Ore 10 calma piatta - Dead calm
| | | | | | |
Regia: | Noyce Phillip |
Cast e credits: |
Sceneggiatura: Terry. Hayes dal romanzo di Charles Williams; fotografa (col.): Dean Sempler; musica: Greame Revell; montaggio: Richard Francis - Bruce; direzione artistica: Graham Walker; interpreti: Nicole Kidman (Rae Ingram), Sam Neil (John Ingram), Billy Zane (Hughie Warriner); produzione: Terry Hayes, Doug Mitchell, George Miiler; distribuzione: Warner Bros; durata: 97; origine: Australia, 1989. |
Critica (1): | L'inizio è quasi flou, rallentato. L'ufficiale di marina Johrt Ingrani arriva alla stazione. Le immagini si accavallano, qualcosa di terribile sembra esserci nell'aria. La moglie è in ospedale, stanno cercando di salvarla. Un incidente. Il bambino ha slacciato la cintura, la madre si volta, perde il controllo dell'auto, il botto ed il piccolo che fuoriesce violentemente dal finestrino. Ospedale. Casa. La moglie è salva. Il bambino è morto. Il loro matrimonio ormai distrutto dal dolore.
Non è il remake formato "hard" di Turista per caso, è l'inizio traumatico, duro e scioccante dell'inquietante Dead Calm direttodall'australiano Philip Noyce.
Dopo questo inizio duro i coniugi Ingram decidono di esorcizzare lo shock con una lunga crociera sul loro panfilo in pieno oceano. Dalla violenza cruda delle immagini iniziali si passa alla tranquillità d'alto mare. Il sole, le acque calme. Il cane che si getta in acqua e raccoglie ogni cosa, ecc.. Ma in questo scenario "rilassato" si inserisce improvviso l'elemento perturbante. Da una nave alla deriva un uomo riesce a salvarsi in barca. Lo accolgono sul loro battello ed è visibilmente in preda ad un forte shock. Parla di intossicazione alimentare, gli altri sono tutti morti. Ma il marinaio Ingram è scettico, chiude a chiave in cabina l'ospite e si reca nella nave che affonda. Da qui in poi il film diviene un incubo noir allo stato puro. Noir acquatico; naturalmente, claustrofobico e denso di echi conradiani.
Questo giovanotto ripescato dal mare è la versione horror del "Compagno segreto" e la calma piatta dell'oceano altri non è che quella - splendida ed inquietante - de "La linea d'ombra". Ma non è tutto qui. Dead Calm è "colto" e ammiccante ma senza strafare. Hughie, l'ospite inatteso, si impossessa della nave picchiando la donna e lasciando il marito in balia dell'oceano (e della nave che affonda). Spazzo del rock e lo vediamo - cuffietta alle orecchie - ballare sul ponte della nave, ripetendo le stesse identiche mosse del soldato negro di Apocalypse Now (tratto proprio dal "Cuore di tenebra", già, ancora Joseph Conrad). Noyce prende i personaggi e come Walter Hill li mette in situazioni estreme: l'ufficiale prigioniero della stiva con l'acqua che entra e lo sommerge, la donna che guida la nave col vento in tempesta alla ricerca del marito disperatamente nella notte, l"'altro" che - legato - cerca con tutte le forze di uscire dalla cabina. L'immenso oceano diviene luogo claustrofobico per eccellenza (un po' come il deserto di Belva di guerra). Il marinaio lotta contro il mare e contro il tempo in urta folle ma tenace resistenza per sopravvivere. La donna e il "perturbante" vivono il loro conflitto in una sorta di scontro emozionale (e fisico) grondante erotismo da tutti i pori. Sguardi allucinati e perversi, fobie infernali, trappole, inganni, violenza: ognuno riesce a tirar fuori il meglio ed il peggio di se stesso. Noyce realizza un noir disperato e sconvolgente, che prende lo spettatore con sè e lo scaraventa negli sconfinati spazi dell'orrore d'alto mare. Alterna primissimi piani dei volti stremati ed alterati dei protagonisti a campi lunghissimi della barca nella bonaccia, controcampi "tranquilli" ad improvvisi e rapidissimi movimenti di macchina che inseguono i personaggi tra le cabine.
Sguardo "obliquo" sul reale (come un po' tutto il cinema australiano) con punti di vista inediti ed influenze letterarie forti (Poe, Melville, naturalmente), il film gioca con la suspence seguendo dettami hitchcockiani, e sa soprattutto calibrare con inedita miscela tensione e ironia (strappando risate là dove c'è terrore), eroismo e violenza (con una scena d'amore tanto realistica e cruda quanto è falsa e ingannatrice), rabbia e forza dei sentimenti (il disperato ripescaggio finale non è che il trionfo di un atto d'amore e il post-finale un omaggio all'horror truculento: "...Con il secondo finale ho voluto che il pubblico prendesse un certo distacco dall'onda emozionale provocata fin 11, e venisse portato a ripensare il film, dentro il cinema", P. Noyce).
Prodotto da "Mad Max" George Miller, il film è tratto dal romanzo di Charles Williams del 1963 che Orson Welles cercò di portare sullo schermo oltre vent'anni fa ma che rimase incompiuto per la morte del protagonista Lawrence Harvey.
Federico Chiacchiari, Cineforum n. 288 ottobre 1989 |
Critica (2): | |
Critica (3): | |
Critica (4): | |
| |
| |
|