Niente orchidee per Miss Blandish - Grissom Gang (The)
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Regia: | Aldrich Robert |
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Cast e credits: |
Soggetto: tratto dal romanzo “No Orchids For Miss Blandish” di James Hadley Chase; sceneggiatura: Leon Griffiths; fotografia: Joseph Biroc; musiche: Gerald Fried; montaggio: Michael Luciano; interpreti: Wesley Addy (John Blandish), Michael Baseleon (Connor), Hal Baylor (Capo McLaine), Irene Dailey (Ma Grissom), Kim Darby (Babara Blandish), Don Keefer (Woppy), Robert Lansing (Dave Fenner), Mot Mardshall (Heine), Tony Musante (Eddie), Connie Stevens (Anna Borg), Ralph Waite (Mace), Dave Willock (Rocky), Scott Wilson (Slim Grissom); produzione: Aldrich Abc; distribuzione: Dear Wb; origine: Usa, 1971; durata: 128’. |
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Trama: | Un ladruncolo, Frankie Connor, rapisce Barbara Blandish, giovane figlia di un miliardario. Subdorato l’affare, gli subentra, dopo averlo ucciso, la banda di Ma’ Grissom (madre e quattro figli: Slim, Eddie,Woopy e Mace). Ottenuto il riscatto un milione di dollari, Ma’ decide di uccidere la ragazza, ma lo psicopatico Slim, che si è innamorato di lei, la prende sotto la propria protezione, minacciando di uccidere chiunque della famiglia, tenti di farle del male. Coi soldi del riscatto, Ma’ acquista un lussuoso night-club.La polizia riesce, attraverso un investigatore privato, a risalire ai rapitori della ragazza, che vengono snidati e uccisi. Unico sopravvissuto, Slim trova scampo, con Barbara, in un casolare, dove viene scoperto e abbattuto. Barbara, che aveva appena cominciato ad accorgersi di amare il suo rapitore, viene riconsegnata al padre. |
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Critica (1): | “In un cinema di anti-eroi, Aldrich ha avuto il coraggio di riproporre (...) le eccezionali personalità d’un tempo: non più statuari sceriffi e fuorilegge, non più gangster senza scrupoli e poliziotti da medaglia, ma miserabili che, nonostante la loro condizione, si stagliano come semidei sui tetti dei vagoni di treni in corsa; (...) cenciosi vagabondi sono diventati gli abitanti dell’Olimpo cinematografico di un regista.”
(Franco La Polla) |
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Critica (2): | Miserabili, appunto. Sono i diretti discendenti dei “non-eroi” aldrichiani: uomini selvaggi o solitari, opportunisti o poeti, ora soltanto «cenciosi vagabondi», hobos d’America, gangster straccioni e volgari, indiani pidocchiosi e furibondi o vecchi e sudici trappers, pezzenti randagi della Grande Crisi. Non figure eroiche di cui sia facile cantare le gesta, ma Diseredati della Storia, per i quali nessuno si sognerebbe di farlo. La loro grandezza dipende dal pathos che emana dalle loro misere condizioni, è direttamente proporzionale al grado di “indigenza” che li spinge ad agire contro la civiltà. Perché questi “semidei” senza beni, proletari e nullatenenti, figli della Depressione (una categoria metafisica, più che un preciso periodo storico americano) , abitano una zona degli States senza confini, incivile e ferina: il Territorio.
Il Territorio è quello in cui Huck Finn trova rifugio quando volta le spalle al vivere borghese, all’urbanità del progresso. È un’isola in qualche ansa del «grande fiume» o le Everglades, «paradiso dei barbari» alla Nicholas Ray. Per Aldrich non è un paradiso, ma l’inferno dove ognuno è costretto a misurarsi con il Potere e l’Autorità, i feticci dell’ordine sociale. È un’America inospitale e arida, dove dominano le montagne prive di vegetazione, i deserti polverosi, le strade ferrate, le baracche. Un’America depressa, chiusa nella morsa del proibizionismo, rurale e sciovinista, somigliante a certe foto del periodo F.S.A. (la Farm Security Administration, che assunse fotografi quali Walker Evans, Dorothea Lange, Russell Lee) o a certi documentari rooseveltiani di Paul Strand. Un’America collocabile, per Grissom Gang, negli anni ’20-’30 della Grande Crisi. (...)
Il film non usa mezzi termini nel dipingere una tranche de vie americana della Depressione: la miseria si respira con la polvere sollevata dalle vecchie Hudson (le stesse di Furore di Ford), con la prostrazione fisica e mentale (Slim) dei characters, il loro rifugiarsi negli atti violenti come sfogo e contropartita al dissesto economico. Ma la vera violenza non sta nei Miserabili, bensì in un’America ostentatamente e vacuamente ricca, rispettabile, benpensante (Barbara e il padre), opposta a una terra franca (la non-America di Huck Finn e Tom Sawyer), patria dell’emarginazione e dell’ “eccesso”, quantunque impura, contaminata, assassina per amore o per forza. (...) Ed è già aperta apologia di King Kong: la Bestia (l’indiano, lo scout, il vagabondo) che non si può addomesticare e che si ribella alla cosiddetta “civiltà” mettendone in pericolo i principi – l’etica, la giustizia, il classismo – va abbattuta, eliminata. «Allora, Denham, gli aeroplani ce l’hanno fatta», «Oh no, non sono stati loro, è stata la bellezza che ha sconfitto la bestia»: erano le ultime battute del film di Schoedsack e Cooper, che potrebbero benissimo essere riproposte in questo finale tronco di Grissom Gang (in realtà Barbara doveva suicidarsi gettandosi nelle acque del Sacramento River dove Aldrich aveva girato i dieci minuti di fine alternativa, ma egli stesso scartò la scena (...) convinto che «il film poteva terminare quando la ragazza, respinta dal padre, era cacciata dal cortile dove si trovava il granaio. Niente di più grave le poteva succedere, la sua vita a quel punto era rovinata, finita. L’annegamento sarebbe stato superfluo». (...)
C. Salizzato, Robert Aldrich, La Nuova Italia, 1983 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Robert Aldrich |
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