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Ifigenia - Iphigenia


Regia:Cacoyannis Michael

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Michael Cacoyannis; fotografia: Yorgos Arvanitis; musica: Mikis Teodorakis; montaggio: Michael Cacoyannis, Takis Yannopoulos; interpreti: Dimitri Aronis (Calcante), Costa Carras (Menelao), Georges Economou (Messaggero), Irene Koumarianou (nutrice), Irene Papas (Clitennestra), Costa Kazakos (Agamennone), Panos Michalopoulos (Achille), Tatiana Papamoskou (Ifigenia), Christos Tsangas (Ulisse), Georges Vourvahakis (Oreste), Angelos Yannoulis (servitore); origine: Grecia, 1976; durata: 129’.

Trama:Dalla tragedia "Ifigenia in Aulide" (dopo il 406 a.C.) di Euripide. L'esercito dei greci, alleatosi per vendicare l'onta di Menelao inferta da Paride che ha portato Elena con sé a Troia, è da tempo fermo nella baia di Aulide ove i venti si rifiutano di soffiare. Convinto che occorra immolare la figlia alla dea Artemide per favorire la partenza della flotta verso Troia, Agamennone fa venire Ifigenia da Tauride in Aulide con il pretesto delle nozze con Achille. Il Pelide, offeso, si fa difensore della fanciulla che, per evitare lotte fratricide, s'offre volontariamente al sacrificio.

Critica (1):Con Ifigenia ci troviamo ancora al polo opposto delle tesi modernistiche di Jan Kott sulla messinscena dei greci (vedi Mangiare Dio, edito da Il Formichiere). Qui siamo ancora in pieno teatro di Siracusa, su queste immagini incombe l’ombra di Duilio Cambellotti. Ruderi in bella vista, pelli di capra, corazze di cartone, elmi copiati dai bassorilievi, lance levate al cielo, cori scanditi, zoccolare di cavalli, sfrigolio di fiaccole e, fra le percussioni di una musicaccia minacciosa di Theodorakis, una passerella dei più dotati urlatori del teatro ellenico, da Irene Papas (Clitennestra) a Costa Kazakos (Agamennone) e a Costa Carras (Menelao). Insomma tutte quelle esagitazioni e quelle invettive che nel parlar comune si definiscono, appunto, “scene greche” (purtroppo meno violente e musicali nel doppiaggio italiano). Cacoyannis ha circondato i suoi solisti con la folla dell’esercito di Aulide, oppresso da torpore della bonaccia, neghittoso e pronto a rivoltarsi: un colpo d’occhio da spiaggia pubblica nei giorni di Ferragosto. Però tutto inquadrato con scrupolo sapiente, alla ricerca della perfezione estetica e della suggestione: una perfetta sintesi tra il museo lapidario e il carro di Tespi, roba da portarci in visita le scolaresche di una volta. Eppure c’è qualcosa nel film che sfugge a un giudizio limitativo. Anche declamato piuttosto che interiorizzato, il testo si eleva in tutta la sua potenza, e la scelta della dodicenne Tatiana Papamoskou, che non viene dal teatro, è una grande idea di regia. È merito della bellezza androgina e dell’umbratile fragilità di questa ragazzina se in sottofinale, via via che si avvicina il momento del sacrificio umano, ci ritroviamo a fare i conti con Euripide nostro contemporaneo.
Tullio Kezich, Il Cento Film, un anno di cinema 1979-1980

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Michael Cacoyannis
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