczyk (Hanka), Jolanta Piętek-Górecka (Ola), Jan Jankowski (Mariusz), Jerzy Trela (Mikolaj), Artur Barciś (ragazzo in bicicletta); produzione: Telewizja Polsha, Sender Freies Berlin; origine: Polonia, 1988; durata 59'. |
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Trama: | "Non desiderare la donna d'altri".
Il dottor Roman vive felicemente da anni con la moglie Hanka. Il loro rapporto scorre sereno finché al dottore viene diagnosticata l’impotenza assoluta. La notizia sconvolge l'uomo, anche se la moglie Hanka lo assicura che questo non cambierà nulla fra di loro. Tuttavia a causa di una telefonata, Roman capisce che la moglie ha un amante: un ragazzo di nome Mariusz. Roman segue i due, raccoglie prove e li spia, apparentemente senza aver intenzione di fare nulla.
Un giorno Hanka decide di troncare la relazione con Mariusz e solo in un secondo momento si accorge che Roman li stava spiando da diverso tempo. L'esperienza sembra riunire i due, che sono ora decisi a ricostruire il loro rapporto, ma Mariusz non demorde... |
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Critica (1): | [...]Sbarazzato il terreno nel primo episodio dai dubbi metafisici, nel nono e decimo è questione di cose e corpi, di amore e denaro. Siamo nel campo della fisica, del desiderio sessuale («Non desiderare la donna d'altri»: il tradimento) e materiale («Non desiderare la roba d'altri»: i soldi). E Kieslowski sogghigna; dietro lo spesso sipario delle storie drammatiche, si prende gioco, al momento giusto, dei suoi personaggi che si prendono troppo sul serio, e di noi spettatori che prendiamo troppo sul serio regista e personaggi. Nel decimo espisodio, l'ironia è più scoperta; nel nono, meglio nascosta anche se più acuta fino a farsi sarcasmo. La lettera del comando biblico, nel divieto di desiderare la «donna d'altri», pare rivolta ad un destinatario maschile. Kieslowski elegge dunque a protagonista in una coppia medio borghese, lui medico, lei funzionaria d'una agenzia di viaggi, il personaggio del marito, ma ne fa – lo sappiamo nella sequenza iniziale – un impotente, qualcuno che, suo malgrado, può trasgredire la legge alla perfezione (desiderare soltanto, non possedere). Roman desidera una bella paziente, aspirante cantante lirica (che gli consiglia di ascoltare dei lieder di Van de Budelmeyer: chi è? Kieslowski gioca...). Quando scopre che la moglie ha un'amante, il marito si trasforma in meschino detective: intercetta le telefonate, si nasconde in un armadio per spiare gli amanti, tende delle trappole. Finisce per disperarsi e buttarsi in bicicletta da un ponte. Stando al riassunto riportato sul press-book, Roman si è ucciso. Nel film sembrerebbe di no: al termine di un susseguirsi melodrammatico di telefonate, la moglie riesce a parlargli in ospedale. Ma Kieslowski potrebbe giocare anche qui. Già in un altro suo bel film, Senza fine (1984), i morti si aggiravano tra i vivi. All'ironia si aggiunge l'ambiguità.[...]
Via via che Kieslowski procede nel suo biblico viaggio, il distacco ironico, in tutte le sue variazioni dal bonario umorismo al sarcasmo beffardo, tende a crescere in progressione. Kieslowski parte con un atteggiamento fortemente drammatico, spoglia i suoi uomini di ogni possibile salvezza, li introduce dentro percorsi di dolorosa intensità, e infine ne prende quasi le difese, guardandoli con sempre maggiore ironia, ora più severa, ora più indulgente, come a suggerire che nel deserto della città terrena proprio una rigorosa ironia può rivelarsi buon rimedio e parziale sollievo. Kieslowski ha chiamato «piccoli film» i lavori, di durata normale, sull'uccidere e sull'amore. Questi tre più brevi racconti (1, 9 e 10 n.d.r.) hanno per titolo il solo numero d'ordine del rispettivo comandamento. Stringatezza e precisione di un lavoro che evita con cura esibizionismi e sottolineature in favore di un'esposizione asciutta e netta. Eccolo un autore nuovo, tagliente, senza narcisismi.
Bruno Fornara, Cineforum n. 285, giugno 1989 |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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