Postino (Il) - Youchai
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Regia: | Jianjun He |
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Cast e credits: |
Soggetto: da un racconto di Chen Jiangong; sceneggiatura: He Jianjun; fotografia: Wu Di; montaggio: Liu Xiaojing; musica: Otomo Yoshihide; suono: Gu Yu; interpreti: Yuanzheng Fang (Xiao Dou), Jue Chen (Chen Jie), Zhixing Ge (Lao Wu), Xin Huang (Yun Qing), Danni Liang (sorella), Zhizi Liu (direttore delle poste), Quanxin Pu (fidanzato della sorella), Tianwei Xheng (Wan Juan); produzione: United Frontline, Tian Jan; distribuzione: Lab 80 Film; origine: Cina, 1994; durata: 90’. |
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Trama: | Un giovane introverso rileva nell'incarico di postino un più anziano collega, licenziato e arrestato per essersi appropriato di alcune lettere. Anche lui cade nella tentazione di aprire la corrispondenza e finisce per identificarsi, lui tanto inibito nei rapporti di normale quotidianità, in un ruolo di demiurgo occulto, intervenendo nelle vicende delle persone di cui è venuto fraudolentemente a conoscere i fatti privati. |
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Critica (1): | La nuova generazione di registi indipendenti cinesi ha trovato una figura decisamente di spicco in He Jianjun. Il suo secondo lungometraggio, Il postino, ci mostra un individuo introverso e non omologato, incapace di prendere in mano la propria vita, che incomincia di nascosto a intervenire nella vita degli altri. Commovente, malinconico e assolutamente coinvolgente, questo dramma finemente controllato ha raccolto i più prestigiosi riconoscimenti al festival di Rotterdam.
Il regista si era già imposto all’attenzione del circuito dei festival nel 1993 con la sua opera prima, Perline rosse, diretto sotto lo pseudonimo di He Hi. Le autorità governative cinesi, comunque, non condivisero quella ammirazione. Forse in reazione non tanto al contenuto del film, quanto al crescente numero di registi che lavorano la di fuori delle strutture dell’industria cinematografica ufficiale e propongono i loro film ai festival di tutti i paesi senza la tutela governativa, le autorità hanno messo al bando He e sei suoi colleghi vietando il loro coinvolgimento in ulteriori film.
Quando fu reso pubblico il bando, all’inizio dell’anno scorso, le riprese di Il Postino erano già a buon punto. Il Festival di Rotterdam intervenne mettendo a disposizione per il completamento del film un contributo tratto dal suo progetto di finanziamento di film, il Fondo Hubert Bals, dopo che la produzione era stata avviata tramite il progetto mercato del festival, Cinemart. Fu sempre lo staff di Rotterdam ad aiutare He a far uscire il film dalla Cina, il 19 gennaio, per la post-produzione in Europa, che terminò 24 ore prima dell’anteprima mondiale del 2 febbraio.
Esponente di punta della “sesta generazione” dei registi cinesi, che succede a nomi affermati come Zhang Yimou e Chen Kaige (He ha lavorato con entrambi), il regista si discosta notevolmente dai colleghi della quinta generazione con un’attenzione più semplice e più intimista che è decisamente più europea nell’approccio.
Ambientato in mezzo alle case popolari e ai grigi palazzoni di cemento di Pechino, il film si accosta pacatamente al suo soggetto con l’aiuto della fotografia diretta con grande equilibrio da Wu Di. Fluide carrellate scivolano lungo gli edifici o scendano dai soffitti ai pavimenti, penetrando nel cuore delle case ma mantenendo un acuto distacco nei confronti delle persone che vi abitano. Il personaggio del titolo, Xiaodou (Feng Yuanzheng), ha passato tutta la vita a occuparsi di sua sorella (Liang Danni) in seguito alla morte dei loro genitori in giovane età. I tentativi della ragazza di trovare la fidanzata al suo scontroso fratello e di occuparsi del proprio matrimonio sono ogni volta falliti. Impiegato alle poste con l’incarico di installare le cassette della posta, Xiaodou eredita il compito di distribuire la corrispondenza nel “quartiere della felicità” quando il suo predecessore viene licenziato dopo aver confessato che leggeva le lettere che doveva consegnare. La vicenda, di cui Xiaodou è al corrente, e gli indovinelli della schietta collega Yunqing sul contenuto delle lettere lo spingono a scivolare pian piano nella stessa abitudine.
Il postino viene coinvolto in una serie di cupi drammi umani, da una storia d’amore tormentata ai problemi di una cantante diventata prostituta, al suicidio di un giovane. In ogni caso cerca di assumere il controllo della situazione, con esiti variabili. Scrive una finta lettera per far finire la relazione, tenta un fugace e maldestro contatto con la prostituta e, spinto da una malintesa compassione, lascia che i genitori del ragazzo morto continuino ad aspettare notizie del figlio. Il dramma più sorprendente ed emotivamente straziante in cui si imbatte è la tragica relazione tra due tossici omosessuali, in cui l’esplicita presenza dell’Aids e le descrizioni grafiche di stati psichici indotti dalla droga spiccano perla loro franchezza nel panorama del cinema cinese continentale. L’intromissione fisica di Xiaodou nella vita della coppia porterà alla fine cambiamenti esplosivi.
Il film si presta a diversi livelli di lettura, toccando temi quali l’alienazione, la morte della comunicazione a tu per tu e il desiderio di assumere il ruolo di Dio, passando per le nozioni di privacy e di censura e per la natura repressiva delle istituzioni.
Ma si fa anche apprezzare sul piano drammatico, anche se alcuni elementi della storia mancano di immediata chiarezza, come la rivelazione dell’incesto tra Xiaodou e la sorella.
Diversi fattori indicano un’influenza di Breve film sull’amore di Krzysztof Kieslowski. Entrambi i film hanno un impiegato delle poste per protagonista, e hanno anche un tono simile, una squallida ambientazione urbana, un interesse per il voyeurismo e una visione pragmatica della debolezza umana. L’obiettivo di Wu combina distanza e attenzione, spesso fa un passo indietro per guardare attraverso porte e finestre, con una rilassata simmetria che immancabilmente si chiude in brusche interruzioni di studiata eleganza.
David Rooney, Variety, 13 febbraio 1995 |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Ha Jianjun |
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