Echi di pietra
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Regia: | Pozzoli Sara |
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Cast e credits: |
Soggetto e sceneggiatura: Sara Pozzoli; musiche: Ambrogio Sparagna, Amanzaretha Shembe, Iller Pattacini, Ekova, La Congrega del Tamburo in Pellegrinaggio, Odessa Klezmer Band, Trio Agatha Karim, Boban Markovich Orkestar, N'Zamba Lela Coro dei Pigmei; montaggio: Felipe Guerrero; fotografia: Sara Pozzoli; suono: Gianluca Costamagna; riprese: Sara Pozzoli; voce narrante: Giovanni Lindo Ferretti; testi: Giovanni Lindo Ferretti; interprete: Giovanni Lindo Ferretti; produzione: Matilde di Canossa; origine: Italia, 2003; durata: 51'. |
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Trama: | Un uomo regala musica alla propria terra per ringraziarla. Ritratto di Giovanni Lindo Ferretti e delle montagne in cui vive. |
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Critica (1): | Nella società post-industriale si riscoprono il paese e la natura come valori da vivere e da rappresentare, si riscoprono il rapporto con la terra nella sua materialità primordiale e con il cielo, cioè con l’universo e il suo mistero.
Penso, per fare degli esempi, a dei film come Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti, a Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, a alcuni film sardi, ai libri-documentari di Franco Arminio, che su queste tematiche ha creato più che una scuola e una filosofia, una poetica, la paesologia.
Ho pensato istintivamente a questo vedendo a Pesaro Echi di Pietra di Sara Pozzoli.
Un documentario che informa attraverso la voce (e la cultura) di Giovanni Lindo Ferretti, l’ex cantante e leader dei Cccp, dei Csi, ora dei Pgr, che si muove tra la gente, i borghi semiabbandonati e le montagne dell’Appennino reggiano.
Un’informazione, che diventa film perché Ferretti dà anima alle parole, Sara Pozzoli al paesaggio con immagini ed un montaggio (di Felipe Guerrero) anti-naturalistici, e perché i concerti di musiche etniche, promossi dallo stesso Ferretti, con suonatori e danzatori africani, musicisti asiatici, orchestre slave, virtuosi zigani, tarantelle del nostro meridione, evocano altri tempi, culture, un altrove.
Un film, che diventa, a tratti, cinema di poesia, perché Ferretti è un poeta per ciò che dice e la sua voce fuori campo dentro la forza delle immagini crea quella simbiosi poetica che ci “tocca” e ci “sommuove”.
Gianni Quilici, lalineadellocchio.it |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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