Humpday - Un mercoledì da sballo - Humpday
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Regia: | Shelton Lynn |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Lynn Shelton; fotografia: Benjamin Kasulke; montaggio: Nat Sanders; musica: Vince Smith; scenografia: Jasminka Vukcevic; interpreti: Mark Duplass (Ben), Joshua Leonard (Andrew), Alycia Delmore (Anna), Lindsay Shelton (Monica), Trina Willard (Lily);produzione: HD Net (USA) (VOD), Magnolia Home Entertainment (2010), Magnolia Pictures; distribuzione: Archibald Film; origine: USA 2009; durata: 94'. |
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Trama: | Dopo dieci anni, Ben e Andrew – compagni al college – si ritrovano. Ben si è sistemato, ha un lavoro, una moglie e una casa. Andrew ha preso un'altra strada e fa l'artista nomade, viaggiando per il mondo, dal Chiapas alla Cambogia. Ben presto i due riprendono la loro dinamica macho competitiva. Una sera fanno le ore piccole a una festa "dionisiaca" e si ritrovano intrappolati in una reciproca scommessa: partecipare ad un festival porno-cinematografico per dilettanti. |
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Critica (1): | Due amici eterosessuali convinti possono riuscire a fare… sesso? È quello che si chiede e a cui dà una risposta la regista indipendente Lynn Shelton nel suo ultimo lavoro Humpday – Un mercoledì da sballo, commedia esilarante che, dopo aver vinto il premio John Cassavetes agli Indipendent Spirit Awards (gli Oscar del cinema indipendente per intenderci) e il Gran Prix al Sundance Film Festival, arriva finalmente sugli schermi italiani. Giocando con il comico ma rifiutando il demenziale, il film racconta la storia di un’amicizia che a causa di una scommessa (partecipare all’Hump Festival in cui sono in concorso filmati porno amatoriali) porta i due protagonisti, Ben (interpretato da uno sfavillante Mark Duplass), e Andrew (Joshua Leonard), a confrontarsi con quest’arte. Ben ha una moglie e una vita all’apparenza patinata, mentre Andrew è il classico artista fallito. Quello che più di ogni altra cosa va sottolineato è che la pellicola non parla affatto di omosessualità o di omofobia, come facilmente si potrebbe pensare, non scadendo mai nel banale, nel ridicolo, nel luogo comune e soprattutto nel volgare a cui le parole “gay” e “porno” potrebbero facilmente condurre. La Shelton è un’autrice raffinata e preferisce indagare la psicologia dei personaggi, andando a fondo, in primis sulla loro amicizia e poi realizzando un’analisi accurata del rapporto matrimoniale, logorato dalla noia e dalla condivisione di ogni cosa. Nel corso dell’azione i personaggi infatti sono costretti a confrontarsi con sé stessi, scoprendo, attraverso lunghissimi dialoghi, davvero al limite della psicanalisi personale, cose che altrimenti non avrebbero mai saputo. In alcuni momenti la sceneggiatura abbandona volontariamente il carattere divertito da commedia, andando ad affrontare, senza retorica, dei drammi personali per quello che sono in realtà. La risata è pensata, non è la situazione a provocarla, ma il modo geniale con cui è raccontata. La pellicola va inserita in quel filone che si identifica nella corrente “cinematografica” del Mumblecore, pressoché sconosciuta in Europa, ma che sta da qualche anno conquistando uno spazio sempre maggiore nell’universo statunitense. Per quanto riguarda la distribuzione italiana una scelta assolutamente discutibile e, forse, non proprio azzeccata è quella dei doppiatori. Purtroppo le voci di Lilo&Greg, duo comico tra i più famosi e seguiti in Italia, distraggono lo spettatore, anche se forse la loro presenza porterà a far conoscere un certo di tipo di cinema al più vasto pubblico possibile. Quindi per gli appassionati di cinema indipendente è consigliabile una visione in originale con sottotitolo.
Davide Monastra, www.ecodelcinema.com |
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Critica (2): | Ben e Andrew, ex compagni di college, non si vedono da dieci anni. Ben si è sposato, ha una casa col giardino, una macchina in giardino e il sogno di un bambino. Andrew gira il mondo su due ruote, ha tante donne, molte ambizioni artistiche e poca voglia di crescere. Una notte Andrew riappare nella vita di Ben, travolgendola come un uragano. Fermamente convinto a riportare l’amico borghese sulla sua cattiva strada, lo invita a un party “dionisiaco” e lo sfida a girare un film pornografico. Deciso a dimostrare ad Andrew la sua ritrovata spregiudicatezza e a fare i conti con la sua presunta omosessualità, Ben accetta di fare sesso con lui davanti a una telecamera digitale e dentro una camera d’albergo. Ma le cose non andranno esattamente come avevano previsto.
Humpday è una commedia indipendente, è cinema minimale, abitato da poche persone e fatto di ambienti ristretti, che affronta i risvolti affettivi e sessuali di un’amicizia lunga dieci anni. La giovane cineasta Lynn Shelton si misura con il pregiudizio e con l’omofobia, impiegando i toni lievi e i tempi perfetti della commedia. Al centro del film ci sono due uomini che provano a fare i conti con la propria omosessualità latente o presunta, con la paura del desiderio di una persona dello stesso sesso, contro quello che viene ritenuto desiderabile e giusto dalle convenzioni sociali dominanti. Poco importa se Ben ed Andrew confermeranno la loro omosessualità o scopriranno al contrario di essere incalliti eterosessuali, quello che davvero importa è l’intenzione, della regista e dei protagonisti, di penetrare le discriminazioni personali o istituzionalizzate, sollevando la grande rimozione. Il ritorno di un desiderio rimosso, nella forma di un amico amato, produce nella vita di Ben un terremoto e lascia dietro di sé un nuovo e fertile squilibrio. Se sul fronte dei complessi incroci sessuali il cinema inglese si è mosso prima, producendo commedie arrabbiate e socialmente affilate, l’autrice americana assume in pieno il modello della commedia amicale, serena, sospesa, sgualcita, puntando sulla circolazione sentimentale tra i personaggi e sul disegno delle loro vite private. Lontano dal dramma o dalla parodia, Humpday fa un’interessante scelta di campo, rivendicando il diritto a un’ordinaria qualità di narrazione che va oltre la rassicurante tutela delle norme sentimentali e sociali. Agli attori, Mark Duplass e Joshua Leonard, tocca il compito di assumere quella sofferenza latente e lievemente livida che scorre sotto la pelle della giovane e migliore commedia americana. Spogliati degli abiti e degli imbarazzi, Ben ed Andrew scopriranno che l’amore non significa stare insieme ma l’uno accanto all’altro.
Marzia Gandolfi, mymovies |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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