Grazie, signora Thatcher! - Brassed off
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Regia: | Mark Herman |
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Cast e credits: |
Soggetto, sceneggiatura: Mark Herman; fotografia: Andy Collins; musica: Trevor Jones; montaggio: Michael Ellis; scenograifa: Don Taylor; interpreti: Peter Postlethwaite (Danny), Tara Fitzgerald (Gloria), Ewan McGregor (Andy), Jim Carter (Harry), Peter Gunn (Simmo); produzione: Steve Abbott, Olivia Stewart; distribuzione: BIM; origine: Gran Bretagna, 1997; durata: 104’. |
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Trama: | Siamo nel 1989 e per molti lo sciopero dei minatori del 1984 è solo un brutto ricordo, ma non nello Yorkshire dove si continua a vivere aggrappati ad un residuo di passato, a quelle miniere di carbone che, per quanto ancora produttive, sono destinate a scomparire. Così a Grimley dove, accanto allo sconforto degli uomini ed alle battaglie delle donne affinchè la miniera non venga chiusa, la tradizione continua a far sopravvivere la vecchia banda dei minatori, uomini che dopo aver lavorato duramente nel sottosuolo si incontrano alla luce del sole uniti dall'amore per la musica. |
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Critica (1): | I disoccupati sono le star del nuovo cinema laburista inglese che ci guarda negli occhi: in Mad City Travolta senza lavoro fa il bandito, in Full monty dei poveracci si spogliano per campare. E in Grazie, signora Thatcher del quasi "deb" Mark Herman, un gruppo di minatori, alcuni dei 250.000 che, dall'85 in poi persero il lavoro dopo le "cure" liberiste della Lady di ferro, si dedicano alla banda del paese di Grimley. Il film, civile e appassionato, commovente e furbo, massimalista e minimalista, racconta appunto il pubblico (sindacale) e il privato (sentimentale con birra) di questo villaggio inventato ma verosimile dello Yorkshire, dove ogni convivenza è messa a dura prova dalla perdita del posto (140 miniere furono chiuse) e della dignità. Piovono pietre, per dirla alla Ken Loach. Un bel concerto basterà a sollevare gli animi? Forse sì, specie se col suo flicorno arriva Tara Fitzgerald, che ha un colpo (musicale) di fulmine con Ewan McGregor (uno dei ragazzi "deragliati" di Trainspotting): ma sarà una cotta di classe, perché lei fa il marketing per i padroni. Finale in crescendo emotivo: il buon papà lasciato dalla famiglia è costretto a fare il clown per i bambini agiati; il vecchio capobanda all'ospedale, vittima del silicone; il gran concerto alla Royal Albert Hall di Londra. E soprattutto la consapevolezza di sapere dove si annida il vero onore. Basato sulla solidarietà tra umiliati e offesi (come in Marius e Jeannette, v. articolo a lato) e sul rilancio del fattore umano contro la logica industriale, Grazie, signora Thatcher è un film che ci entra subito in vena per la dichiarata e perfino ingenua partigianeria, per la simpatia dell'impressionismo narrativo e per la bontà delle sue cause sociali, subito sposate da Rifondazione comunista. Pieno di colpi bassi del destino, il film dimostra ancora una volta che non è vero che le persone normali non hanno nulla di eccezionale da offrire. Il regista coniuga gioia e fatica, prosa e poesia, la rabbia e l'ouverture del Guglielmo Tell, la vita e la musica, secondo una ineluttabile ricetta emotiva valorizzata da una compagnia ottima, in cui risalta Pete Postlethwaite (In nome del padre). Anche se la situazione offre poche occasioni d'ilarità, la commedia operaia è molto piacevole, sa essere brillante, scherza su cose serie (un disoccupato vale l'altro, il tema è universale) e dimostra come il rude proletario possa essere anche un musico raffinato. Il tutto, senza dimenticare mai la prima legge dello spettacolo: stupire, divertire, commuovere. E una sicurezza: questa classe operaia andrà in paradiso, con tutta la banda.
Maurizio Porro, Il Corriere della Sera, 14/02/1998 |
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Critica (2): | Grimley, ipotetica cittadina dello Yorkshire, uguale alle tante nate (e morte) intorno alle miniere di carbone del Galles; siamo nell’anno di Sua Maestà Britannica 1989 ed un gruppo di minatori, a rischio di licenziamento, si riunisce per le prove della banda di ottoni. La politica liberista del governo conservatore della Lady di Ferro sta chiudendo le miniere ancora attive, con conseguenze economiche, sociali e umane (senza considerare l’azzeramento di uno dei più forti sindacati del paese) indelebili. È questo il dramma che Herman mette in scena in Grazie, signora Thatcher, ironico titolo italiano di Brassed off, e lo fa con toni commoventi, ma anche con il tipico humour anglosassone. Ci sono già stati dei licenziamenti ed il destino della miniera verrà deciso con una votazione. Vinceranno i minatori che vogliono la miniera o quelli che accettano la “liquidazione” offerta dai dirigenti ? Ed ha ancora un senso tenere in piedi la Grimley Brass band, la banda di ottoni dei minatori, senza la miniera? Questo dubbio, non sfiora neppure Danny Ormondroyd, il direttore della banda (che ha la straordinaria faccia ed il talento di Pete Postletwaite de Il nome del padre, per cui meritò una nomination agli Oscar, e I soliti sospetti), 40 anni di miniera ed i polmoni neri di polvere, ma indomito e battagliero come tutta la gente del Nord : la band, ultimo baluardo della comunità, deve partecipare al concorso dei gruppi musicali nazionali all’Albert Hall di Londra e magari vincere la Coppa ! A dar manforte all’ostinato Danny e a far rinascere l’entusiasmo, arriva Gloria (La Tara Fitzgerald di Sirene e de L’inglese che salì dalla collina e ridiscese dalla montagna), nipote dell’ex direttore della band e da poco tornata nella natia Grimley. Un po’ lusingati dalla presenza della donna, un po’ affascinati dalla sua maestria col flicorno, tutti rispolverano l’orgoglio e partecipano alle semifinali. Andy (Ewan McGregor, nuovo divo del cinema targato G.B. con Trainspotting e I Racconti del cuscino e già ad Hollywood per Nightwatch), oltre l’orgoglio, rispolvera anche l’amore per Gloria, sua fiamma adolescenziale, con tutte le gioie e i dolori del caso (ci si mettono le differenze sociali e le diffidenze dei colleghi). Ma i problemi familiari e occupazionali incombono e ci sarà bisogno di un altro coup de théatre per arrivare a Londra. Costruito alternando le grigie atmosfere delle strutture industriali e le sonanti vicende della band, è anche una storia d’amore, non solo fra due giovani, ma fra un padre e un figlio e fra un uomo e la musica. E la musica è un altro importante protagonista : usata per sottolineare o per contrappuntare i momenti commoventi o divertenti della storia, con le note struggenti di “Danny Boy”, con la roboante ouverture del “Guglielmo Tell” o con l’avvolgente “Aranjuez” (una delle gags del film gioca sull’assonanza con orange juice). Ma, nonostante ciò, Brassed off (letteralmente cacciati fuori, ma gioca anche con Brass - ottoni) non è un musical, così come non è una commedia, pur avendo una connotazione comica, né una tragedia, pur raccontando un dramma. Ed è forse proprio questo cocktail di generi e di registri, questo saper raccontare temi sociali con serietà e leggerezza, il segreto della British Renaissance, tenuta a battesimo da Ken.
Giovanni Arrighi, Vivi il cinema n. 64 genn-febb 1998 |
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