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Cronaca familiare


Regia:Zurlini Valerio

Cast e credits:
Soggetto:
dal romanzo omonimo di Vasco Pratolinii; sceneggiatura: Valerio Zurlini, Mario Missiroli; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia: Flavio Mogherini; musica: Goffredo Petrassi; interpreti: Marcella Valeri (Franca Pasut), Nino Fuscagni (Soldato), Miranda Campa (Padrona di casa), Marco Guglielmi (Medico di turno), Serena Vergano (La suora), Sylvie (Nonna Casati), Valeria Ciangottini (Sandra Zatti ), Salvo Randone (Sarocchi), Jacques Perrin (Lorenzo), Marcello Mastroianni (Enrico); produzione: Goffredo LMombardo per la Titanus; origine:: Italia, 1962; durata 107'.

Trama:Non ho inventato niente, ho semplicemente messo la cinepresa per strada, facendo solo attenzione che non ci fosse il sole per evitare le ombre, perché mi piaceva che tutto fosse appiattito. Il segreto del film sta solo qui, nella ricerca dei posti e nell'attesa che non ci fosse il sole per cominciare a girare. Non credo che si possa accusare il film di essere troppo colto per il fatto che i colori fanno pensare a Rosai. Io ho conosciuto Pratolini e Rosai nello stesso momento. La Firenze di Pratolini, quella di Santa Croce, dei viottoli, io l'ho subito rifiutata, perché non mi piaceva visivamente, mentre invece ho subito adorato la Firenze di Rosai, quella di piazza del Carmine, d'Oltrarno, una Firenze come si può immaginare che fosse nel Cinque-Seicento, staccata dalla modernità. Era logico quindi che io andassi verso il riferimento visivo che mi era più congeniale. La Firenze di Cronaca è completamente deserta, le strade sono vuote, non c'è mai una comparsa che passa. Come sono vuoti i paesaggi di Rosai. Ma non è che io ci abbia pensato. Infatti nel film di paesaggi rosaiani non ce n'è nemmeno uno. Però mi aveva sempre talmente colpito in Rosai il modo così commovente di vedere il paesaggio che io l'ho cercato d'istinto. E curiosamente quel paesaggio prescelto diventava un Rosai.
Valerio Zurlini

Critica (1):"[…] Già il fatto stesso che un regista si fissi su un tema come questo, anzi ci pensi per anni, lavorandoselo dentro in attesa di un produttore così estroso da lasciarglielo fare, è qualcosa che esce dall'ordinario. È un soggetto in cui non si tratta di raccontare dei fatti ma di raccontare dei rapporti; non le azioni esterne e concrete dei personaggi, che sono d'altronde in questo caso privi assolutamente per sé di evidenza motoria e di imprevisto, ma le modificazioni profonde che lentamente si producono in loro (la bellissima scena in cui Enrico, steso accanto al fratello che dorme, reprime rabbiosamente per non destarlo il suo convulso accesso di tosse, che è il primo gesto di protezione, il primo aprirsi alla coscienza delle sue responsabilità di fratello maggiore). Ora, il rapporto psicologico è, nella sua sfumata sottigliezza, l'oggetto più difficile da fotografare, non soltanto per quella parte di vacillante e di imponderabile che è sempre implicita nel flusso de sentimenti, ma perché attraverso questi rapporti si toccano stratificazioni di motivi più generali e più lontani: in questo caso, per esempio la relatività delle strutture familiari, il problema dell'adattamento sociale, la funzione degli affetti come unica realtà morale dell'uomo.
Ebbene, l'essere riuscito a tradurre questa materia in narrazione visiva, con tanta forza ed evidenza poetica, è una prova di maturità artistici che (mi sembra) pone già Zurlini tra i probabili maestri di domani. È un film potente e delicato, in cui attraverso il compatto, scolpito vigore del l'immagine vibra sempre un soffio di spirituale, aleggiante intimità, un film in cui c'è fusione perfetta tra colore e parola, tra sfondi e personaggi e dei primi basterebbe ritenere l'estrema intelligenza con la quale, nell'episodio della scampagnata pasquale della nonna coi due nipoti, sono introdotti quei tocchi sobri ed essenziali di paesaggio primaverile toscano, quasi a fare risonanza ai ricordi; e dei secondi (contro il parere corrente) proprio il personaggio di Lorenzo, il fratello minore, personaggio difficile e originalissimo che Zurlini ha dipinto, è la parola, in tutta la sua inerme, elusiva, incolpevole fragilità.
Filippo Sacchi

Critica (2):"[…] Dal punto di vista figurativo, il film appare impeccabile, perfetto: dai tempi di Senso, forse, non era uscito in Italia un film a colori così suggestivo ed esatto, così audace e, insieme, così concluso.Ma proprio nel suo solido risalto figurativo consiste, a nostro avviso, quel che diremmo un eccesso di "esteriorizzazione" nel racconto cinematografico. Che Zurlini sia caduto nel tranello sentimentale non può dirsi; anzi egli mantiene rigorosamente una posizione sobria, severa, davvero nobilissima. Eppure è chiaro, come egli stesso riconosce, che al lirismo struggente della confessione letteraria, il cineasta sostituisce "una sorta di maestà delle immagini, la quale perviene secondo noi a una sorta di "saturazione" naturalmente emotiva per lo spettatore.
Questo limite è avvertibile in maniera radicale soprattutto nella parte conclusiva, dove assistiamo alla lunghissima agonia e ai rinnovati incontri, riportandone un'impressione di stati (come se un unico dolore fosse stemperato all'infinito) e senza che l'interminabile, monocorde sequenza di addii e di lacrime possa risolversi, sul piano psicologico, nella dimensione voluta dall'autore: ossia nella tragedia del "ritardo", nel cocente rimorso di un impegno e di un amore donati "fuori tempo", nella coscienza razionale di non poter più ritrovare, perché irrimediabilmente perduta, la "pienezza" del sentimento e della vita, e quindi la felicità. Cronaca familiare è però l'esatto contrario di un film melodrammatico. Come tale, non sfiora mai la falsità e non è soltanto di un gusto sicuro e penetrante, ma anche di un pudore esemplare, di una sincera forza di commozione […].
Ugo Casiraghi

Critica (3):[...] Poetico, straziante film, nel quale le ragioni di un destino particolare si fondo­no mirabilmente con le contraddizioni e le speranze dell'umanità in generale. Le eter­ne domande metafisiche che ciascuno sa senza risposta si presentano all'epilogo nel dialogo serrato, doloroso, implacabile dei due fratelli [...]. Non era facile impresa coinvolgerci in un film tutto di scavo, di malinconia, di intimità. Valerio Zurlini c'è riuscito perché è intelligente ed onesto e perché questa era l'opera che sognava da anni. Ha scelto un colore splendido, plau­sibile ma non realistico, che conquista una sua suggestione quando ricrea con straor­dinaria felicità i muri, i cipressi; gli am­bienti dei dipinti di Ottone Rosai. [...] È senza difetti Cronaca familiare? Forse ne ha uno, nel dialogato, troppo tenue, della seconda parte. Nella prima, sinchè è di scena la nonna, tutto è perfetto, nella se­conda il motivo dell'estraneità di Lorenzo al mondo che lo circonda non è così palese e motivato come forse sembrava agli au­tori [...].
P. Bianchi

Critica (4):
Valerio Zurlini
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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