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Ventaglio di Lady Windermere (Il) - Lady Windermere's Fan


Regia:Lubitsch Ernst

Cast e credits:
Soggetto: dalla commedia omonima di Oscar Wilde; sceneggiatura: Julien Josephson; fotografia: Charles Van Enger; interpreti: Irene Rich (Mrs. Erlynne), May McAvoy (Lady Windermere), Edward Martindel (Lord Augustus), Bert Lytell (Lord Windermere), Helen Dunbar (signora pettegola), Carrie D'Aumery (Lord Darlington); produzione: Warner; distribuzione: Cineteca di Bologna; origine: Usa, 1925; durata: 79'

Trama:Misteriosa signora rischia di provocare due scandali nel bel mondo di Londra: è la madre di Lady Windermere, da lei abbandonata bambina per fuggire con il suo amante. Dalla commedia (1892) di Oscar Wilde. Per molti il miglior film muto di Lubitsch che genialmente traspone in termini visivi lo spirito di Wilde, il suo stile epigrammatico. Una delizia di ricostruzione psicologica e ambientale.

Critica (1):Va sottolineato (...) quanto accade quando il massimo autore di commedie sentimentali cinematografi che incontra il massimo autore di commedie sentimentali tout court, e l'uomo più brillante della Mitteleuropa incontra l'uomo più brillante dell'Impero Britannico. Il ventaglio di Lady Windermere, infatti, è il fi lm con cui un già famosissimo Lubitsch prova a confrontarsi con il più incisivo autore di dialoghi mai comparso, Oscar Wilde, riducendolo a qualche sporadica didascalia, immagini e recitazione. Il purissimo splendore di questa girandola di equivoci è evidente, come evidente la straordinaria capacità del regista nell'elaborare una serie di equivalenti visivi dello stile di Wilde. Si può notare però che la commedia trae buona parte della sua effi cacia cinematografi ca dal fatto di essere uno dei fi lm più spaziosi mai realizzati. Merito del décor di Harold Grieve che mette gli attori dentro a saloni sproporzionati, le cui porte gigantesche rimandano all'espressionismo e avrebbero fatto la gioia di Philippe Starck. Ma il merito è soprattutto dei fotografi Charles e Willard Van Enger, capaci di spingere la superfi cie dello schermo a profondità che diventeranno impensabili col sonoro (tranne, è ovvio, per Orson Welles e Gregg Toland), mettendo a disposizione della messa in scena di Lubitsch una quantità di spazio impensabile anche per il più generoso dei teatri ottocenteschi.
Giacomo Manzoli, in "Coppie di fatto - i mestieri", a cura della Cineteca di Bologna

Critica (2):Il 1925 fu un anno straordinario per Lubitsch, in quanto tre film da lui realizzati vennero a far parte dei dieci migliori prodotti quell'anno, e cioè Forbidden paradise, Kiss me again e, appunto, Lady Windermere's Fan, un traguardo che nessuno aveva mai raggiunto. Nel trasporre cinematograficamente la pièce di Oscar Wilde, Lubitsch cercò di eliminare completamente il dialogo, ricorrendo a qualche didascalia quando proprio non poteva farne a meno, ma riuscendo a restituire perfettamente, a detta di tutti i critici dell'epoca, lo spirito wildiano esclusivamente attraverso le immagini. Era questo un principio teorizzato ed osservato dai maggiori registi del cinema muto, da Ejzenstejn a Lang, a Murnau che ne diede la più perfetta dimostrazione in Der letzte Mann
(L'ultimo uomo, 1924) e che fece del cinemà muto un linguaggio universale. Infatti le immagini, a differenza delle parole, non avevano bisogno di essere tradotte e la grande potenzialità del cinema muto era quella di circolare agilmente da un paese all'altro. Nel realizzare quindi ll ventaglio di Lady Windermere, Lubitsch si rivolge ad un pubblico internazionale facendo perno, non a caso, su un elemento di interesse universale quale è il sesso nella sua versione più elegante e sensazionale; ammiccando al pubblico con sottile ironia, Lubitsch lo pone al centro della situazione mettendolo al corrente di "segreti" dei quali i protagonisti stessi della vicenda non sono a conoscenza. "Questo figlio di un sarto della piccola borghesia berlinese - scrive H. G. Weinberg - mostrò l'eleganza dell'alta società londinese con la sensibilità di un aristocratico nato. Nessun "sangue blu" educato ad Eton, Oxford, Cambridge, Harrow avrebbe potuto farlo meglio... Nessun tentativo inglese di tradurre cinematograficamente Oscar Wilde ottenne altrettanto successo". Con il quinto film girato per la Warner, Lubitsch superava per la quinta volta se stesso portando al massimo della valorizzazione il genere da lui inaugurato, la sex comedy.
Ester de Miro d'Ajeta, The Lubitsc touch - Il periodo americano, FilmStudio 80 e Goethe Institut, 1990

Critica (3):

Critica (4):
Ernst Lubitsch
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