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Into Eternity: A Film for the Future


Regia: Madsen Michael

Cast e credits:
Sceneggiatura: Michael Madsen; fotografia: Heikki Färm; montaggio: Daniel Dencik, Stefan Sundlöf; interpreti: Timo Äikäs, Timo Seppälä, Juhani Vira, Esko Roukola, Wendla Paile, Mikael Jensen, Berit Lundqvist, Peter Wikberg, Carl Reinhold Bråkenhielm, Sami Savonrinne; produzione: Magic Hour Films in co-produzione con Mouka Filmi-Atmo-Film I Väst; distribuzione: I Wonder Pictures; origine: Danimarca-Svezia-Finlandia, 2009; durata: 75'.

Trama:100.000 anni: l'edificio più vecchio del mondo. Perlomeno nelle speranze di tutti: questa è infatti l'aspettativa di vita del primo deposito permanente di scorie radioattive, costruito in Finlandia, 5 km sottoterra. Ma come avvisare del pericolo eventuali visitatori da un futuro remoto? Quali linguaggi potrebbero essere compresi, quali istruzioni rispettate? Un documentario curioso e inquietante, costruito come un messaggio alla società del futuro.

Critica (1):In Italia il dibattito favorevoli/contrari all’energia atomica apparentemente ruota attorno a una stilosa partita di scacchi: la questione stoccaggio e smaltimento delle scorie radioattive in questa partita viene stranamente evitata, mentre è invece il fulcro del bellissimo documentario Into Eternity di Michael Madsen.
In Finlandia, paese che da qualche tempo si serve di centrali nucleari, ci si è posto il problema di come smaltire queste scorie in modo definitivo e sicuro. Al momento vengono temporaneamente stoccate in cilindri metallici che vengono immersi in enormi vasche refrigerate. Tutto ciò è molto pericoloso, perchè necessita di un afflusso costante di energia elettrica ed è estrememente a rischio, in caso di terremoto, black out o anche solo errore umano.
Per questo i finlandesi stanno costruendo Onkalo, un complesso sotterraneo di stoccaggio costituito da una serie di tunnel scavati nella pietra a 4km di profondità. Questa enorme struttura, che verrà completata nel 2100 e sarà sufficiente solo per le scorie finlandesi, dovrà resistere per almeno centomila anni, quando le scorie diverranno inoffensive.
Per dare un’idea della scala temporale: centomila anni fa l’uomo neppure esisteva nella sua forma attuale. Di qui la discussione tra i responsabili del progetto, burocrati e ingegneri, ma anche teologi e filosofi, che si interrogano su come riuscire in qualche modo a cancellare le nostre colpe nei confronti delle generazioni future.
Il problema è che guardando 100.000 (o anche 5000) anni avanti si finisce metaforicamente per perdersi nel buio che avvolge le profondità di Onkalo. Chi o che cosa popolerà allora la terra (o anche solo la Finlandia)? Se pensiamo a quanto poco accuratamente conosciamo oggi la tecnologia ellenistica (poco più di 2000 anni fa) possiamo realisticamete pensare di trasmettere la conoscenza della nostra? E poi: può una struttura resistere per 100000 anni, considerando che le piramidi hanno “solo” 5000 anni? Utilizzando una scala temporale tanto dilatata si finisce per perdere qualsiasi punto di riferimento. Un problema in fondo banale, come segnalare (e poi con quale lingua o simbologia?) o nascondere (per evitare che qualcuno magari scavi pensando ci sia nascosto un tesoro) l’esistenza di Onkalo diventa un problema necessariamente senza risposta e rispetto al quale sarà necessario prendere una decisione al buio.
Senza contare che se tutto il mondo utilizzasse questa fonte energetica si calcola che in circa 50 anni le materie prime necessarie si esaurirebbero, a fronte della necessità di creare in ogni paese strutture come Onkalo, che, lo ricordiamo è sufficiente solo per un piccolo paese come la Finlandia. Il film di Madsen ci confronta con la realtà: rispetto all’energia atomica nel suo complesso non siamo in grado di dare risposte, altro che partite di scacchi.
Into Eternity è un film che potrebbe essere stato girato dal miglior Herzog; si rivolge non a noi ma ai futuri abitanti del pianeta mettendoci a confronto con i dilemmi etici (ma anche a quelli pratici) che un paese serio deve necessariamente affrontare nel momento in cui si confronta con il nucleare.
Tutto ciò a fronte della notizia che in Italia apparati dello stato risolvono il problema del percolato limitandosi a buttarlo in mare. Non molto rassicurante.
Ilfattoquotidiano.it, 4/2/2011

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