Frank
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Regia: | Abrahamson Lenny |
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Cast e credits: |
Soggetto: da un articolo di Jon Ronson; sceneggiatura: Jon Ronson, Peter Straughan; fotografia: James Mather; musiche: Stephen Rennicks; montaggio: Nathan Nugent; scenografia: Richard Bullock; arredamento: Jenny Oman, Marcia Calosio; costumi: Suzie Harman; interpreti: Michael Fassbender (Frank), Domhall Gleeson (Jon Burroughs), Maggie Gyllenhaal (Clara), Scoot McNairy (Don), Carla Azar (Nana), François Civil (Baraque), Moira Brooker (madre di Jon), Paul Butterworth (padre di Jon), Shane O'Brien (Lucas), Hayley Derryberry (Simone), Lauren Poole (Alice), Tess Harper (madre di Frank), Bruce McIntosh (padre di Frank); origine: Gran Bretagna-Irlanda, 2013; durata: 95’. |
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Trama: | I Soronprfbs sono il non plus ultra degli outsider nel panorama della musica alternativa: una band geniale e sgangherata guidata da Frank, un genio della musica instabile ma carismatico, che indossa continuamente una grande testa di cartapesta con lineamenti disegnati grossolanamente. Del gruppo fanno parte: Clara, la più stretta collaboratrice di Frank che – in parte badante, in parte aguzzina – è l'antitesi di tutto ciò che è mainstream; Nana, batterista alla Moe Tucker; Baraque, il bassista francese. A loro si unisce poi Jon, il tastierista chiamato a sostituire il componente originale, ricoverato dopo un tentato suicidio. Potenzialmente Jon è un vero e proprio creativo con una forza musicale inarrestabile; peccato però che nella realtà sia un giovane molto ordinario in fuga da una vita banale e insignificante. Ecco perché l'entrata nei Soronprfbs diventa per lui l'occasione che aspettava da una vita per emergere nel mondo della musica. Con un desiderio inappagabile di appartenenza, ma senza essere all'altezza della situazione a causa del suo scarso talento, Jon verrà via via conquistato dal fascino dell'enigmatico e talentuoso Frank fino a quando, per una serie di scontri interni alla band, arriverà quasi a distruggere ciò che ha così tanto amato... |
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Critica (1): | È decisamente un film fuori dagli schemi Frank: s'ispira a un personaggio autentico ma al contempo immaginario (Frank Siderbottom, 'identità segreta' del musicista inglese Chris Sievey) , è pieno di riferimenti autobiografici (garantiti dallo sceneggiatore Jon Ronson); però poi, da lì, racconta una storia tinta di surreale, un po' 'alla maniera di' WesAnderson. (...) Un film eccentrico, difficile da attribuire a un genere preciso, in bilico tra vena comica e tragica. Più comica nella prima parte, per essere precisi, e meno nella seconda, dove lo humour beffardo cede il posto a un moderato patetismo. Frank è essenzialmente un personaggio drammatico, il cui carisma deriva da inadeguatezze e angosce che lui sublima attraverso la musica. Molto originale, nel film di Lenny Abrahamson, anche l'uso della galassia 2.0: Jon (che ci manifesta i suoi pensieri attraverso Twitter) diffonde la fama della band, conosciuta solo da pochi eletti, tramite il suo blog e postando su YouTube i video della prove del gruppo. Resta da dire di Michael Fassbender, che forse deluderà le sue molte fan tenendo nascosta la bella faccia. Per l'attore, tuttavia, Frank è una scommessa più che vinta, che lo riconferma come uno dei migliori della sua generazione. Esclusa dalla maschera la mimica facciale, deve infatti affidare tutta l'interpretazione ai gesti e alla voce (nell'edizione non-doppiata, ovviamente). E sa far bastare il linguaggio del corpo per esprimere con grande efficacia tutti i problemi del complesso personaggio che vorrebbe celare le emozioni sotto il testone – solo in apparenza – protettivo.
Roberto Nepoti, La Repubblica, 27 ottobre 2014 |
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Critica (2): | Molti artisti hanno bisogno di una maschera per creare. Altri elaborano un'identità fittizia – pseudonimo, costume di scena, personaggio costruito a uso dei media – anche per vivere, magari finendo fagocitati dalla loro creatura. Di solito nessuno però, almeno in Occidente, prende la cosa così alla lettera da trascinare un'intera carriera, o un'intera esistenza, sotto un mascherone di cartapesta. Nessuno tranne Chris Sievey, alias Frank Sidebottom, lo stralunato personaggio alla base di questo film scritto da Jon Ronson, che insieme a Peter Straughan ha trasformato un'esperienza personale in un apologo buffo e dolente sugli intricati rapporti tra creatività e follia. C'è Ronson infatti dietro il giovane e ingenuo aspirante rocker che in apertura si vede arruolare quasi per caso in una band dal nome impronunciabile guidata da un tipo sempre nascosto dentro un'enorme testone da bambino. Il resto è un abile mix di ricordi e immaginazione che mescola a Sievey/Sidebottom tratti di altri cantautori come Daniel Johnston e Captain Beefheart, portando tutto da fine anni 80 a oggi. Ne esce un film affascinante e inclassificabile che l'irlandese Lenny Abrahamson (qualcuno ricorderà il suo notevole Garage) ha affidato, con grande intuizione, a uno degli attori più amati e dotati di oggi, Michael Fassbender. Per restituire la forza della scelta di Sievey/Sidebottom, pop-star invisibile, serviva infatti un gesto altrettanto dirompente. Cancellare il volto di Fassbender per fargli esprimere tutto il mistero e la follia di Frank solo con la voce, il corpo e le mani, era un eccellente punto di partenza. Il resto lo fa un cast assai ben assortito che serve a meraviglia questo film in cui non succede quasi niente - anche se si tratta di un 'quasi' molto movimentato. L’idea è che Frank e i suoi svitati compagni di avventura, un odioso bassista francese, ina batterista aggressiva, una suonatrice di theremin molto più che aggressiva (Maggie Gyllenhaal, formidabile), si chiudano col pivello in una casetta di campagna per “creare” un album rivoluzionario. Gettando nel panico il povero Jon, che non capirà mai se è finito in mezzo a un gruppo di geni o di cialtroni.
In sottofinale magari il film sbanda un poco finendo per scoprire qualche carta di troppo. Mai avvicinarsi troppo al cuore di un mistero. Ma chi ama il rock e non ne può più di biopic patinati e ovvi, entri nel mondo infantile e inquietante di Frank. Sfiorerà, almeno per un momento, cose mai viste.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 13/11/2014 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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