Full Time - Al cento per cento - À plein temps
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Regia: | Gravel Eric |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Eric Gravel; fotografia: Victor Seguin; montaggio: Mathilde Van de Moortel; musica: Irène Drésel; interpreti: Laure Calamy, Anne Suarez, Geneviève Mnich, Nolan Arizmendi, Sasha Lemaitre Cremaschi; produzione: Novoprod Cinema, France 2 Cinéma; distribuzione: I Wonder Pictures; origine: Francia, 2021; durata: 85’. |
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Trama: | Decisa a fare il possibile per crescere i suoi due figli in campagna, Julie lavora nel frattempo in un lussuoso albergo parigino. Quando ottiene finalmente un colloquio per un lavoro nel quale aveva da tempo riposto le proprie speranze, scoppia uno sciopero nazionale che paralizza il sistema dei trasporti pubblici. Il precario equilibrio che la donna ha costruito è messo a repentaglio. Julie ingaggia quindi una corsa frenetica contro il tempo, rischiando di vacillare. |
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Critica (1): | Full Time - Al cento per cento di Eric Gravel, vincitore all’ultima Mostra di Venezia del Premio Orizzonti per la miglior regia e la miglior interpretazione femminile, inizia con i dettagli fisici della sua protagonista dormiente. Catturati dalla più drastica prossimità, i contorni e le forme del corpo si astraggono, frammentano il fisico in più parti, lo alienano dalla sua sembianza umana.
Visto da questa prospettiva iperrealista, il riposo di Julie (Laure Calamy) assume un valore sacrale e originario. Quello rappresentato dall’incipit, sarà un oggetto del desiderio impossibile per la protagonista del film, non tanto perché si narra il riposo, di tempo per sé, quanto per la messa in scena di un tempo vuoto, non occluso dal lavoro o reciso dal montaggio.
Il film parla proprio del soffocamento temporale che affligge la vita di Julie, una madre divorziata e lavoratrice alle prese con le difficoltà di una routine oberata dai turni sfiancanti all’albergo di lusso in cui lavora a Parigi e dall’accudimento dei due figli nella periferia in cui vive. Quello della donna di servizio è un lavoro necessariamente in presenza, manuale e maniacale, rappresenta la garanzia di qualità dell’albergo, una dimensione domestica a tempo, dove vediamo Julie ripresa in ariose inquadrature d’insieme. Tornerà a rifrangersi in cupi piani ravvicinati o medi, nelle scene notturne della sua casa nell’hinterland parigino, un focolare sotto-privilegiato, quasi rupestre in confronto alle ambizioni di Julie, un contesto domestico anch’esso coattamente a tempo.
La sua giornata è messa ulteriormente alla prova da una coincidenza drammatica, il massivo sciopero dei trasporti che ha paralizzato la Francia tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. Quello di Julie diventa un avventuroso e disperato pendolarismo dell’eroe che cadenza la narrazione in una serie di ostacoli concreti, tragici nella loro abitudinarietà. Come in parte avveniva in Sorry We Miss You di Ken Loach ma anche in Sole Cuore Amore di Daniele Vicari, la corsa contro il tempo e l’arrivare in orario, archetipi di una scrittura tensiva che coinvolga lo spettatore e al contempo precetti produttivi basilari della modernità, affiorano da uno sguardo devotamente realista verso la severità del contesto lavorativo narrato.
Quest’opera, si innesta quindi a pieno titolo in un filone cinematografico europeo che guarda al mondo del lavoro con un approccio politico e sociale acuto, non ovvio, che parte da tutta la filmografia di Loach, passa per i fratelli Dardenne e approda a Brizè con l’appena conclusa trilogia sul mondo del lavoro.
Eric Gravel aggiunge al canonico approccio realista una vivacità dovuta alla radicalizzazione dei fattori di fallimento per la sua protagonista. Proprio per questo Full Time - Al cento per cento è senza fiato, ritmato, quasi frenetico nel suo passare senza pause da un’azione all’altra. Il montaggio ellittico recide le parti iniziali e conclusive delle azioni, restituendo l’alienazione da tempo pieno di Julie. La protagonista non si concede al facile rischio della riflessività, del lirismo intimista, è laconica verso lo spettatore, fedele anche se sempre più recalcitrante alla sua dimensione di vettore, funzione sociale, agente deputato al solo compimento del dovere. L’affaticata routine di Julie nega al suo sorgere anche una deviazione romance quando dirompe inaspettatamente. La sua giornata si astrae in una successione operativa che riecheggia l’alienata coreografia chapliniana, qui seguita senza sosta da una macchina che pedina la sua protagonista.
Insomma, la narrazione tutta aderisce e restituisce la condanna che affligge la protagonista. Gravel, coglie con acume il paradosso della performatività imposta all’esistenza che scinde il nucleo domestico, astrae il tempo dell’individuo e erode la vita a poco a poco. Full Time - Al cento per cento ha il merito di raccontare questa erosione senza eccessi di pathos o drammatizzazioni, seguendo il ritmo affannato di una giornata feriale ma anche la lenta cadenza di un logoramento che può durare una vita intera.
Matteo Bonfiglioli, cineforum.it, 24/3/2022 |
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