Ferrante Fever
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Regia: | Durzi Giacomo |
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Cast e credits: |
Soggetto: Laura Buffoni, Giacomo Durzi; sceneggiatura: Laura Buffoni, Giacomo Durzi, Elena Ferrante (testi da "La Frantumaglia"); fotografia: Beppe Gallo; musiche: Andrea Bergesio, Valentina Gaia, Minus&Plus (Giorgio Ferrero), Minus&Plus (Rodolfo Mongitore); montaggio: Paola Freddi, Mirko Platania; effetti: Inlusion Visual Studios; suono: Luca Ranieri; interpreti: Michael Reynolds, Francesca Marciano, Lisa Lucas+, Ann Goldstein, Sarah McNally, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Elizabeth Strout (lettura del capitolo 51 da "Storia di chi fugge e di chi resta"), Jonathan Franzen, Giulia Zagrebelsky, Mario Martone, Roberto Faenza, Anna Bonaiuto (lettura testi da "La Frantumaglia"); produzione: Alessandra Acciai, Giorgio Magliulo, Roberto Lombardi, per Malìa, con Rai Cinema, in collaborazione con Sky Arte, Qmi; distribuzione: Qmi Stardust; origine: Italia, 2017; durata: 74'. |
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Trama: | Il viaggio di uno straordinario successo che parte dai vicoli di Napoli e arriva in America. L'opera di Elena Ferrante, i luoghi, i protagonisti dei suoi romanzi attraverso lo sguardo di grandi personaggi e testimoni d'eccezione. Chi è Elena Ferrante? Solo un nome dietro il quale si celerebbe un altro scrittore? Il film si confronta con l'opera di Elena Ferrante, ricercandone l'identità tra le sue righe. |
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Critica (1): | (…) Passeggiando per le strade di New York, può capitare di imbattersi in una libreria dove spiccano, in bella mostra all’interno di una teca speciale, i romanzi di una misteriosa narratrice italiana. Una scritta al neon “molto anni 80”, coloratissima come quelle dei fast food, li illumina di luci cangianti, strillando “Ferrante fever”. Febbre Ferrante, proprio così. Perché a partire dal 2013, quando il severo critico letterario James Wood recensisce in termini entusiastici per il The New Yorker il primo romanzo del ciclo L’amica geniale, il caso Elena Ferrante – una scrittrice napoletana sconosciuta, autrice di romanzi di successo ma che non ha mai voluto rivelare la sua vera identità – travalica i confini nazionali e diventa un fenomeno globale.
Alla fine del 2014, nello stilare la sua classifica annuale, la rivista americana Foreign Policy inserisce Ferrante tra le cento personalità e pensatori più influenti del mondo. Gli estimatori sono molti, dalla scrittrice premio Pulitzer Elisabeth Strout a Jonathan Franzen, passando per i critici più esigenti di New York Times, The New Yorker, Boston Globe ed Economist.
Il fenomeno sembra inarrestabile: persino Hillary Clinton durante la campagna presidenziale parla dei romanzi della Ferrante: ipnotici, dice agli ascoltatori del suo podcast, non riesco a smettere di leggerli… Insomma, gli americani vanno pazzi per la Ferrante. Ma non solo: nel frattempo i romanzi del ciclo L’amica geniale conquistano la critica e scalano le classifiche di tutta Europa, dal primo posto in Norvegia alle prime posizioni In Inghilterra, Francia, Germania…
E in Italia? Elena Ferrante si legge in metropolitana, in treno e sotto l’ombrellone, come la vera e la migliore letteratura popolare, che sa coniugare qualità stilistica, contenutistica e universalità tematica, all’intrattenimento per un pubblico vasto ed eterogeneo. Un tipo di narrativa che sembrava essere sparita dalle case degli italiani e dalle classifiche.
Elena Ferrante è ormai diventata un mito. I lettori la premiano, ma tra gli addetti ai lavori infuria la polemica. Per molti anni la scrittrice è rimasta nell’ombra nonostante il successo di romanzi come L’amore molesto e I giorni dell’abbandono e dei film da essi tratti, e ha già partecipato al premio Strega senza clamori né proteste proprio con il suo primo romanzo nel 1992.
Di lei non si sa praticamente nulla, al di fuori della sua dichiarata origine napoletana e dei pochissimi elementi biografici che ha rivelato in La frantumaglia (Edizioni E/O, 2003), una specie di Zibaldone che raccoglie tutti i pezzi, le lettere, i pensieri che hanno accompagnato il lavoro della scrittrice a partire dal 1992.
Ma oggi – in un mondo dove l’apparire è tutto – questo negarsi è diventato uno scandalo. Il successo internazionale ha alimentato un’ondata di polemiche, proteste e illazioni sulla sua identità o sulla candidatura al Premio Strega nel 2015 con Storia della bambina perduta, ultimo romanzo del ciclo L’amica geniale, che ha visti contrapposti Roberto Saviano e Nicola Lagioia, poi vincitore.
Chi è Elena Ferrante? Solo un nome dietro il quale si celerebbe un altro scrittore?
Che siano Salinger o Pynchon, i Daft Punk, Banksy o Ferrante, come dimostra anche uno dei più divertenti dialoghi di The Young Pope (la serie di Paolo Sorrentino) chi sottrae il proprio volto alla ribalta mediatica attira ancora di più la bramosia dei cultori. Ma è nei suoi libri che la Ferrante va cercata. Dove altro sennò?
«I libri non hanno alcun bisogno degli autori, una volta che sono stati scritti», sostiene, idea esplicitata dalle copertine dei suoi romanzi che raffigurano donne senza volto (senza testa) o di spalle. Libri in cui – in apparente contraddizione – l’autrice sembra voler raccontare molto della propria vita privata. Ferrante Fever si confronta con l’opera di Elena Ferrante, ricercandone l’identità tra le sue righe.
Ferrante Fever nasce da una passione a lungo coltivata in questi anni di lettura vorace e compulsiva dei suoi romanzi. Realizzare un film su questa autrice senza volto, ha portato il racconto a collezionare una serie di riflessioni sul mondo contemporaneo che ci circonda e sul nostro Paese in particolare.
L’interesse non nasce dall’intenzione di fare un documentario “pettegolo”, una frivola rubrica di gossip. Come per i miei precedenti lavori di documentario, cerco sempre di mantenere un approccio laico e non manicheo alle storie.
Storie di persone che mi intrigano per gli aspetti psicologici complicati di cui sono fatte. Biografie in cui emergono personalità potentissime, su cui tento di posare lo sguardo con mente lucida, il giusto distacco e la necessaria empatia.
Quello che mi affascina della Ferrante è il suo particolarissimo, unico, mondo narrativo. Che ho cercato di esplorare attraverso parole e immagini, indagando i motivi e le ragioni del suo incredibile successo nel mondo e non solo in Italia dove, come diceva Enzo Ferrari, “ti perdonano tutto, tranne il successo”.
Ferrante Fever è un tentativo di dar voce e rappresentazione visiva alla produzione letteraria di Elena Ferrante, leggendola e interpretandola. Nonostante il successo internazionale, la scrittrice non è mai stata oggetto di un lavoro di questo tipo.
Con l’aiuto di scrittori, critici letterari, registi che hanno tratto film dalle sue opere, librai ed editori, abbiamo analizzato la scrittura fortemente intima della Ferrante, per dipingerne una ideale identità, lontani dalle polemiche e dalle illazioni sulla sua presunta non esistenza.
Elena Ferrante esiste e vive attraverso le sue opere, qui unico soggetto pulsante da cui partire per un viaggio alla scoperta dei luoghi e dentro le sue tematiche, portati a braccetto dai suoi personaggi. Una matrice narrativa che ha dato vita a un “dizionario ferrantiano”, un insieme di parole, immagini e suoni che, come nei suoi libri ri-creano una percezione di coinvolgimento tattile e sensuale.
Riuscire a rendere “la letteratura” protagonista di un documentario è stata una sfida coinvolgente. Tramutare la parola scritta in corpi, facce e immagini, per raccontare la ricerca di questa scrittrice misteriosa. E parallelamente la mia ricerca, e quella di tutti noi.
Perché se è vero quello che diceva Proust, cioè che lo scrittore non è un inventore ma un traduttore, forse non è poi così importante sapere chi sia davvero. Il libro essenziale, il solo libro vero, uno scrittore che si rispetti non deve inventarlo ma tradurlo: esiste già in ciascuno di noi.»
(Articolo da Il Mattino, 21/9/2017) |
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