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America - Love and sacrifice


Regia:Griffith David W.

Cast e credits:
Sceneggiatura: John Peli; soggetto e titoli: Robert W. Chambers; fotografia: G. W. Sintzenich; direzione artistica: Charles M. Kirk; montaggio: Rose e James Smith; aiuto regista: Herbert Sutch; interpreti: Neil Hamilton (Nathan Holden), Carol Dempster (Nancy Montague), Erville Alderson (Justice Montague), Lionel Barrymore (Walter Butler), Charles Emmett Mack (Charles Montague), Arthur Dewey (George Washington), Harry O'Neiil (Paul Revere), Louis Wolheim (Capitano Hare), Riley Hatch (Joseph Brant, Capo dei Mohawks); origine: USA; 1924; durata: 121'.

Trama:rievocazione storica della Guerra d'indipendenza americana (1775-83) che coinvolse circa tre milioni di coloni contro l'esercito coloniale britannico (tra cui diciassettemila mercenari tedeschi), i lealisti americani fedeli all'Inghilterra e alcune tribù indiane loro alleate. L'azione è concentrata sulle vicende di Nancy Montague e Nathan Holden, contrapposti ai malvagi Cap. Butler e Cap. Hare , lealisti.

Critica (1):Questo film, presentato per l'occasione dalle Figlie della Rivoluzione Americana, sarà ricordata come qualcosa di così eccezionale livello da poter essere considerata, da sola, come uno dei maggiori vertici mai raggiunti da Griffith. Impossibile dimenticare il modo in cui egli è riuscito a rappresentare la storica cavalcata di Paul Revere. Il pubblico era molto emozionato nel vedere come l'uomo, a dorso di cavallo, correva all'impazzata per quelle strade, sfuggiva agli ufficiali inglesi, superava muri e siepi, saltava - rimanendo incolume - pericolosi burroni e attraversava i boschi. Il pubblico ha trattenuto a stento la propria gioia quando l'eroe è riuscito a mettere nel sacco i suoi inseguitori, ed è scoppiato in un fragoroso applauso nel momento in cui uno dei cavalieri del Re è stato disarcionato mentre Paul Revere, veloce come il fulmine, riusciva a superare un ostacolo assai più difficile. Il pubblico raggiunge l'apice dell'entusiasmo proprio in questa sequenza, dove le inquadrature della parte anteriore e degli zoccoli del cavallo sono accompagnate da una musica travolgente.
È stato impossibile non commuoversi nella scena in cui il corpo di Charles Montague viene portato nella camera in cui il padre giace ammalato. Nancy Montague (Carol Dempster) desidera che il padre sia convinto che il fratello sia morto per la bandiera inglese, e tira fuori da una vecchia cassapanca l'Union Jack per coprire il suo corpo, facendo molta attenzione a che suo padre non si accorga di nulla. Nel corso di questa sequenza, nonostante il padre rappresentasse il nemico e i colori inglesi, il pubblico è rimasto in silenzio, sospirando. Sembrava che la gente provasse pietà e, sebbene si trattasse solo di una finzione cinematografica, il morto sembrava troppo vero perché ci fossero applausi oppure segni di disapprovazione.
I film diventano una cosa meravigliosa quando si possono ottenere gli effetti che Griffith ha saputo trovare nella rappresentazione della battaglia di Bunker Hill. Le uniformi sono splendide, e il perfetto addestramento dei soldati del Re contrasta magnificamente con gli sforzi degli uomini, vestiti di poveri stracci, accorsi a difendere la libertà. In queste scene Griffith ha davvero compiuto qualcosa di ammirevole. Ci sono inquadrature riprese in piano medio ed altre riprese, effettuate con lenti
a sei pollici, che danno veramente l'idea dell'intero campo di battaglia, con il risultato di rimpicciolire le figure degli uomini che combattono. In tutte queste sequenze, come del resto in tutto il film, la fotografia di Griffith suscita l'ammirazione di tutti. Egli ha ammorbidito i contorni dell'inquadratura come se questa fosse, in parte, simile ad un quadro; per questo, soprattutto in esterni, l'immagine sembra quasi in rilievo.
Lo spirito del '76 è benissimo ricreato e fatto risaltare con decisione e intelligenza. Il pubblico, da parte sua, potrà essere entusiasta degli effetti fotografici, che il suono e il colore non avrebbero resi migliori. Ieri sera, al cinema, sono state versate molte lacrime. Le signore, emozionate, sospiravano e singhiozzavano. Anche se dovessimo criticare l'eccessiva lunghezza della seconda parte di questo capolavoro, dovremmo confessare che la signora seduta accanto a noi teneva i pugni serrati, per paura che i due americani, entrati nella casa, fossero scoperti da Butler e dalla sua banda di assassini. Per un attimo abbiamo creduto che, quando i due sono stati catturati, la signora avrebbe urlato. E dopotutto, se la scena ha provocato questa reazione in una signora, può darsi benissimo che abbia impressionato molti altri nonostante i tempi lunghi della porzione finale. L'uomo di spettacolo emerge comunque prepotentemente nella scena in cui Butler manda a chiamare Nancy Montague. Butler le sorride con un ghigno cattivo, la tormenta, l'afferra per le braccia e le strappa infine un brandello di vestito. L'operatore ha colto con efficacia i momenti più significativi della lotta. Neil Hamilton, nella parte di Nathan Holden, il bell'eroe, è stato eccellente. Miss Dempster ha assolto con talento alla propria difficile parte, ma sembra talvolta essere sul punto di sorridere quando qualcuno accennava ad una smorfia di dolore. Può darsi che ciò sia stato fatto per ottenere un effetto che - in ogni caso - non ha dato l'impressione voluta. Nella scena in cui Miss Dempster sta per coprire il corpo del fratello con la bandiera inglese, l'attrice non avrebbe comunque potuto essere più brava.
Barrymore, nell'interpretazione di Butler, ha rispettato fino in fondo la parte del cattivo; Louis Wolheim, con il corpo nudo e il volto dipinto, è stato un diavolo molto espressivo. Il cast è, nel complesso, uno dei migliori che siano mai stati visti in un film di tale importanza. La battaglia di Bunker Hill e la cavalcata di Paul Revere compensano, da sole, le parti superflue della seconda parte di questo film, certamente una delle opere che più esalterà gli animi patriottici, come mai prima d'ora un film era riuscito a fare.
Anonimo, The Spirit of '76 in The New YorkTimes, 20/02/1924

Critica (2):

Critica (3):

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