RCL - Ridotte Capacità Lavorative
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Regia: | Carboni Massimiliano |
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Cast e credits: |
Soggetto: Alessandro Di Rienzo; sceneggiatura: Alessandro Di Rienzo, Paolo Rossi, Massimiliano Carboni; musiche: Gruppo Operaio; montaggio: Sara Pazienti; scenografia: Filippo Marranci, Barbara Carboni; interpreti: Paolo Rossi, Emanuele Dell'Aquila, Alessandro Di Rienzo, Davide Rossi, Daniele Maraniello, Biagio Ippolito, Marcello Colasurdo; produzione: A.M.I.-Agenzia Multimediale Italiana S.R.L. e Mauro Berardi; distribuzione: Iris Film; origine: Italia, 2010; durata: 75’. |
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Trama: | La fabbrica di Pomigliano d'Arco e il paese sono saliti agli onori della cronaca nazionale a causa del referendum interno dei dipendenti Fiat sulle nuove modalità contrattuali vincolate alla missione produttiva. Paolo Rossi è andato con una troupe in paese con un obiettivo: girare dei sopralluoghi per un film sulla classe operaia. Attraverso l'incontro con diverse personalità, Paolo ha finalmente chiaro il film che vuole fare e scrive una lettera al produttore: serve una astronave, Shakira e Nino D'Angelo che interpreta Karl Marx. Da un altro pianeta verranno a liberare la classe operaia di Pomigliano e del mondo. La produzione non può, o forse non vuole, accontentare Paolo Rossi cui non resta che una soluzione: un voto a Chaplin "Tu che con Tempi Moderni hai saputo raccontare la catena di montaggio, mandaci un' idea buona per raccontare il lavoro in fabbrica oggi". |
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Critica (1): | 'Ridotte Capacità Lavorative'. È una dicitura odiosa come solo il capitalismo, soprattutto italiano, perversamente innamorato delle definizioni – descrizioni inquietanti – sa inventare. Ma quell' 'RCL', titolo del film di Massimiliano Carboni per i testi e l'interpretazione di Paolo Rossi, lascia, come il film, spazio a tante interpretazioni, fatte di rabbia e nobile e popolare rassegnazione. (...) Il Paolo Rossi che qui è autore e attore, che è davvero a suo agio solo col prete 'sudamericano', accarezza col suo genio quello che non vuole essere né un reportage né un documentario, ma un film in progress. Vien voglia di vederne un altro, di portarlo in giro per l'Italia, per spiare i nostri lavori in corso. Perché l'insostenibile leggerezza di Paolo Rossi è un arma potente contro l'ingiustizia civile, sociale e morale. E perché se una risata ci seppellirà, poi tutti finiremo in una cassa. Integrazione.
Boris Sollazzo, Liberazione, 10/12/2010 |
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Critica (2): | La risposta di Pomigliano ad Avatar, un film che parte dalla città del conflitto per far capire cos'è oggi l'Italia, la fantascienza surreale: forse un po' troppe aspirazioni per Ridotte capacità lavorative condotto da Paolo Rossi in uno dei luoghi conflittuali del nostro paese, spia di contraddizioni più generali. Si potrebbe piuttosto parlare di un on the road, di sopralluoghi surreali che l'attore conduce con la sua compagnia ad incontrare i personaggi chiave della città come gli operai, i protagonisti della vicenda. O come il sindaco che commenta la votazione operaia e pensa che i no sarebbero stati di meno e in quanto medico non sa bene dire cosa comporti in fatto di salute la catena di montaggio, non l'ha mai provata (come del resto neanche il suo amico della Fiom, dice). Si incontra anche il parroco ("lei mi sembra un prete sudamericano" commenta Paolo Rossi) che analizza il passaggio tra la civiltà contadina e le illusioni dell'industrializzazione, il sindacalista che tra le palazzine costruite dagli architetti razionalisti dell'epoca del fascismo parla del clima che ha montato la Fiat e il sindaco al momento del referendum, del servizio investigativo aziendale volto a scoprire chi si è opposto al piano aziendale e in particolare sui 16 impiegati (su 400) che hanno votato "no". Il sindacalista racconta del periodo di rieducazione: sono venuti i fratelli Abbagnale per parlare che si deve avere un obiettivo da raggiungere, hanno fatto vedere Ogni maledetta domenica con Al Pacino dove facevano vedere che c'è una squadra che deve vincere per dire che gli operai devono lavorare in un certo modo. "Non avere un tono da Report" avverte Paolo Rossi a uno del suo gruppo di cineasti musicanti e dal tono disinvolto e scanzonato si vengono a sapere cose come la natura dei "Rcl", figura particolare, i lavoratori che dopo un certo numero di anni hanno discopatie, problemi ai polsi ecc. Di solito li tolgono dalla catena e li mettono in una sede distaccata dove chiudono tutti quelli che danno fastidio sulle linee, i luoghi punitivi, una vecchia cosa che si faceva in Fiat (e non solo).
Silvana Silvestri, Il Manifesto, 10/12/2010 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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