Sul quarantacinquesimo parallelo
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Regia: | Ferrario Davide |
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Cast e credits: |
Ideazione: Davide Ferrario; immagini: Marco Preti (Mongolia), Massimiliano Trevis (Italia); montaggio: Claudio Cormio e Valentina Girodo; testi: Gianni Celati, Davide Ferrario, Giovanni Lindo Ferretti; colonna sonora: tratta da “Tabula Rasa Elettrificata” dei C.S.I. Consorzio Suonatori Indipendenti; produzione: Colorado Film Production/Dinosaura; durata: 50’ circa. |
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Trama: | Davide Ferrario e i C.S.I. sono un esempio originale ed estremamente ricco di collaborazione tra un regista e un gruppo musicale, non solo per le partecipazioni di Giovanni Ferretti (cantante e frontman del gruppo) in tutti i lungometraggi di Ferrario. Il punto di partenza è "Materiale resistente", il progetto multimediale disco/concerto/film/libro concepito in occasione del cinquantenario della Liberazione che ha avuto un grandissimo successo di pubblico e di critica. I C.S.I. hanno poi curato la colonna sonora originale di Tutti giù per terra, l’ultimo film di Ferrario, che è stato uno dei “casi” dell’ultima stagione. La soundtrack dei C.S.I., oltre a un eccellente risultato di vendite, è stata premiata con il “Ciak d’Oro” come miglior colonna sonora dell’anno. "Sul Quarantacinquesimo parallelo" si pone come il vertice di un’ideale trilogia in cui la musica non ha mai fatto da semplice “supporto” alle immagini, ma diviene parte integrante del senso della messa in scena. I C.S.I. - Consorzio Suonatori Indipendenti sono la continuazione dei disciolti CCCP, al cui nucleo storico (Giovanni Ferretti e Massimo Zamboni) si aggiunsero nel 1991 Gianni Maroccolo, bassista e autore; Francesco Magnelli, arrangiatore e Giorgio Canali, tecnico del suono – tutti provenienti dall’entourage dei Litfiba. Insieme si esibiscono in una tournée intitolata Maciste contro tutti, alla fine della quale, invece di sciogliersi – come preventivato – i cinque si ritirano in Bretagna per comporre e incidere il loro primo CD, Kodemondo, per la Black Out/Polygram. Il successo del disco porta quasi immediatamente a un live, In quiete. Nel 1996 esce Linea Gotica, opera celebrata dalla critica come il disco più bello e complesso del gruppo. Dopo una tournée estiva con Jovanotti, è di imminente uscita il nuovo CD ispirato al viaggio in Mongolia, Tabula Rasa Elettrificata. I C.S.I. sono: Giovanni Lindo Ferretti (voce); Giovanni Maroccolo (basso); Francesco Magnelli (tastiere); Massimo Zamboni (chitarra); Giorgio Canali (chitarra); Ginevra Di Marco (voce); Gigi Cavalli Cocchi (batteria). |
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Critica (1): | In viaggio
La prima idea cominciò ad essere discussa dopo Materiale resistente e dopo Tutti giù per terra. Il progetto prevedeva che i C.S.I. registrassero un nuovo CD in Mongolia, dopo un viaggio in treno in Transiberiana. Proposi di seguire il viaggio con una piccola troupe e di filmare la registrazione del CD e i concerti che i C.S.I. avrebbero tenuto a Ulan Baator. Oltre, naturalmente, a portare a casa una grande quantità di materiale documentario su quelle regioni suggestive e poco filmate che, per qualche ragione, colpivano il nostro immaginario comune. Tutto si fermò per una questione di permessi governativi. Quando i permessi arrivarono, nell’estate del 1996, io mi trovavo impegnato nella preparazione di Tutti giù per terra. D’altra parte, solo Giovanni Ferretti e Massimo Zamboni, tra i C.S.I., avevano deciso di partire. Lungi dall’abbandonare l’idea, mi interrogai sul senso di quel viaggio e mi resi conto che il mio viaggio non era quello materiale, ma quello virtuale del film che avrei voluto girare. E che anzi la separazione tra me e Ferretti/Zamboni apriva uno spazio forse ancora più interessante di ricerca: una specie di diario di fine millennio tra Oriente e Occidente, tra qui e altrove, tra nomadismo e stanzialità. Idea rafforzata dalla scoperta geografica che il deserto del Gobi è attraversato dal quarantacinquesimo parallelo, lo stesso che corre per la pianura padana: casa mia, e anche quella dei C.S.I. Il quarantacinquesimo parallelo è di per sé un luogo arcano: rappresenta l’esatta metà dell’emisfero nord, a mezza via tra Polo ed Equatore. Contattai Marco Preti, operatore e filmaker, che si aggregò al viaggio in Mongolia. E io cominciai a girare la pianura con una 16mm, semplicemente guardandomi attorno, immaginando talvolta di essere una troupe mongola in Europa. Su questo paradosso ho coinvolto pian piano gli amici-complici come lo scrittore Gianni Celati e il regista-fotografo Attilio Concari. Ferretti e Zamboni tornarono carichi di idee e suggestioni. Si chiusero insieme agli altri del gruppo in un agritur dell’Appennino reggiano per comporre il nuovo disco. Io mi installai al piano di sopra con un AVID e cominciai a montare. Ogni giorno io scendevo ad ascoltare la musica e loro salivano su a vedere le immagini. Il risultato è Tabula Rasa Elettrificata, il nuovo disco, e Sul Quarantacinquesimo parallelo, questo film che ne usa le canzoni come spina dorsale. Il film è quanto più lontano si possa immaginare da un film-concerto. I C.S.I. non vi suonano una sola nota live. Non è nemmeno un documentario su qualcosa. È un viaggio in uno spazio che si è creato tra la realtà e la fantasia di tutti coloro che sono stati coinvolti. Che è, precisamente, il luogo in cui esiste il cinema.
Davide Ferrario |
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Critica (2): | Prendete un mappamondo e individuate il quarantacinquesimo parallelo Nord, a metà strada esatta tra l’equatore e il polo. Seguitelo partendo da Torino, la città di Tutti giù per terra, verso Est, attraversate la Pianura Padana, proseguite per un bel po’ e vi ritroverete in Mongolia. Davide Ferrario a questa linea immaginaria deve essere particolarmente affezionato. Aveva scritto una dozzina di anni fa la sceneggiatura di 45° parallelo, un film di Attilio Concari, fotografo e regista, che ricompare, intervistato, in questo lavoro. Adesso approfitta di un viaggio in Mongolia di due dei componenti dei C.S.I. (la voce Ferretti e la chitarra Zamboni; il terzo resta a casa, al fresco, con i piedi a mollo in una piscina da bambini) per tirare un parallelo, lungo il quarantacinquesimo parallelo, tra la pianura emiliana e le steppe mongole. (E cos’altro è la Pianura Padana se non una steppa pelata, intensamente e interamente coltivata a cereali?) I due musicisti C.S.I. (ex CCCP) viaggiano da Mosca a Ulan-Bator in treno per cinque giorni, poi girano per le ondulate e immense distese del Gobi alla ricerca di paesaggi, persone, suoni. I C.S.I., in Mongolia, a caccia di suoni per il loro Tabula Rasa Elettrificata; Ferrario, in giro per l’Emilia, la terra dove i comunisti regnano ancora, a incontrare strani esemplari della razza umana. In Mongolia, i C.S.I. scoprono, in una yurta, un giovane che canta con un’incredibile voce metallica, accompagnandosi alla chitarra su due sole note ripetute. In Emilia, Ferrario incontra un giovane chioccolatore che sa imitare in maniera perfetta i versi di tutti gli uccelli. Entrambi, cantante mongolo e chioccolatore padano, da applauso. Altri incontri emiliani: un signore settantenne che non si è mai spostato di casa e che conosce cento lingue asiatiche; poi Gianni Celati, romanziere, raccontatore di storie, camminatore di pianura, che racconta di un battaglione di soldati mongoli isolati in Appennino, nel 1945, che con la ritirata tedesca non trovano ponti per passare il Po, fanno una gran festa, cantano, bevono, poi all’alba si buttano col camion nel fiume. Altri incontri in Mongolia: i lottatori di una particolare specie di lotta che passano ore e ore a studiarsi, fino a notte fonda, fino a che uno dei due, ed è un attimo, afferra l’altro. E ancora, in Emilia, un sollevatore di pesi che ha alzato un bilanciere di 525 chilogrammi. Accostati insieme padani e mongoli, ne viene fuori una lezione di etnologia comparata del vicino e del lontano. E non è detto che sia il lontano ad essere più strambo e singolare: anche qui da noi sappiamo difenderci. Qui come là, gli uomini sanno essere straordinari. Ottima idea, questa di Ferrario, di girare, tra un film e l’altro, fuori da schemi e regole, lavori compositi, dai confini, geografici e stilistici, irregolari. Se in Tutti giù per terra Ferrario rendeva viva una storia di ordinario e consapevole smarrimento grazie ad una messinscena allegra, mossa e imprevedibile, qui, sul quarantacinquesimo parallelo, mette in scena l’imprevedibilità del mondo in modo ugualmente imprevedibile. Un altro passo avanti per un regista che cresce a vista d’occhio.
Bruno Fornara, Cineforum n. 367, settembre 1997 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Davide Ferrario |
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