Lettere di uno sconosciuto - Gui lai
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Regia: | Yimou Zhang |
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Cast e credits: |
Soggetto: dal romanzo di Yan Geling; sceneggiatura: Zou Jingzhi; fotografia: Zhao Xiaoding; musiche: Chen Qigang; montaggio: Meng Peicong; Mo Zhang; scenografia: Lin Chaoxiang, Liu Jiang; interpreti: Gong Li (Feng Wanyu), Chen Daoming (Lu Yanshi), Zhang Huiwen (Dan Dan), Tao Guo (Direttore della squadra della propaganda), Liu Peiqi (Compagno Liu), Zu Feng (Istruttore Deng), Yan Ni (Direttrice Li); produzione: Le Vision Pictures, in associazione con Wanda Media Co. Ltd-Edko Beijing Films Limited-Helichenguang International-Culture Media (Beijing) Co. Ltd-Zhejiang Huace Film&Tv Co. Ltd; distribuzione: Lucky Red; origine: Cina, 2014; durata: 111’. |
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Trama: | Siamo nella Cina della seconda metà del novecento, quando la riforma promossa da Mao è già pienamente effettiva. Lo sanno bene Lu Yanshi e Feng Wanyu, marito e moglie separati dall'intervento della polizia politica, che spedisce l'uomo - un insegnante - nei campi di lavoro. Quando la Rivoluzione Culturale è ormai agli sgoccioli Lu Yanshi viene liberato e rimandato a casa, ma i traumi di una lunga separazione unito al tradimento vigliacco della figlia della coppia (che a suo tempo consegnò il padre ai suoi carcerieri) hanno compromesso definitivamente la salute mentale della moglie che non lo riconoscerà mettendolo alla porta. Estraneo in seno ad una famiglia distrutta, Lu Yanshi è però deciso a far rivivere il loro passato e a risvegliare i ricordi della moglie... |
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Critica (1): | Ogni storia d'amore al cinema da oggi si deve confrontare con questa di Lettere di uno sconosciuto, firmata da uno Zhang Yimou tornato al melodramma. Il film, in sala dal 26 marzo con Lucky Red e già passato fuori concorso alla 67ma edizione del Festival di Cannes, è un capolavoro di estetica e sentimenti e ha come protagonista una straordinaria Gong Li insieme ad un altrettanto straordinario Chen Daoming.
Il regista di Lanterne rosse torna insomma al suo vecchio amore dopo tanti film commerciali e lofa con una storia d'amore, delicata, lunga, rarefatta e disperata.
Si parte con una vicenda qualsiasi di una coppia felice, Lu Yanshi (Chen Daoming) e Feng Wanyu (Gong Li), con tanto di figlia. Ma lui è un uomo colto, un pericolo per la Rivoluzione culturale, anche se ormai alla fine. E così l'uomo viene mandato in un campo di lavoro come un prigioniero politico qualsiasi. La moglie, però, gli resta fedele, mentre la figlia, cresciuta con il libretto rosso di Mao, guarda inizialmente con sospetto al padre che neppure conosce.
Una volta rilasciato nel corso degli ultimi giorni della Rivoluzione culturale, Lu torna a casa. Ma c'è qualcosa di cambiato. Ritrova sua figlia, che scoprirà averlo tradito, e soprattutto la sua amata moglie. Ma c'è un problema non da poco: Feng ha perso la memoria, non lo riconosce. Ogni giorno 5 del mese la donna, con qualsiasi tempo, va ad aspettarlo alla stazione, ma torna sempre più triste a casa. L'uomo fa di tutto per affrontare la situazione, ma non riesce a sbloccare l'amnesia della donna. Alla fine riuscirà, però, con la pazienza degli innamorati, a diventarle amico e, alla fine, in maniera paradossale, anche ad accompagnarla alla stazione il 5 di ogni mese ad aspettare se stesso.
Francesco Galli, La Gazzetta del Mezzogiorno, 15/3/2015 |
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Critica (2): | Una storia d’amore straziante ambientata negli ultimi anni della Rivoluzione Culturale a Pechino. Lettere di uno sconosciuto segna il ritorno a casa (il titolo internazionale è Coming home) di Zhang Yimou, regista che in Cina è stato, negli anni, prima inserito nella lista nera, poi considerato artista politicamente “redento”, tanto da dirigere la cerimonia delle Olimpiadi 2008. Il film — presentato l’anno scorso a Cannes e in sala dal 26 marzo — segna anche, per il cineasta 64enne, il ritorno del sodalizio con la musa Gong Li: otto film insieme da Lanterne Rosse a La città proibita.
Ispirato al romanzo di Yan Geling "The criminal Lu Yanshi", racconta di un’insegnante che vive con la figlia adolescente. La ragazza non ricorda il padre, intellettuale dissidente spedito nei campi di lavoro. E quando l’uomo evade per tornare a casa lo denuncia per un posto alla ribalta da ballerina. Quando moglie e marito s’incontrano alla stazione, lui viene arrestato e lei cade, perdendo la memoria. Quando, anni dopo, l’uomo è rilasciato e torna a casa, lei lo aspetta alla stazione, ma non lo riconosce. E lui tenta ogni espediente per farsi riconoscere.
Yimou, l’amnesia della protagonista è un po’ quella della Cina rispetto a un passato doloroso. Anche se la storia viene dimenticata, il trauma resta...
«Quello della Rivoluzione Culturale è un argomento ancora sensibile nel mio paese. Perciò ho voluto scegliere una prospettiva molto personale. Le vicende di una singola famiglia per riflettere la società cinese di quell’epoca. Dal punto di vista stilistico, il film appartiene alla mia cultura personale ma anche alla tradizione cinese: basta guardare alla pittura, che ha una struttura minimalista eppure rappresenta una grande bellezza».
Racconta un’epoca che le appartiene.
«Sono cresciuto nello stesso periodo del protagonista. Non ho avuto le sue stesse esperienze, ma nel film ci sono momenti, eventi, sentimenti che ho vissuto. Come la figlia, ho lavorato in una fabbrica tessile, per sette anni. Ho fatto io da istruttore all’attrice ».
Come ha cambiato il romanzo di Yan Geling?
«Il libro dava grande spazio alla Rivoluzione, a come si erano innamorati i personaggi. Ma avrei affrontato troppi problemi con la censura».
Oggi come funziona la censura?
«Il primo passo è l’invio della sceneggiatura al governo per la pre-approvazione. Durante la produzione emissari controllano la situazione. Dopo le riprese si raffronta il risultato con il copione presentato e una commissione di funzionari decide cosa va tagliato o cambiato. Il regista non è presente».
Com’è stato tornare sul set con Gong Li?
«Ci siamo ritrovati come due vecchi amici, in un rapporto pieno di fiducia. Lei si affida a me per quanto riguarda la sua immagine, io a lei per la recitazione. Ha speso due mesi incontrando donne che avevano vissuto questo tipo di esperienza, è tornata preparata e piena di idee». (...)
Arianna Finos, repubblica.it, 19/3/2015 |
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