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Domenica specialmente (La)


Regia:Tornatore Giuseppe, Giordana Marco Tullio, Bertolucci Giuseppe, Barilli Francesco

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Tonino Guerra; musica: Ennio Morricone, Produzione. Giovanna Romagnoli, Mario Orfini e Amedeo Pagani, per Basci Cinemat./Titanus/Paradis Film/Intermedias/Dusk Filmi Raideue Eurimages; distribuzione: Titanus; origine: Italia/Francia/Belgio; anno: 1991; durata: 105'.

Il cane blu
Giuseppe Tornatore

Fotografia: Tonino Delli Colli; montaggio: Mario Morra; scenografia: Francesco Bronzi; costumi: Beatrice Bordone; suono: Christian Vallais; interpreti: Philippe Noiret (Amleto, il barbiere), Nicola Di Pinto (il pastore); durata: 34'.

La neve sul fuoco
Marco Tullio Giordana.

Fotografia: Franco Lecca; montaggio: Sergio Nuti; scenografia: Gianni Silvestri; co
stumi: Metka Kosak; suono: Frank Stuys; interpreti: Maria Maddalena Fellini (Caterina), Chiara Caselli (la sposa), Ivano Marescotti (Don Vincenzo); durata: 26'.

La domenica specialmente
Giuseppe Bertolucci

Fotografia: Fabio Cianchetti; montaggio: Fiorella Giovannelli; scenografia: Nello Giorgetti; costumi: Mariolina Bono; suono: Stephane Kah; interpreti: Ornella Muti (Anna), Bruno Ganz (Vittorio), Andrea Prodan (Marco), Nicoletta Braschi (la ragazza della cabina); durata: 23'.

Le chiese di legno
Francesco Barilli

Fotografia: Gianni Marras; montaggio: Cecilia Zanuso; scenografia e costumi: Anna Fadda, suono: Alessandro Zanon, Giovanni Sardo; interpreti: Sergio Bini-Bustric (Rene), Betty Romani (la ragazza del sogno), Jean-Hugues Anglade; durata: 16'

Trama:C'è una giovane donna desiderata da due uomini incapaci di amarla; un "bruciante" segreto sepolto nella neve e nella confessione; un cane "brutto sporco e con i pidocchi" che mena al guinzaglio Amleto, il barbiere. Romagna non è soltanto la Rimini dei turisti e delle discoteche, dove in certe notti d'estate chiese di legno galleggianti accendono il mare con mille candele.

Critica (1):Quel ruolo di gran provocatore, suggeritore, autocontestatore del cinema romano che fu svolto entusiasticamente per decenni dall'emiliano Cesare Zavattini, oggi è stato assunto dal romagnolo Tonino Guerra. È strano che non si sottolinei abbastanza l'affinità fra questi due maestri: scrittori innanzitutto, ma anche pittori, sceneggiatori, politici o ruspanti e fabulatori instancabili. Due profeti contadini che celebrano, sull'arco di oltre mezzo secolo e a non troppi chilometri di distanza il trionfo di Strapaese (l'uno con Suzzara, l'altro con Santarcangelo), ma in una chiave planetaria non prevedibile ai tempi della famosa polemica con Stracittà. Arriva a buon punto, dunque, La domenica specialmente: un affettuoso monumento a cura di quattro giovani registi in gloria del patriarca Tonino, il quale ha subito sottratto l'incasso della "prima" a Rimini, destinandolo a finanziare una stupenda porta a vetri d Mario Ceroli per un'antica chiesetta sopra una roccia dentro il fiume Marecchia. Dalla piccola patria dove è rientrato da qualche anno in operoso ritiro, accanto al lavoro cineletterario l'autore di "I cento uccelli" prosegue infatti una sua donchisciottesca battaglia ispirato all'ecologia e alla bellezza. Applicando alla vita della società una formula che è la stessa del grande cinema il pragmatismo della fantasia. Da "Il polverone" (magnifico libretto edito da Bompiani, che non si trova più: quando l'opera omnia di Tonino Guerra?) il film ruba traducendolo, il titolo di una breve poesia dialettale "La dmenga specialment" e ì raccontino "Il cane blu" che però si svolge in Oriente. È la storia del rapporto fra un uomo e un cane randagio, che diventa nella versione di Giuseppe Tornatore l'avventura del barbiere Philippe Noiret e del suo persecutore a quattro zampe tra il borgo e la campagna circostante. Dapprima l'uomo non vuol saperne del cane, poi il legame prende piede e infine... ma è meglio lasciar scoprire allo spettatore i risvolti d questa deliziosa mezzoretta di cinema, dove il regista di Nuovo Cinema Paradiso s'impone per il divertimento degli scambi d' occhiate fra i personaggi , per lo scoppiettare delle situazioni per la sapiente alternanza di sentimento e umorismo. Con qualche ellissi in più e un po' di musica in meno, Tornatore avrebbe realizzato un classico nella storia del film a episodi. Gli ulteriori capitoli derivano da scritti sparsi e l'ultimo da un'altra poesia, affidati a registi in grado di fare ciascuno il proprio dovere senza rinunciare a essere se stessi. In La neve sul fuoco (dal racconto '11 mattone") Marco Tullio Giordana narra la debolezza di un'anziana signora che per carenza affettiva spia gli amplessi della nuora con il figlio: calda, ispirata e travolgente la matura debuttante Maddalena Fellini, che non è l'unica connotazione felliniana dell'impresa. La domenica specialmente è un gioco dell'amore e del caso in cui, Giuseppe Bertolucci (che firma anche la cornicina del film) affronta, alla sua maniera elegante ed elusiva, il fallito tentativo di seduzione di Bruno Ganz su Ornella Muti, che gli preferisce il labile Andre Prodan e così il suo seduttore si consola con Nicoletta Braschi incontrata lì per lì. Significativo l'ultimo episodio diretto da Francesco Barilli: sulla riviera festaiola e rutilante di Romagna arrivano dal largo, come invocate dai dannati di un'inferno consumistico, "Le chiese di legno ardenti di migliaia di ceri. Si direbbe il "Rex" di Amarcord rivisitato da Tarkovski, ossia la somma di due esperienze creative compiute da Guerra al fianco di altrettanti giganti della regia. Qui le suggestioni, pur diverse, si fondono in una sola immagine: per dire che il mondo contemporaneo ha bisogno di concrete illusioni e potrebbe trovarle in una fantasmagoria dalla quale, più che un ritorno alla fede, trapela l'allarme, la paura e la pazzia.
Tullio Kezich Il Corriere della sera, 17/11/91

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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