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Disobedience


Regia:Lelio Sebastián

Cast e credits:
Soggetto: da un romanzo di Naomi Alderman; sceneggiatura: Sebastián Lelio, Rebecca Lenkiewicz; fotografia: Danny Cohen; musiche: Matthew Herbert; montaggio: Nathan Nugent; scenografia: Sarah Finlay; costumi: Odile Dicks-Mireaux; effetti: Scott McIntyre, Ronald Grauer; interpreti: Rachel McAdams (Esti Kuperman), Rachel Weisz (Ronit Krushka), Alessandro Nivola (Dovid Kuperman), Mark Stobbart (Lev), Allan Corduner (Moshe Hartog), Nicholas Woodeson (Rabbino Goldfarb), Anton Lesser (Rav Krushka), Bernice Stegers (Fruma Hartog), Cara Horgan (Miss Scheinberg), Alexis Zegerman (Rivka), Rose Walker (Sara, Benjamin Tuttlebee (Shmuli), Liza Sadovy (Rebbetzin Goldfarb), Clara Francis (Hinda), Lia Cohen (Rina), Steve Furst (Dott. Gideon Rigler), David Fleeshman (Yosef Kirschbaum); produzione: Ed Guiney, Frida Torresblanco, Rachel Weisz per Element Pictures, Braven Films; distribuzione: Cinema di Valerio De Paolis; origine: Gran Bretagna-Irlanda-Usa, 2017; durata: 114’.

Trama:Ambientato nella comunità ebraica-ortodossa della Londra contemporanea, racconta la storia di Ronit, emancipata e anticonformista, che torna a casa per i funerali del padre. Lì troverà Esti, con cui ha avuto un amore giovanile, ora sposata con suo cugino. Tra le due donne, ben presto, si riaccende una passione proibita…

Critica (1):Da Londra a New York per una fuga nelle intenzioni senza più ritorno; di fatto duratura, per sfuggire da una prigionia di vita imposta decisamente da dettami religiosi al di sopra delle proprie possibilità.
Fino ad un ritorno non preventivato, per fare fronte, tra imbarazzo ed insicurezza, ad un lutto con veglia, a seguito della scomparsa della persona cardine di quella fuga obbligata e necessaria.
Ronit è una fotografa quarantenne bella e di fama, costretta a far ritorno nella comunità natale del proprio quartiere ebreo londinese, non appena scopre che il padre rabbino è improvvisamente mancato.
Tra loro i rapporti ridotti al minimo, anzi di più. Risultato: la figlia nemmeno sapeva che le condizioni del padre fossero peggiorate; il padre invece dichiarava in pubblico di non avere figli.
Un ritorno mesto, quello della donna, reso più duro con l'acuirsi di ricordi spiacevoli nell'animo, che maturano man mano che l’occhio ritorna sugli ambienti caratteristici di una infanzia infelice a tal punto da rendere indispensabile anni dopo una fuga senza ritorno; e l’acuirsi di quel senso di colpa che oggi la donna comprende di non essere mai riuscita davvero ad abbandonare, si trasforma in amarezza nel ricevere la conferma di come anche l’illustre genitore avesse ormai cercato in tutti i modi di dimenticarsi di lei.
Accolta dal più brillante e fedele giovane collaboratore del padre, Dovid, che si scopre sposato con la bella Esti, ragazza omosessuale che ha represso la propria condizione in nome di una religione che non tollera atteggiamenti che considera contro natura, da sempre attratta dalla bella Ronit.
Accolta in casa della coppia, Ronit finisce per divenire, pur senza volerlo scientemente, la scintilla che provoca il divampare delle fiamme.
Per troppo tempo in quella comunità si è agito troppo per rispetto dei principi, senza mai assecondare le sensazioni, gli istinti di vita, di una comunità a quanto pare popolata da persone spesso segretamente frustrate ed irrisolte.
Sebastian Lelio, regista cileno noto per Gloria (di cui sta dirigendo proprio ora remake americano con Julianne Moore), premio Oscar 2018 con il toccante Una donna fantastica, torna anche con questa sua prima avventura americana popolata di stars, ad occuparsi di istinti ingovernabili, di una etichetta che uccide ogni parvenza di umanità in nome di una dottrina, religiosa e morale, castrante e deviata che finisce per costringere le persone a simulare la propria vita, anziché viverla appieno responsabilmente e con la più adeguata coerenza.
Lelio dirige un film interessante, soffocante, che si giostra tutto attorno i tetri ambienti di una dottrina che in qualche modo predica la pace e la tolleranza, ma si contraddice istigando e giustificando comportamenti repressivi e intolleranti votati alla chiusura più implacabile e senza cuore.
Fondamentale l’alchimia contrastata e titubante che si viene a creare tra il riuscito ed erotico triangolo formato dai tre bravi e begli attori coinvolti: Rachel Weisz, splendida e sofferente, Rachel McAdams sacrificata e sacrificale, e l’ottimo Alessandro Nivola, l’allievo divenuto maestro che non può permettersi cedimenti né tantomeno tentazioni carnali che vadano oltre un matrimonio conbinato improbabile, ed inevitabilmente irrisolto.
Filmtv.it

Critica (2):Il bacio saffico tra le due Rachel (McAdams e Weisz) è al minuto 47. Poi la ricerca di un angolo, di un pertugio, dove nascondersi dagli occhi indiscreti della “loro” comunità ebraica ortodossa, dura un’altra quindicina di minuti fino a prorompere in una scena di sesso lesbico intensa, esplosione di eccitazione e ansimi, di lingue avviluppate e saliva fatta colare nella bocca della partner. La Disobbedienza di Sebastian Lelio (Disobedience sarà nelle sale italiane dal 25 ottobre 2018) è un atteggiamento anticonformista di libertà e di scelta individuale dentro l’imbalsamazione della religione e del tempo.
Un lungo e tumultuoso tunnel passionale, quadro che argina l’ebollizione delle pulsioni tra due donne mature che si incontrano dopo un amore giovanile vissuto parecchi anni prima. Il padre di Ronit (Rachel Weisz), rav di una comunità ebraico ortodossa di una città inglese muore all’improvviso mentre pronuncia un discorso in sinagoga sull’istinto e la bestialità dell’uomo.
Ronit che vive a New York, e che interpreta la parte della donna “emancipata” torna così in Europa e si riavvicina al microcosmo formalmente integrato alla società che gli sta attorno, ma radicalmente ed effettivamente isolato per abitudini e tradizioni (le donne struccate portano parrucche, indossano strati su strati di abiti per annullare ogni modalità di appariscenza). Ad accoglierla c’è il cugino Dovid (Alessandro Nivola), rabbino sposato da tempo con Esti (Rachel McAdams), ragazza amata in gioventù da Ronit. Sentimento appassionato che anche per Esti non sembra sopito, anzi, che diventa all’improvviso grimaldello carnale per far saltare restrizioni culturali e fisiche a cui continua ad essere sottoposta volontariamente Esti, come tutte le donne dell’autoisolante congregazione religiosa.
Il 44enne regista Lelio, che con il suo Una donna fantastica ha vinto l’Oscar come Miglior film straniero, costruisce un film d’atmosfera funerea, utilizzando una palette di colori grigio sbiadito fin troppo psicologicamente didascalica, ma ha il pregio di orientare il tempo del racconto per comprimere con forza il disagio delle protagoniste facendolo poi esplodere in una lunga sequenza di passionalità grazie ad una McAdams silenziosamente implorante amore, tutta primi piani con occhioni accesi e “parlanti”. Il topos della comunità ebraica ortodossa sfiora oramai il cliché del castrante babau tradizionalista nella solita vertigine etica laicità vs. religione, ma è l’originalità dell’amore lesbico in Disobedience, di questa forzuta esibizione di potere al femminile nello scardinare le ovvietà imposte, a fare cinematograficamente la differenza.
Ilfattoquotidiano.it

Critica (3):

Critica (4):
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