Decalogo 1 - Dekalog, jeden
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Regia: | Kieslowski Krzysztof |
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Cast e credits: |
Soggetto e sceneggiatura: Krzysztof Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz; fotografia: Wiesław Zdort; montaggio: Ewa Smal; musiche: Zbigniew Preisner; scenografia: Halina Dobrowolska ; costumi: Hanna Ćwikło e Małgorzata Obłoza; interpreti:
Henryk Baranowski (Krzysztof ), Wojciech Klata (Pawel), Maja Komorowska (Irena), Artur Barciś (l'uomo con la giacca di montone), Maria Gladkowska (la ragazza), Ewa Kania (Ewa Jezierska), Aleksandra Kisielewska (la donna), Aleksandra Majsiuk (Ola),
Magda Sroga-Mikołajczyk (giornalista), Maciej Sławiński, Anna Smal-Romańska, Bozena Wróbel, Piotr Wyrzykowski; produzione: Telewizja Polsha, Sender Freies Berlin; origine: Polonia, 1988; durata: 55'. |
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Trama: | "Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altro Dio fuori di me". Tenero rapporto tra un padre, giovane docente di glottologia, e il figlio di undici anni. Calcolano sul computer, in base a dati oggettivi, che sul ghiaccio di un laghetto vicino si può pattinare. Il ghiaccio si rompe, il bambino muore. Tutto è realistico nel denso, straziante, bellissimo racconto, attraversato da dettagli inquietanti che diventano segni misteriosamente allusivi. |
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Critica (1): | Varsavia, un quartiere di periferia. Grandi palazzi tutti uguali ospitano persone come noi, chiamate a confrontarsi ogni giorno con i problemi concreti dell’esistenza: piccole liti, antipatie tra condomini, amori fugaci, matrimoni in crisi. Quasi nessuno saluta gli altri: si vive fianco a fianco, ma è sparita da tempo la voglia di frequentarsi e di conoscersi. Tra queste fredde costruzioni Krzysztof Kieslowski ambienta i dieci episodi del suo straordinario Decalogo: ognuno dei protagonisti - ognuno di noi - entra quotidianamente in contatto, che lo voglia o no, con grandi Interrogativi morali, ma nella maggior parte dei casi si trova nell’impossibilità di trovare una soluzione. Così in Decalogo, I papà e giovane figlio vivono un tenerissimo rapporto d’amore. L’intesa tra i due è tanto più perfetta in quanto è mediata dalla comune confidenza nella forza della ragione e dall’amore per il computer. Un’atroce trappola del caso attende però le loro vite.
da Il Sole 24 ore |
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Critica (2): | [...] L'episodio dedicato al primo comandamento («Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altro Dio all'infuori di me»: così recitava la semplificata, rispetto all'Esodo, versione catechistica italiana preconciliare; non sappiamo bene quale sia la normativa attualmente in vigore) è, a questo proposito, esplicito. I protagonisti del primo racconto – Kieslowski è parco anche nella distribuzione delle parti; due, tre personaggi riassumono le posizioni in gioco in ogni episodio – vengono caratterizzati proprio sulla base del loro atteggiamento davanti all'esistenza. Un padre, il figlio ragazzino e, più in disparte, una zia. Padre e figlio si affidano ad un nuovo Dio, il computer. Ad esso rimettono la soluzione di problemini scolastici, il controllo delle porte di casa e dell'acqua del bagno, il calcolo dello spessore del ghiaccio sul laghetto su cui andare a pattinare. Davanti ad esso si intrattengono pazientemente e la luce verde dello schermo si riflette sui loro volti. Il padre educa il figlio ad un nuovo tranquillizzante culto, quello della macchina, sempre pronta e servizievole. «I'm ready» è scritto sullo schermo acceso. La zia, all'antica, crede in Dio e nel suo amore per gli uomini. Il ragazzo, visto per strada un cane morto, chiede al padre cosa sia la morte. Il padre risponde con sicurezza: il cuore si ferma, al cervello non arriva più sangue; resta la memoria di quel che s'è fatto. E l'anima?, insiste il figlio. Non esiste. La religiosità della zia non ha presa sul ragazzo. È il calcolatore e quello che esso rappresenta, ingenuamente per lui, colpevolmente per il padre, ad essere messo in scacco dal caso. Il ghiaccio che il computer aveva dato per sicuro si rompe, il ragazzo muore annegato. La pretesa di ridurre le cose ad una aritmetica controllabilità eliminandone ogni inquieta precarietà è altrettanto ingenua quanto il credere ai vecchi dei. Kieslowski è a suo modo - un modo spiccio ed energico - comprensivo con i suoi personaggi; è invece duro con ciò che essi vengono a rappresentare. Padre e figlio sanno dove sta il loro errore. Quando riescono a superare una campionessa di scacchi, il ragazzo dice che l'avversaria ha il suo punto debole nel gioco prevedibile. Ma anche il padre si affida troppo al computer, alle sue previsioni, quasi la macchina possa eliminare l'inquietudine, l'irruzione della casualità nella vita. La fede nel Dio della religione, palliativo per le disgrazie umane, e la nuova fede nella macchina pensante - di cui Kieslowski non si preoccupa affatto di sottolineare l'ovvia inconsistenza scientifica; gli basta che essa sia diffusa, prenda piede nelle case, nei modi di pensare, tenda a sostituirsi alle vecchie credenze - sono entrambe inefficaci, tragicamente sciocche. Ridotto così all'osso questo primo episodio, potrebbe sembrare che Kieslowski faccia dei film a tesi. Il che in parte è vero, soprattutto in negativo. Kieslowski non accetta una qualsiasi forma, ideologica o religiosa, di riduzione e spiegazione delle cose, della storia e della vita. L'ambiguità circola sempre per il mondo; la casualità gioca con gli uomini e le loro certezze. In positivo, Kieslowski non può che avanzare una modesta proposta: solo l'accettazione della precarietà ci può garantire una qualche aleatoria felicità.
Nel primo episodio le strade di ogni fede sono dunque precluse. Kieslowski le scarta da subito, introduce il Caso ad arbitro delle vicende umane, ironizza sugli sforzi degli uomini nel costruirsi nuovi dei. Questo dell'ironia è un punto destinato a svilupparsi nel nono e nel decimo capitolo. Ma già il primo episodio si chiude in maniera beffardamente ambigua. Il padre vede recuperare dal laghetto il corpo del figlio e di un compagno. Torna all'appartamento: sullo schermo acceso del computer la formula inutile, «I'm ready». Poi va in chiesa; dietro all'altare sta il quadro della Madonna nera di Czestochowa. L'uomo rovescia l'altare contro il quadro in un gesto blasfemo. Cadono delle candele. Il volto della Madonna viene rigato dalle lacrime della cera che cola. La ribellione contro i vecchi dei dà luogo ad un imbarazzante miracolo, casuale.
Bruno Fornara, Cineforum n. 285, giugno 1989 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Krzysztof Kieslowski |
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