Martha ed io - Marta und ich
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Regia: | Weiss Jiri |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Jiri Weiss; fotografia: Viktor Ruzicka; musica: Jiri Stivin; montaggio: Gisela Haller; interpreti: Marianne Sàgebrecht (Martha), Michel Piccoli (Ernst Fuchs), Vaclav Chalupa (Emil, ragazzo), Ondrej Vetchy (Emil, adulto), Bozidara Turzonovova (Rosa Kluge), Jana Brezinova (Ida Fuchs), Sona Valentova (Elsa Fuchs), Jana Alamnova (Kamila Fuchs) Bernhard Wicki (narratore); produzione: Iduna Film/progefi/TF1 Films Producktion/ZDF/ORF/Canal Plus/Raidue; distribuzione: Artisti Associati; origine: Cecoslovacchia m RFT - Francia, 1989; durata: 107'. |
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Trama: |
L'io narrante rievoca la propria adolescenza passata in casa dello zio Ernst, stimato ginecologo, dedito al culto della tolleranza laica, del libertinismo letterario e dei piaceri della vita che, divorziato dalla moglie, sposa, scandalizzando i parenti, la pingue domestica dal cuor d'oro.
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Critica (1): | La tentazione dell'autobiografia per l'esule Jiri Weiss, che dopo tanti anni ha potuto finalmente realizzare un film nella sua terra , è stata grande. quando si torna alle origini lo si fa sempre elidendo pudori, reticenze, lo si fa con il cuore aperto, con sentimento Martha und Ich è scandito dalla presenza continua di treni che passano, partenze, addii, ritorni. Si direbbe ma condizione generale di instabilità Cecoslovacchia descritta è quella che precede e segue l'occupazione nazista - riscattata alla fine dal ritorno dell'adoloscente Emil sulle tracce di Martha, la moglie dello zio, figura grottesca e dolcissima, scomparsa misteriosamente (che negli ultime tempi,
contano i fratelli, passa ore immobile, sul ponte della ferrovia a guarda passare i convogli). Accanto all' incedere della Storia nel film di Weiss 'è un passaggio incrociato di misure temporali, la narrazione lineare degli eventi da una parte, dall'altra il percorso a ritroso che compie la memoria dell'autore nel ripescare dall'infanzia ano spaccato di vita che si concentra su due figure-chiave: lo zio, ricco ginecologo, ebreo, uomo raffinato, amante della letteratura e della musica quella moglie così diversa, goffa, ignorante, che era stata a lungo la sua donna di servizio. Emil soggiorna presso di loro, in campagna, quando ancora Martha è la paziente tuttofare di casa, è presente quando lo zio la porta i Praga in qualità di futura moglie, fra il risentimento aperto delle sorelle. Assiste alla trasformazione, anche umiliante di Martha in brava signora ) borghese, con tanto di biancheria intima in seta, nuova dentatura ed un gran scoramento dipinto in volto. Ma la felicità domestica di Ernst e Martha perseguita con costanza dal dottore dalla prima notte del matrimonio, quando istruisce la sposa novella con la boccacciana iniziazione erotica di Alatiel - ha breve corso. Con l'occupazione gli ebrei cecoslovacchi vengono perseguitati. Lo zio è costretto a vendere tutto, va ad abitare a Praga con le sorelle che lo consigliano, per il bene della moglie, di rispedirla dai parenti ariani. Anche Emil viene allontanato, al ritorno è stato tutto distrutto. Lo zio deportato, non tornerà più. La buona, fedele Martha nel frattempo non avrà resistito al dolore della perdita. Martha ed io è un memoriale complesso e stratificato, un intreccio sapiente di storia minuta, narrata in tono quasi colloquiale, intimo, su cui si riverbera dallo sfondo la tragedia collettiva con i suoi sinistri bagliori. E poco importa in fondo conoscere la genesi dei due protagonisti, personaggi a cui una regia attenta conferisce spessore ed emblematicità: Ernst - a cui l'interpretazione di Michel Piccoli dà un tocco di francesissima classe - caratterizzato da un nobile ésprit de finesse e per contrasto Martha con il suo dimesso servilismo, Martha che si ribella solo davanti a quel decisivo atto di crudeltà che la separa dal marito. Marianne Sàgebrecht è brava, lo è molto più di quanto lasciassero intravedere le pur convincenti prove condotte sotto la guida di Percy Adlon: ha una intensità drammatica che le permette di competere con il disinvolto istrionismo di Michel Piccoli. Nel mettere in scena la struggente parabola di Martha ed Ernst, Jiri Weiss ha elaborato una forma classica, una drammaturgia forte, una struttura salda: e l'immagine che ne risulta (appena annerita dalla fotografia avara di luci di Viktor Ruzicha) è di grande qualità, essenzialità rigore.
Cristina Jandelli Vivi Cinema, n. 30-31, aprile-maggio 1991 |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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