Arminuta (L')
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Regia: | Bonito Giuseppe |
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Cast e credits: |
Soggetto e sceneggiatura: Monica Zapelli, Donatella Di Pietrantonio, dal romanzo omonimo di Donatella Di Pietrantonio; fotografia: Alfredo Betrò; musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia; montaggio: Roberto Missiroli; scenografia: Marcello di Carlo; costumi: Fiorenza Cipollone; interpreti: Sofia Fiore (L'Arminuta), Carlotta De Leonardis (Adriana), Vanessa Scalera (Madre), Fabrizio Ferracane (Padre), Elena Lietti (Adalgisa), Andrea Fuorto (Vincenzo), Stefano Petruzziello (Sergio); produzione: Maro Film, Baires Produzioni, Rai Cinema; distribuzione: Lucky Red; origine: Italia-Svizzera, 2020; durata: 110'. |
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Trama: | Estate 1975. Una ragazzina di tredici anni viene restituita alla famiglia cui non sapeva di appartenere. All'improvviso perde tutto della sua vita precedente: una casa confortevole e l'affetto esclusivo riservato a chi è figlio unico venendo catapultata in un mondo estraneo. |
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Critica (1): | "Ritengo che la regia sia la facoltà straordinaria di accedere alle vite sospese nell’attimo in cui le si racconta, la possibilità di poterle osservare, esplorare, approfondire, senza giudicare mai.
Per quel che mi riguarda nulla è predeterminato ma tutto è incontro, scoperta, ogni cosa accade mentre il film si realizza. Grazie al romanzo di Donatella Di Pietrantonio ho conosciuto questa ragazzina di tredici anni della quale non sapremo mai il nome, ma solo il soprannome, l’Arminuta, che nel dialetto abruzzese significa la “ritornata”.
La sua storia accade a metà degli anni settanta e comincia il giorno in cui viene restituita alla famiglia cui non sapeva di appartenere. All’improvviso perde tutto ciò che aveva contraddistinto la sua vita: una casa confortevole, le amiche più care, l’affetto esclusivo riservato a chi è figlio unico. Si ritrova catapultata in un mondo nuovo, estraneo e rude che sembra appena sfiorato dal progresso e a dover condividere lo spazio di una casa piccola e buia con altri cinque fratelli in una dimensione a tratti ostile e promiscua.
In questa storia tutto è fortemente polarizzato: la città di mare e il paese dell’entroterra, la modernità e l’arcaicità, il benessere borghese e la povertà rurale, l’italiano corretto come viene parlato alla tv e il dialetto stretto che si parla nella nuova casa. E in mezzo c’è lei, l’Arminuta, che è sempre l’una e l’altra cosa insieme, figlia di due madri e di nessuna. Alle domande che la ossessionano nessuno sembra potere o volere dare una risposta. Perché è stata restituita? Perché proprio lei è stata data via quando è nata? Il film, così come il romanzo, racconta un anno di vita di questa ragazzina alle soglie dell’adolescenza, un periodo che segnerà la sua vita per sempre, in cui sperimenterà il dolore e la durezza ma anche l’amore, la dolcezza e la bellezza a tratti feroce che la vita riserva.
Mi piacerebbe che la narrazione restituisca soprattutto due cose: da un lato lo sguardo de l’Arminuta, che è testimone suo malgrado, e dall’altro il magma incandescente dei sentimenti laceranti che questa storia contiene.
L’Arminuta affronta una delle paure più profonde di ogni individuo, quella di perdere le persone dalle quali dipende la propria felicità ed è anche il racconto del contrasto tra il destino e la volontà dell’essere umano". (Giuseppe Bonito, nota di regia) |
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Critica (2): | Agosto 1975. Una ragazzina di tredici anni sale le scale di una casa malmessa. Ha con sé una valigia e una borsa piena di scarpe. È tutto quello che le resta della vita di prima: libri e vestiti scelti con cura che la accompagneranno fino all’inverno. Alla fine di quella scala, la aspetta la famiglia in cui è nata, e che quando aveva pochi mesi l’ha ceduta a dei cugini benestanti che vivevano in città. Non sa perché è di nuovo lì, perché la coppia di parenti che l’ha cresciuta fino a quel giorno, all’improvviso, ha deciso di restituirla: se ha sbagliato qualcosa, o se è stata la malattia che ha colpito Adalgisa, la donna che ha sempre pensato fosse sua madre, a costringerla ad abbandonarla. Ma qualunque cosa pensi, non è importante. Gli adulti hanno deciso. Da quel momento vivrà lì. La ragazzina oltre la porta trova una donna dallo sguardo stanco e distratto, sua madre, un mucchio di fratelli che per lei sono solo degli estranei, e un padre duro e silenzioso. Vorrebbe andarsene, scomparire, persino morire. Ma non può. Con la forza dei suoi tredici anni, deve imparare a sopravvivere. Alle cattiverie di suo fratello Sergio, che non aveva voglia di un’intrusa in casa, alle attenzioni di Vincenzo, che non
vede in lei una sorella, all’indifferenza distratta di una donna che deve chiamare mamma, alla durezza del nuovo padre, che sa come alzare le mani quando i figli maschi sbagliano, alle regole, spietate, della povertà, che governano la casa. Agli sguardi del paese, per cui lei è, semplicemente, l’Arminuta, la Ritornata. Vergogna, disagio e senso di estraneità la accompagnano come un’ombra, mentre muove i primi passi nella sua nuova vita e, tenace, cerca di capire se non ci sia il modo di tornare indietro, o almeno, di conoscere la verità. Perché è stata restituita? Troppi silenzi.Troppi sguardi bassi. E un’unica alleata, una bambina di dieci anni. Sua sorella Adriana. Sola come lei, in un mondo di adulti incapace di affetti e di parole, le si mette accanto, le insegna le regole della sua nuova vita, la aspetta quando si allontana e la cerca quando sa che potrebbe perderla. E se gli adulti smarriscono ogni occasione di riscatto, restano queste due bambine, capaci, nonostante tutto, di riconoscersi come sorelle, a ricordare loro cos’è l’amore.
(dal pressbook del film) |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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