Italiani veri
| | | | | | |
Regia: | Raffaini Marco, Mello Marco, Ligabue Giuni |
|
Cast e credits: |
Soggetto e sceneggiatura: Marco Raffaini; fotografia: Marco Mello; musiche: Regipsy Jazz Ensemble; con: Robertino Loreti, Toto Cutugno, Albano Carrisi, Enzo "Pupo" Ghinazzi, Gian Piero Piretto, Aleksandr Danilevskij, Mikhail Cherchik, Tat'jana Bulanova, Julija Mikhal'chik, Svetlana Svetlkova, Diana Gurtskaja; produzione: Marco Raffaini, Marco Mello, Giuni Ligabue; origine: Italia, 2013; durata: 66’. |
|
Trama: | Attraverso interviste ad alcuni dei cantanti italiani più famosi nei paesi dell'ex URSS e ai loro fans, viene indagato il fenomeno della popolarità della musica leggera italiana nell'ex Unione Sovietica dall'apparizione di Robertino Loreti negli anni Sessanta fino ai giorni nostri. |
|
Critica (1): | In Unione Sovietica si censurava tutto. Ma proprio tutto, tranne un programma, promosso e diffuso. Il Festival di Sanremo. Perchè? Lo rivela Marco Raffaini in questo film ricco e curioso, uno sguardo del tutto originale sull'amicizia italo-russa. Scopriamo cosi` che Pupo scrisse Lidia a Mosca, in onore di un'amante russa che un fidanzato geloso lo obbligo` ad abbandonare. E che Valentina Tereshkova, prima donna cosmonauta, colmava il silenzio delle sue missioni spaziali ascoltando le canzoni di Robertino Loretti. Che i Cutugnisti, i fan "filologi" di Toto Cutugno, non sono italiani. E che, per i dissidenti, esiste una versione russa di Felicita` in cui la hit di Al Bano e Romina è stata riletta in chiave antisovietica.
gazzettadiparma.it |
|
Critica (2): | Robertino Loreti è un po' il Sixto Rodriguez italiano. Come il protagonista del documentario premio Oscar Sugar Man [+], musicista ignorato in patria e idolo nazionale in Sudafrica, Loreti (foto) era pressoché sconosciuto in Italia quando adolescente cominciò a cantare negli anni '60, eppure c'era un paese in cui le sue canzoni le cantavano tutti, e che molti anni dopo lo accolse neanche fosse John Lennon: l'Unione Sovietica. Di lui, e di altri eroi della musica nazionalpopolare italiana come Albano, Toto Cutugno e Pupo acclamati in Urss, si parla in Italiani veri, lo spassosissimo documentario firmato da Marco Raffaini, Marco Mello e Giuni Ligabue, presentato in anteprima mondiale al Biografilm Festival di Bologna (…), nel concorso riservato ai film italiani.
Per lo spettatore italiano, i tanti aneddoti raccontati nel doc hanno dell'incredibile. Nell'Unione Sovietica in cui si censurava tutto ciò che provenisse dall'Occidente, un solo programma era ampiamente diffuso e promosso: il Festival di Sanremo. E del festival della canzone italiana, negli anni '80, i paladini erano proprio cantanti come Albano, Toto Cutugno e Pupo, entrati così nelle case e nel cuore del popolo russo. Scopriamo così che Felicità, hit di Albano e Romina Power, era diventata quasi un inno nazionale, di cui vennero fatte varie versioni, tra cui una in chiave antisovietica; che esistono i Cutugnisti, fan "filologi" di Toto Cutugno che hanno imparato l'italiano sui suoi testi; che Il ballo del qua qua (sempre di Albano e Romina) risuonava nei campi estivi dei giovani sovietici; e che la prima donna cosmonauta, Valentina Tereshkova, voleva una sola cosa a tenerle compagnia durante le sue missioni spaziali: le canzoni di Robertino, ribattezzato perciò "il cantante delle stelle".
La musica italiana era simbolo di libertà, quella leggera, ma non solo: i sovietici impararono ad apprezzare anche cantautori come Paolo Conte, Angelo Branduardi e Fabrizio De Andrè, rivelando così una profonda amicizia italo-russa, rafforzata dalla presenza in Italia di un solido Partito Comunista. Se poi nomini Adriano Celentano, agli intervistati si illuminano gli occhi. Sono proprio loro, i fan russi, con la loro simpatia, il fulcro del documentario: "I cantanti italiani sono in secondo piano", spiega Raffaini, "il film è soprattutto un omaggio ai russi, un bello spaccato sociale dell'Unione Sovietica". Italiani veri sarà presentato al prossimo Festival di San Pietroburgo in settembre. "Vorremmo portarlo anche in Kazakistan", dice, "lì c'è pure Son Pascal, che è diventato una pop star". Son Pascal è un cantante 27enne e il suo vero nome è Pasquale Caprino. Italiano, ovviamente.
Vittoria Scarpa, cineuropa.org |
|
Critica (3): | Italiani veri è un documentario sullo straordinario successo della canzone italiana in Russia e negli altri paesi dell’ex URSS negli ultimi 50 anni.
Frequentando la Russia ci si rende conto di quanto grande sia la conoscenza e la simpatia che la musica leggera italiana incontra in quel paese e dell’intensità dei sentimenti che questa provoca tra persone dei più diversi strati sociali e delle più diverse generazioni.
La narrazione parte dall’inizio degli anni 60, quando la voce di Robertino, il bambino prodigio, che all’epoca aveva dodici anni, entra in Unione Sovietica e si diffonde fino a fargli vendere più di 50 milioni di dischi.
La sua popolarità è talmente grande che Valentina Tereshkova, la prima donna cosmonauta, chiede di poter ascoltare le sue canzoni a bordo della navicella spaziale, mentre in occasione di un incontro di calcio a Mosca tra le nazionali di URSS e Italia, gli altoparlanti dello stadio diffondono, prima dell’esecuzione degli inni nazionali, una canzone di Robertino.
Negli anni 80 la televisione sovietica inizia a trasmettere ogni anno la serata finale del festival di Sanremo, vera e propria finestra sul “libero” Occidente e le canzoni italiane di musica leggera possono essere ascoltate senza censure, a differenza di quanto avveniva con i maggiori gruppi rock inglesi e americani.
Questo fa sì che la fama dei cantanti italiani più rappresentativi (Toto Cutugno, Adriano Celentano, Al Bano e Romina Power, Pupo, Ricchi e Poveri, Riccardo Fogli, per citarne solo alcuni) si propaghi massicciamente in ogni angolo di un paese sconfinato.
Agli anni 80 risalgono anche le prime esibizioni dal vivo dei cantanti italiani in Unione Sovietica, davanti a stadi e palazzetti esauriti.
Oggi, a più di vent’anni dal crollo dell’Unione Sovietica, la loro popolarità resiste, grazie anche a una nuova veste, a un nuovo modo di proporsi: il duetto con artiste e artisti russi.
Il film ripercorre le tappe di questo successo, cerca di spiegarne il motivo e ne trova le radici nell’immenso favore che la cultura italiana gode tra la popolazione russa, che risale a ben prima della comparsa della musica leggera: basti pensare, come esempio, a quanti pittori e scrittori russi raccontarono l’Italia nell’Ottocento o alla diffusione che ebbero in Unione Sovietica i film del Neorealismo italiano.
Italiani veri si sviluppa attraverso interviste ai maggiori protagonisti di questo successo (Robertino, Al Bano, Pupo, Toto Cutugno), a cantanti russi e russe che hanno collaborato con loro (Tat’jana Bulanova, Svetlana Svetikova, Diana Gurtskaja), a esponenti della scena underground pietroburghese (Oleg Garkusha degli Auktsyon, Nikolaj Gusev degli Strannye Igry), a critici musicali, giornalisti, professori universitari e a semplici appassionati di musica italiana.
(Dal sito del film italianiverifilm.com) |
|
Critica (4): | |
| |
| |
|