Welfare
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Regia: | Wiseman Frederick |
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Cast e credits: |
Fotografia: William Brayne; montaggio: Frederick Wiseman; produzione: Frederick Wiseman per Zipporah Films; distribuzione: Cineteca di Bologna; origine: Usa, 1975; durata: 167’. |
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Trama: | Welfare si concentra sulle attività quotidiane di un grande centro per la tutela dello stato sociale. La natura e la complessità del sistema di assistenza è esaminata attraverso sequenze che mostrano la strabiliante diversità di problemi che costituiscono il welfare state: case popolari, disoccupazione, divorzi, problemi medici e psichiatrici, abbandono e abuso di minori, assistenza agli anziani. Questi punti sono presentati in un contesto dove gli assistenti sociali, come gli utenti, lottano per far fronte e interpretare le leggi e i regolamenti che governano il loro lavoro e le loro vite. |
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Critica (1): | Per oltre trent’anni Frederick Wiseman ha lavorato con la sua cinepresa sulla vita e le istituzioni americane, senza alcun atteggiamento ovviamente polemico ma semplicemente osservando, a volte nei minimi dettagli, quel che riesce a trovaare. Filma per molte ore, in modo che il suo soggetto cominci ad ignorare la macchina da presa, e monta il materiale raccolto per un tempo ancora più lungo. La cosa sorprendente è che ciò che trova spesso non è nulla di ciò che noi, oppure lui, ci daremmo aspettati.
Alcuni hanno criticato la sua imparzialità ricordando Titicut follies, il suo primo lavoro realizzato, sulla vita in un istituto psichiatrico giudiziari, che si impantanò in una causa legale con le autorità dello stato e procurò a Wiseman la reputazione di un polemico contestatore del sistema.
Dopo di che, i suoi film si svilupparono in modi meno eclatanti, non inseguendola notorietà né cercando di confermare o negare eventuali aspettative. In parte per questo motivo, la sua opera è di grande valore, come ritagli dei tempi nei quali viviamo o, secondo la sua definizione, “una forma di storia naturale”.
Il suo capolavoro, forse, è Welfare, che prende in esame il sistema della sicurezza sociale a new York dal punto di vista degli impiegati che lo gestiscono e dei richiedenti che affollano i loro uffici. Il risultato è allo stesso tempo impressionante e rivelatore. Impressionante perché si tratta chiaramente di un sistema burocratico contrapposto alle persone meno idonee a trattare con esso,rivelatore perché quelli che lo mandano avanti non sono disumani e spesso fanno tutto il possibile per essere d’aiuto.
Ogni mezz’ora di questo lungo film produce delle scoperte, come la giovane richiedente alla quale il suo intervistatore dice che si sta occupando di due milioni e mezzo di persone e che se un paio di migliaia non ottengono quel che è loro dovuto, sta già facendo un buon lavoro, O l’immigrato tedesco che dice che Dio ti aiuta solo se ne ha voglia e che, date le circostanze, “ farei meglio a cercare un bel posto in cui impiccarmi”.
“Si sta curando in una clinica?” chiede un impiegato a una donna che dice di essere stata malata.
“No”
“Perché no?”
“Perché non ho soldi”, è l’unica risposta logica possibile. E senza la certificazione di un medico, non può ottenere nemmeno un dollaro.
A un ex tossicodipendente che si era trovato un lavoro, un appartamento e un cane, e ha in seguito perduto tutto tranne il cane, viene detto che può avere una stanza in un ostello. Lui obietta che non può portare là il suo cane.” Ma l’impiegato replica: “Stiamo dando assistenza a lei, non al suo cane.”
“Non dico che sia giusto” dice un uomo che ammette di rubare cibo. “Dico che è necessario…Sto aspettando qualcosa che non arriverà mai. La giustizia.”
Ogni piccola tragedia diventa enorme per certe persone. Anche la polizia che pattuglia gli uffici viene coinvolta. Sono per la maggior parte neri e ci sono razzisti attorno, ma mantengono la calma, anche quando sui sentono dire che si riproducono come conigli e che si sarà sangue nelle strade, un giorno, se non verranno prima spazzati via. In tutto questo, dal principio alla fine, la macchina da presa di Wiseman semplicemente guarda e registra. Non deve fare nient’altro. È il montaggio che è importante. Possiamo vedere tutto attraverso i suoi occhi, ma abbiamo la libertà di formarci la nostra opinione. David Thomson, critico e storico del cinema, disprezza la neutralità di Wiseman, pretendendo una presa di posizione più aggressiva o che fosse meno cauto. Noi, tuttavia, dovremmo essergli grati per la sua sostanziale mancanza di parzialità. È un modo di raggiungere una certa misura di verità.
The Guardian, 23/11/2000 |
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Critica (4): | |
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