Innocenza del peccato (L') - Fille coupée en deux (La )
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Regia: | Chabrol Claude |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Claude Chabrol, Cécile Maistre; fotografia: Eduardo Serra; musiche: Matthieu Chabrol; montaggio: Monique Fardoulis; scenografia: Françoise Benoît-Fresco; costumi: Mic Cheminal; effetti: Guillaume Bauer; interpreti: Ludivine Sagnier (Gabrielle Deneige), Benoît Magimel (Paul Gaudens), François Berléand (Charles Saint-Denis), Mathilda May (Capucine Jamet), Caroline Sihol (Geneviève Gaudens), Marie Bunel (Marie Deneige), Valeria Cavalli (Dona Saint-Denis), Etienne Chicot (Denis Deneige), Thomas Chabrol (Lorbach), Jean-Marie Winling (Gérard Briançon), Didier Bénureau (Philippe Le Riou), Clémence Bretécher (Joséphine Gaudens), Cécile Maistre (Cécile); produzione: Alicéléo-Rhône-Alpes Cinéma-France 2 Cinéma-Integral Film-Canal+ - Ciné Cinémas; distribuzione: Mikado; origine: Francia, 2007; durata:115’. |
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Trama: | Una ragazza di provincia, che in tv presenta un programma sulle previsioni del tempo, si innamora di uno scrittore famoso e presuntuoso, ma sceglie poi di sposarsi con lo squilibrato erede di una famiglia di miliardari. Tuttavia per lei non sarà così semplice... |
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Critica (1): | È tagliata in due, Gabrielle, alla fine di L’innocenza del peccato (…). Dentro la "macchina" dello zio Denis (Etienne Chicot), una lama le attraversa la vita. Con gli occhi densi di pianto, la dolce Gabrielle guarda verso di noi. Si tratta però di un gioco teatrale con cui Denis intrattiene il suo pubblico. E come lui fa Claude Chabrol, insieme con la cosceneggiatrice Cécile Maistre. Ma il suo gioco è più crudele. L’innocenza del peccato è una storia d'amore con due Principi Azzurri, per quanto sul "colore" di Charles Denis (François Berléand) – che si fa chiamare Saint-Denis –, e di Paul Gaudens (Benoît Magimel) converrebbe esser meno ottimisti. Maturo scrittore di successo il primo, giovane e ricco perdigiorno il secondo, si "incontrano" nel cuore e nel corpo di Gabrielle. È questo il primo dei piani narrativi del film. Il secondo è sociale. Attorno ai protagonisti vive la prepotenza della classe dominante: non esplicita come in La commedia del potere (2006), ma egualmente spietata.
È sensibile alla bellezza, Charles. E Gabrielle è molto bella, appunto, e si innamora di lui. E lui? Lui ha una moglie, Dona (Valeria Cavalli), di cui si dice ancora innamorato dopo 25 anni. Ma più che d'amore pare si tratti di una vecchia abitudine, di un'utile tranquillità. Infatti, con la sicurezza di chi sappia d'esser comunque padrona, Dona gli è complice nelle molte avventure che lui vive nel suo studio.
Come si può raccontare la relazione tra una donna non ancora trentenne e un uomo sessantenne? Chabrol sceglie la strada più difficile. Li prende sul serio. Descrive la tenerezza appassionata di Gabrielle, che segue Denis nei suoi giochi erotici con la trasparenza di un amore totale. E racconta lo sconcerto di lui, diviso tra una felicità nuova («Non ho amato nessuna come te», le confessa) e la pena di non ave-re abbastanza futuro ( «Non sono la prima che tu porti qui», gli dice lei; e lui: «Ma potresti essere l'ultima»).
Chi è davvero Charles Saint- Denis? La risposta, implicita, sta nelle prime battute del film. «Tu non sei il marchese di Carabas», gli dice su per giù l'amica Capucine (Mathilda May), alludendo alla fiaba del Gatto con gli stivali.
Piuttosto, prosegue, «sei il marchese de Sade». E proprio come tale, attirato dalla preda, Charles s'avvicina a Gabrielle. Ma poi, contro la sua volontà e la sua abitudine, si lascia tentare dalla vita che la trasparenza del suo amore gli promette. Ma alla fine la lascia. La lascia perché, emotivamente codardo, sceglie come sempre la fuga verso la tranquillità.
E poi c'è Paul,con il suo desiderio che somiglia a un capriccio da dandy egoista e viziato. L'avrà, Gabrielle, ma solo quando Charles se ne sarà andato. E proprio come un bambino egoista e viziato non si fiderà del suo giocattolo, immaginando – a ragione – che non sia davvero suo.
A tutto questo Chabrol aggiunge l'ebbrezza del potere (l'ivresse du pouvoir, come suona in originale il titolo del film del 2006). Gabrielle ne è distrutta. Contro di lei si coalizza il mondo dorato di Paul. Soprattutto, contro di lei infierisce il cinismo avido della madre (Caroline Sihol). Ma non è a questo che pensa la dolce Gabrielle, quando la lama la attraversa. È la mancanza di coraggio del vecchio Charles, è il suo amore tradito, che la lacera e la divide in due. Così ce la mostra la crudeltà del cinema di Chabrol. E così ci sembra, mentre la vediamo piangere.
Roberto Escobar, Il Sole-24 Ore, 17/2/2008 |
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