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Heart of a Dog


Regia:Anderson Laurie

Cast e credits:
Soggetto: Laurie Anderson; fotografia: Laurie Anderson, Toshiaki Ozawa, Joshua Zucker Pluda; musiche: Laurie Anderson; montaggio: Melody London, Katherine Nolfi; effetti: Marc Boutges; produzione: Dan Janvey, Laurie Anderson per Canal Street Communications, La Lacarne, in associazione con Arte France - La Lucarne-Hbo Documentary Films-Field Office Films; distribuzione: Nexo Digital in collaborazione con Cinema Srl; origine: Usa, 2015; durata: 75'.

Trama:Con questo saggio cinematografico, Laurie Anderson compie un personale viaggio per esplorare l'amore, la morte e il linguaggio. Partendo da un omaggio al suo amato cane Lolabelle, morto nel 2011, l'artista intreccia ricordi d'infanzia, video diari, riflessioni filosofiche e politiche, tributi agli artisti, scrittori, musicisti e pensatori che sono stati per lei fonte d'ispirazione. Il linguaggio visivo spazia tra animazione, filmati in 8mm della sua infanzia, immagini stratificate e grafica in movimento ad alta velocità, sottolineate dalla musica firmata dalla regista stessa.

Critica (1):“Non è un film su di me, ma su tutti noi. Su come raccontiamo storie”. Così Laurie Anderson a Venezia, dove ha presentato il suo inclassificabile Heart of a Dog, una sorta di diario avanguardista centrato sui lutti e gli amori della sua vita, sulle grandi domande dell’esistenza: che vuol dire vivere? Morire? Che senso ha una storia? E l’amore? L’arte? Il linguaggio? “Condivido molto gli insegnamenti di Wittgenstein sul linguaggio – continua la Anderson – e trovo assolutamente vera la sua frase per cui non si può parlare di ciò che non esiste. Il linguaggio crea il mondo. Perciò esistono le storie. Senza, non esisteremmo noi.”
Tra le storie che la Anderson rievoca, molto sono vere, la maggior parte accadute a lei: “Ho scavato nel mio vissuto, cercando però di fare un film che parlasse a tutti. Avevo tantissimi filmini in super 8 della mia infanzia, che ho utilizzato. Avevo Lolabelle (il cane, ndr), avevo Lou. Ho cercato di trasmettere la sua personalità, la sua forza. Spero di esserci riuscita”.
E ancora: “Questo film è costruito come una canzone. Ci sono molti archi, solo strumenti a corde e nessun “bip”. Lo spettatore deve immergersi nell’inquadratura e condividere i vari punti di vista che gli offro. Spesso non vede i personaggi, deve immaginarli.”
“So di non aver fatto un film facile – conclude -. Lo spettatore è invitato a interagire e a toccare argomenti che generalmente non si trovano in un film. Come il morire. Molti film mostrano la morte ma non che cosa sia il processo del morire. In America c’è una cultura che tende ad anestetizzare la morte. L’esempio è il veterinario che vuole addormentare Lolabelle per non farla soffrire. Per me invece è un processo che va vissuto. Non credo però di aver fatto un film funereo. Heart of a Dog è un film sull’amore. Tutto gira intorno all’amore. Persino il suicidio, che è un tentativo di conquistare la libertà”.
Gianluca Arnone, cinematografo.it, 9/9/2015

Critica (2):«La questione al centro di Heart of a Dog è: che cosa sono le storie? Come sono fatte e come sono raccontate? Dall’inizio alla fine mi ha guidato lo spirito di David Foster Wallace, il cui “ogni storia d’amore è una storia di fantasmi” è stato il mio mantra».
Così Laurie Anderson sul proprio “film saggio”: la visione rapsodica di una donna sopravvissuta a tante scomparse. Quella della madre; degli amici (Gordon Matta-Clark); della cagnolina Lolabelle; del marito (Lou Reed); e di una certa idea d’America, che dopo gli attentati del 2001 si è scoperta fragile, insicura. Una debolezza che il colosso statunitense ha manifestato nelle reazioni agli atti terroristici, adottando misure di tolleranza repressiva, dove la sfera quotidiana è stata messo sotto sequestro da innumerevoli schermi di videosorveglianza che hanno assorbito il reale rendendolo ininterrottamente ipervisibile: ognuno è monitorato da un occhio meccanico che tutto inquadra con l’imperturbabile angoscia di una rappresentazione senza fine.
Tante storie per un’unica voce, quella della Anderson. E non potrebbe essere altrimenti: a poter raccontare è soltanto chi resta. Una lunga narrazione in cui provare a dare conto a tutti quegli incontri che hanno trasformato un’esistenza in quella che è, perché, come scrive Jean Gent, «di loro resta soltanto ciò che resta di me: io sono soltanto grazie a loro». Visivamente il film procede tra animazione, home movies dell’artista da bambina, immagini sperimentali e grafica in movimento; un andamento onirico-allucinatorio che ricorda il bardo della filosofia buddista (a cui la regista è legata), lo stadio intermedio tra morte e rinaxscita, uno stato in cui la coscienza acquisisce un corpo mentale simile a quello del sogno e ha il potere di raggiungere qualsiasi luogo, e qualsiasi momento senza alcun ostacolo.
Heart of a Dog si chiude sulle immagini e sui versi di Lou Reed, a cui il film è dedicato; è lui, con le strofe di Turning Time Around, a rivelare l’unica verità: «Avere indietro il tempo, ecco cos’è l’amore / riavere il tempo si, ecco cos’è l’amore».
Matteo Marelli, cineforum.it, 16/9/2016

Critica (3):

Critica (4):
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