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Which Way Is the Frontline From Here? The Life and Time of Tim Hetherington


Regia:Junger Sebastian

Cast e credits:
Fotografia: James Brabazon, Tim Hetherington, Sebastian Junger; montaggio: Geeta Gandbhir, Maya Mumma; colonna sonora: Joel Goodman; interpreti: Chris Anderson, Peter Bouckaert, James Brabazon, Guillermo Cervera, Alistair Hetherington, Tim Hetherington, Victoria Hetherington, Idil Ibrahim, Sebastian Junger, Andre Liohn, Daniel Meadows, Katie Orlinsky, Dante Paradiso, Marcus Rose; produzione: Goldcrest Films International; distribuzione: I Wonder Pictures; origine: Usa, 2013; durata: 78’.

Trama:Poco dopo l'uscita del documentario Restrepo (2010), il fotografo di guerra e regista Tom Hetherington è stato ucciso in Libia. Il collega Sebastian Hunger ripercorre il lavoro di Hetherington nei campi di battaglia di tutto il mondo - concentrandosi soprattutto sul periodo che ha trascorso con l'esercito dei ribelli durante la guerra civile in Liberia e Libia - per mostrare come abbia cercato di trascendere i limiti delle immagini guidato sempre dalla tentativo di mostrare la "verità" e non dalla ricerca dell'azione o dell'immagine di effetto, diventando un maestro nel suo campo.

Critica (1):Hetherington ha lavorato in zone complesse, specialmente in Africa Occidentale: il suo non era il classico lavoro di fotografo, ma andava ben oltre, sia dal punto di vista estetico, sia da quello umano, perché oltre la ricerca della verità oggettiva alla base del suo lavoro c’era il concetto di intimità con il soggetto fotografato, un totale coinvolgimento emotivo che non si limitava semplicemente a documentare. È Hetherington stesso che spiega di fronte alla telecamera di Junger che per creare qualcosa che funzioni sul piano espressivo è necessaria una consapevolezza verso la situazione e la persona che si sta fotografando.
Il giovane Tim, sempre in giro per la Gran Bretagna, a causa del lavoro del padre, non si è mai perfettamente integrato nelle città dove ha vissuto, nonostante il suo carattere accomodante e socievole; sapeva comunicare a tutti livelli, e per questa sua versatilità inizia a viaggiare, immergendosi completamente nelle realtà che visitava; piano piano capisce che la fotografia, che inizia ad apprezzare proprio durante i suoi viaggi, riesce a liberarlo dalla sua tendenza distruttiva; inizia a seguire la squadra di calcio della Liberia, composta da ex combattenti, in visita in Gran Bretagna: uno dei Paesi più poveri dell’Africa “incontrava” uno dei Paesi più ricchi del mondo, questa contraddizione appassionò così tanto il fotografo che i giocatori gli chiesero di seguirli con il suo obiettivo anche una volta tornati in patria. Si trattava di fotografare il calcio in un Paese reduce da un duro regime: il reportage Healing Sport (2003) diventa così un racconto fotografico di guerra, attraverso lo sport.
Si trasferisce in Sierra Leone e lavora a Freetown in una scuola frequentata dai bambini accecati brutalmente dai ribelli del regime; torna in Liberia, per aggregarsi al gruppo di giovani (anche adolescenti) ribelli decisi a raggiungere la capitale Monrovia per catturare il dittatore di uno dei più temuti regimi dell’Africa Occidentale: l’indignazione morale di Tim si intreccia con le storie di questo gruppo di giovani, così appassionati dalla teatralità della guerra. Sarà poi Hetherington a confessare ad un suo amico che arriva un punto in cui la guerra diventa la tua realtà, non è più una cosa strana, ma è quello che uno vive e respira ogni momento, e fa sì che gli uomini siano solidali e fraterni l’uno con l’atro: Tim, “armato” di una Reflex adatta per la ritrattistica (di quelle che fanno foto dal formato quadrato) inizia a parlare con i suoi soggetti, che non sono soltanto soldati, ma civili che rischiano la vita tutti i giorni, cercando di rendere attraverso le sua foto la natura umana.
Si sentiva un privilegiato, come ripeteva spesso ai suoi genitori quando tornava a casa, ma restò in Africa per otto anni, lavorando come attivista, reporter, mentore e insegnante: “il mio scopo è raggiungere le persone con le idee e mostrare loro il mondo”.
Nel 2010 esce Restrepo, vincitore del Sundance Film Festival e candidato Oscar, girato nell’omonimo avamposto afghano dove Hetherington ha convissuto durante la guerra insieme ad un gruppo di soldati statunitensi; Tim lo descrive come un posto bellissimo; una delle sue fotografie si intitola proprio Man Eden, un paradiso dove gli uomini possono vivere liberi dalle norme sociali, un luogo dove, grazie alla guerra, hanno la possibilità di volersi bene e aiutarsi l’un l’altro. Ed è per questo che Hetherington dal Red Carpet prende il volo per la Libia, dove troverà la morte a Misurata insieme ad altri quattro fotoreporter.
Which way is the front line from here? The Life and Times of Tim Hetherington è l’omaggio di Sebastian Junger all’amico Tim, la cui ricerca della forza che lega gli uomini anche in situazioni difficili lo ha sempre spinto verso la prima linea.
Anna Quaranta, taxidrivers.it, articolo sul Biografilm Festival.

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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